Si mescola di tutto un po’, tra suoni che arrivano dai nostri gloriosi anni ’90 fin dentro qualche buon retaggio classico anni ’70. Di futuro c’è pochissimo, anzi quasi niente… a dire il vero solo l’omaggio a Tenco che chiude l’ascolto sembra strizzare l’occhio a qualche scenario futuristico. Torna in scena la storia del rock toscano con gli Zero.55 che rompono anni di silenzio e riemergono dopo la scomparsa prematura del bassista e co-fondatore Marzio Bianchini. Si intitola “L’aria che tira” questo nuovo Ep che troviamo (cosa assai rara per questo formato) anche in versione fisica CD a firma della RadiciMusic Records di Arezzo.
In questo Ep ho come l’impressione che anche il suono cambi di forma e di intenzione. Come a dire We Feel Alive sta su un pianeta e Chi sono io su un altro. Cosa ne pensate?
Quando ci siamo messi a comporre i pezzi nuovi non ci siamo posti né limiti né traguardi. Abbiamo semplicemente cominciato a suonare e seguire il mood del momento, aiutati in questo da Francesco Fanciullacci, che ha “orchestrato” i suoni. Pensiamo che anche nelle diversità di suoni (nemmeno tante, però) sia ben vivo il nostro spirito musicale e il nostro voler essere liberi da confini!
Che poi restando sul suono: quanto avete post-prodotto il tutto e quanto invece ripreso e mixato live? Perché anche sotto questo punto di vista, questi due brani mi lasciano presagire due dimensioni diverse del disco…
Nessuna post-produzione. Tutto registrato rigorosamente live, sul palco e in sala di piùPOsitivo a Prato, tranne ovviamente le voci e qualche tastiera di contorno. Il tutto poi mixato in tre giorni quasi h24 dal mitico Marzio Benelli nel suo Studio EMME a Calenzano.
Parlando di come avete registrato invece la voce: dentro Flowers è quel senso “ironico” e scanzonato della melodia che vuole una voce spigolosa, fuori dall’impasto del mix, quasi fuori tono in alcuni momenti?
Le voci sono state registrate con grande attenzione all’interpretazione, perché volevamo rendere il più possibile il nostro stato d’animo. Flowers è uno dei brani che più ci piace e ci diverte molto suonarlo dal vivo. Ha un testo molto disilluso, consapevole. Forse è questo che avverti, quindi magari siamo riusciti a raggiungere il nostro scopo!
Parliamo dell’omaggio a Tenco. Avete preso quel brano e reso distopico. Azzardo: la lirica fa un passo indietro e il suono diventa l’assoluto protagonista. A voi la palla…
Tenco è per noi un colosso della musica italiana che non ha avuto il giusto risalto. Affrontare un pezzo come Un giorno dopo l’altro era una sfida non da poco, ed abbiamo deciso di destrutturare il brano e renderlo minimale, lasciando al canto il giusto spazio ma concludendo questo viaggio in maniera quasi onirica. Del resto, il testo ben si addice a chiudere un lavoro che comunque ha il focus sulla consapevolezza di sé stessi e della fragilità dell’esistenza…
Sul divano bianco in copertina: il country ed il glam che si incontrano?
La nostra idea era in realtà simboleggiare la libertà di essere ciò che si vuole essere, di vedere ciò che più si avvicina al proprio sentire, di non avere confini. E la tua considerazione ci fa molto piacere, perché significa, forse, che abbiamo centrato l’obiettivo. Poi, naturalmente, ci sta che nel nostro non breve percorso musicale determinate influenze possano emergere “a nostra insaputa”! 🙂