Il Polo della Qualita’ e’ un immenso centro polifunzionale nel bel mezzo della zona industriale di Marcianise a Caserta, una sorta di oasi nel deserto, completamente dedicato alla moda e alla gioielleria “Made in Italy”, in cui si susseguono senza interruzione di continuita’ boutique e atelier delle griffe simbolo dell’Italian Life Style.
Nella piazza interna, in cima alla passerella dove di solito sfilano gli abiti che dettano le mode del momento, sfilano per una sera le note di sax di Wayne Shorter e compagni. Un quartetto che continua a scrivere pagine di storia di musica contemporanea dense di significato e colme di immagini poetiche. Pagine di un libro iniziato molti anni fa dal leader del gruppo, quando comincio’ a sconvolgere e rivoluzionare il mondo dei suoni in collaborazione con Miles Davis. Esperienze che sfociarono poi nell’avventura con i Weather Report, fino ad arrivare ai quartetti piu’ recenti. Prima quello con Hancock e Holland, poi quello ascoltato al Polo Jazz Village con Danilo Perez e John Patitucci. E l’onnipresente e fidato Brian Blade a fungere da motore e stimolo continuo verso mondi sonori sempre nuovi e inesplorati.
Parlare dei singoli e’ davvero difficile. E’ un gruppo stellare in cui nessuno prevale sull’altro e in cui tutti sono funzionali al progetto. Non una nota sprecata, ne’ cali di tensione. L’interplay e’ mostruoso. Dovuto al lavoro svolto in questi ultimi anni, verrebbe da pensare. Se non fosse che era a questi livelli gia’ ai tempi in cui il quartetto si formo’, dando alle stampe “Footprints – Live”, registrato dal vivo durante i concerti in Francia, Spagna e Italia.
E allora c’e’ poco da fare. Quando quattro cosi’ si incontrano c’e’ solo da ascoltare, nota dopo nota, silenzio dopo silenzio. Blade procede con quello che sembra un assolo continuo, poliritmi e timbrica raffinata, fidando sul preciso timing di John Patitucci. Sono proprio questi due a dettare il ritmo, facendo crescere il gruppo nei momenti giusti, come vuole Shorter. Il sassofonista procede chiedendo la massima concentrazione dell’ascoltatore attraverso frammenti melodici, singulti cromatici, dinamiche portate all’estremo, momenti di costruzione alternati a esplosioni di magma sonoro. Il tutto sotto l'”orecchio” vigile di Danilo Perez, che crea tappeti di block cords spesso ipnotici per l’improvvisazione del leader, limitandosi a pochi interventi veramente solistici.
Il quartetto porta in scena i brani tratti per lo piu’ dal gia’ citato “Footprints – Live” del 2002 (“Go” e “Sanctuary”) e “Beyond the Sound Barrier” del 2005 (“Joy Rider” e “As far as the eye can see”) che registrano le recenti reinterpretazioni dal vivo dei pezzi storici di Shorter.
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