ZLATKO KAUCIC | Zlati coln 2 / Pav

Zlatko Kaucic

Splasc(h) Records - distr. IRD
2005

E’ stato davvero prolifico il 2005 per il percussionista slavo Zlatko Kaucic. Quattro dischi in varie formazioni (uno in solo), in attesa di altre due uscite, “Tolminski Punt” con Peter Brotzman e “Cerkno” con Javier Girotto e Paolino Dalla Porta.
In questa occasione ci occuperemo del secondo “Zlati Coln” (“The golden boat 2”) e di “Pav”.



Il secondo “The golden boat”, registrato dal vivo a Maribor nel 2004, nasce da una rivisitazione del primo, uscito nel 2002 e ispirato ai versi di Srecko Kosovel, poeta slavo geniale e precoce, morto giovanissimo. “The Golden Boat” prende il titolo da un libro di poesie che Kosovel avrebbe voluto scrivere e cosi’ intitolare. Zlatko, colpito profondamente dai suoi scritti, provo’ a tradurre in musica la sua visionarieta’ e la sua capacita’ di modellare le parole sui sentimenti provati, fino a deformarle e stravolgerle. Per fare questo si affido’ agli esperti e ispirati Steve Lacy e Paul McCandless.
Poi venne l’idea di far suonare “The Golden Boat” all’orchestra sinfonica di Maribor. Bruno Cesselli scrisse tutti gli arrangiamenti, ma, purtroppo, nel frattempo Steve Lacy lascio’ questo mondo.
I nuovi innesti furono Emanuele Cisi ai sassofoni, con il quale Kaucic ha poi inciso “How deep is the ocean”, e Ares Tavolazzi al contrabbasso, con il quale ha alle spalle una ventennale collaborazione.
In questo disco Kaucic racconta una storia, che passa attraverso atmosfere ora elegiache (“Alone”), ora piu’ melanconiche (“Evening Melancholy”), fino alla morte che incombe nel finale. E attraverso atmosfere marziali, come nel caso di “Karst Village”, giunge fino al free di “Nihilomelancholy in gold coffin”.
Non mancano i momenti solistici in cui il percussionista puo’ fare ampio sfoggio dei suoi “gingilli” sonori e ritmici (“My poem”).
Ci troviamo di fronte ad un bel disco, molto sentito dal leader, che e’ riuscito a trasmettere le proprie idee e sensazioni a tutti i musicisti, dai quali e’ stato ricambiato con dedizione assoluta.



Con “Pav” Kaucic ritorna alle origini. Era partito nel 1994 con “Round trip” e il cerchio si chiude con questo nuovo disco in cui e’ “one man band”.
E’un disco poetico, ironico, pieno di suoni. E’proprio la ricerca sonora, la curiosita’ del suono degli oggetti, la strada percorsa dal musicista piu’ che la ricerca ritmica o l’uso frenato della poliritmia (che pure mostra di conoscere bene in “Metal Rap” e “Drum Metamorphosis”). E per raggiungere il suo scopo ricorre non solo a percussioni varie e campanelli diversi, ma anche a pifferi di vario tipo, richiami per uccelli e alla sua stessa voce.



Zlati coln 2


Musicisti:
Zlatko Kaucic, drums, percussions
Bruno Cesselli, conductor, piano
Paul McCandless, oboe, english horn, bass clarinet, flutes
Emanuele Cisi, tenor saxophone, sopran saxophone
Ares Tavolazzi, double bass
Maja Peterneli, violin
Simon Jambrovic, violin
Muniba Busancic, violin
Teodora Garkova, viola
Tja