Si e’ chiusa il 28 giugno 2009 una delle piu’ interessanti rassegne jazz veronesi. Bellissima musica e promesse colme di energia nell’imminente futuro jazzistico.
Sorprese, inaspettato diluvio e inaspettata capacita’ di ambientamento per il pubblico del Teatro Romano e per gli stessi musicisti nella serata di chiusura del Verona Jazz 2009.
Ad aprire il concerto, un pò in ritardo per aspettare che la luna accorresse a srotolare un tappeto d’argento su cui far scivolare il sound controcorrente dei gruppi ospiti, i Milke[and]Jade guidati da Dana Leong, band leader che si esibisce con rocambolesche acrobazie sul palco in una performance degna dei migliori show man.
Certo le acrobazie fisiche con quelle sonore fanno la cifra di questo gruppo originale e talentuoso che fonde hip hop e jazz in modo creativo e passionale, elaborando una musicalita’ alternativa anche per l’uso degli strumenti di Leong, violoncello elettrico e trombone. Strumenti classici abbinati ad un rapper, Core Rhythm, che completa la graffiante scalata dalle viscere di una coscienza che sembra recalcitrare ad ogni regola precostituita, che si esprime con tonalita’ minori distorte da un apparato elettronico, quasi l’attrezzatura da guerra di Vulcano, che crea la nube piroclastica che trascina con se’ ogni intenzionalita’ uditiva. Completano la band il batterista Aviv Cohen e un esasperante tastierista, Adam Platt che, al di la’ di un’impercettibile insicurezza ritmica, inizia il quarto pezzo in scaletta duettando con la gran cassa in un attacco in controtempo profondo, drammatico e coinvolgente. Il brano poi assume le fattezze del rock piu’ estremo, ai confini col nu metal. Chiudono con un omaggio a Michael Jackson, triste, sottovoce, un addio.
Secondo set, Jason Lindner Big Band. E qui cominciano le sorprese. Neanche due note e arriva il primo vero temporale estivo di Verona, atteso da giorni e decisamente poco gradito! La band continua a suonare nonostante il pubblico in fuga, finche’ succede il miracolo. Non si sa chi e’ stato il primo, ma il pubblico rimasto invade il palcoscenico, discretamente sedendo a terra a due metri dai musicisti, che divertiti recuperano la verve e suonano straordinariamente per le bocche spalancate e riconoscenti di un variegato esercito di tenaci e avide orecchie. Qui il jazz architetta dinamiche folkloriche mescolate al funk, innovazione formale della scrittura con arrangiamenti creativi e mai scontati fino al “progressive jazz”.
I componenti della band: Jason Lindner (pianoforte, testiere) Mike Rodriguez (tromba), Duane Eubanks (tromba), Joe Fiedler (trombone), Rafi Malkiel (trombone), Yosvany Terry (sax alto, chekere), Jay Collins (sax tenore, sax soprano, flauto, voce), Jorge Contingentino (sax tenore, flauto), Chris Karlic (baritono), Omer Avital (basso), Eric McPherson (batteria).