VALENTINA GULLACE | La musica è la mia stanza segreta

Ci sono anche sfumature di Jazz in questo esordio di Valentina Gullace con la presenza del grande Fabrizio Bosso. Ed è così che il pop si contamina di eleganza e raffinatezza grazie alle pennellate del jazz. Si intitola “La mia stanza segreta” questo primo disco per un’artista poliedrica impegnata su fronti teatrali e televisivi ormai da anni. E non manca la vena artistica per la musica visto che in questo disco sa indossare con mestiere e gusto i panni di cantautrice lasciandoci anche apprezzare l’attualità e la delicata maturità di brani come “Per sempre”, unico momento piano e voce interamente suonato dalla Gullace in persona. Dunque i fronti energetici di questa bellissima anima sono diversi e concorrono a far grande una sensibilità colorata a pastello. Le tinte scure del jazz, dicevamo poi, si fanno anche goliardiche dalle parole popolari quando scorrono brani come il singolo “La responsabilità di te”. E noi sottolineiamo il tutto davvero con piacere.

 

 

 

Partiamo dal Jazz… come mai questa fortissima presenza? Cosa ti porta tra le trame del jazz?

Ascolto jazz dall’età di 13 anni, devo la mia prima educazione musicale a mio zio Giovanni che mi ha fatto ascoltare tanta buona musica! Mio padre aveva dei vinili bellissimi che facevano parte di una raccolta intitolata “I giganti del jazz”. Ero affascinata soprattutto dalla voce incantevole di Ella Fitzgerald, ma all’epoca il jazz mi sembrava qualcosa di troppo grande per me, non osavo nemmeno pensare di cantare jazz.

Successivamente, intorno ai 16 anni ho iniziato a studiare gli standards e ad ascoltare Rachelle Ferrell, che mi ha molto influenzata. Ascoltavo Michel Petrucciani, Pat Metheny, George Benson, Chet Baker, Burt Bacharach attraverso la voce di Dionne Warwick… Intorno ai 19 anni mi sono avvicinata al rock e ho fatto parte di diversi progetti tra cui una band nu metal, i Damage Done. I musical mi hanno “rapita” per gran parte della mia vita e ho ripreso a cantare jazz da alcuni anni, affrontando anche il repertorio dello swing italiano degli anni ’30 con le Sorelle Marinetti. Quattro anni fa ho messo su un progetto che si chiama “Una serata a Broadway” in cui canto un repertorio di standard jazz scritti originariamente per i musical di Broadway (Gershwin, Porter, Rogers/Hammerstein…). Nello stesso periodo ho deciso di fare un disco con i miei brani e quando ho fatto la scelta finale dei brani da includere del disco, ho rimesso mano alla struttura di alcuni di essi e ho lavorato per cercare una coerenza stilistica necessaria, visto che si trattava di composizioni scritte in epoche differenti. Ho coinvolto il pianista ed arrangiatore Seby Burgio e lui ha saputo accontentare perfettamente i miei gusti. Avevo in testa album come “Live in New York” di Gretchen Parlato, ma anche le ultime cose di Robert Glasper… il mio obiettivo era creare delle sonorità jazz contaminate con l’R’N’B e volevo che tutto fosse molto essenziale ed elegante. Amo il jazz perché mi ha permesso di riscoprire il vero suono della mia voce dopo averla usata per anni al servizio dei personaggi dei musical che ho fatto.

 

Fabrizio Bosso come special guest di questo primo disco. Come a dire: iniziare col botto. Come lo hai intercettato?

Seguo Fabrizio Bosso da diversi anni e ho sempre apprezzato molto la sua versatilità e il suo inconfondibile fraseggio. Tre anni fa mi fu presentato durante una serata di un amico comune ma ricordo di non essere riuscita a dirgli molto: ero paralizzata dall’emozione. Qualche tempo dopo sono andata ad un suo concerto e di nuovo sono riuscita a dirgli solo due frasi. Quando poi ho iniziato a lavorare agli arrangiamenti del mio disco insieme a Seby Burgio ho espresso il desiderio di ospitare Bosso sul disco e proprio grazie a Seby, che ci ha lavorato diverse volte, ho trovato il coraggio di chiedergli una collaborazione… con somma gioia lui ha accettato! È un musicista eccelso e una persona generosa e disponibile, un grande! Il 10 dicembre scorso ho presentato il mio disco alla Casa del Jazz a Roma e ho avuto la gioia di condividere il palco con lui… un vero onore!

 

La tua carriera è piena di tv, musical, teatro e altro ancora… come e cosa ti porta a fare la cantautrice?

Ho iniziato a scrivere canzoni all’età di 17 anni ma l’ho sempre fatto solo per me stessa, senza mai pensare di rivolgermi ad un pubblico. Ho continuato a comporre per anni ed anni mentre ufficialmente mi dedicavo solo ai musical girando i teatri di tutta Italia con titoli come “Jesus Christ Superstar”, “Frankenstein Junior”, “High School Musical”, “La febbre del sabato sera”…

Pochi anni fa ho sentito che era arrivato il momento di ammettere a me stessa il bisogno di fare la cantautrice. Così ho messo mano alle mie composizioni più significative scegliendone 11 e le ho inserite in un disco che è uscito il 27 settembre scorso e che si intitola “La mia stanza segreta”.

Questo disco nasce da un mio reale bisogno di esprimermi e di condividere le tante consapevolezze conquistate durante questi anni. Per me scrivere canzoni è sempre stato un modo per esorcizzare le paure e i sentimenti più faticosi da gestire e confesso che espormi così tanto al punto di pubblicare un disco mi ha messa molto in crisi. La cosa meravigliosa della musica è però la condivisione, la possibilità di stimolare riflessioni e di creare connessioni con tante persone. Nei testi parlo della mia vita vera, non saprei fare altrimenti. Sicuramente uno dei temi a me più cari è la ricerca della propria vera essenza, l’aderenza fra chi realmente siamo e quello che facciamo nella nostra vita. La ricerca della verità, della propria verità… per questo ho messo giù la maschera e mi sono spogliata di ogni ipocrisia.

Che poi, sempre parlando di questo, sono radici della tua fanciullezza… nel disco anche un brano che hai scritto anni fa. Quindi perché solo ora esce allo scoperto questo lato di te?

Tutti i brani del disco sono stati scritti in epoche diverse della mia vita, tranne “Signs”, che risale a 1 anno fa circa. Il brano più antico del mio disco è “Per sempre”, che ho scritto 8 anni fa e che ho voluto incidere accompagnandomi da sola al pianoforte. Io mi sono sempre sentita una cantautrice che non aveva il coraggio di fare la cantautrice… finalmente questa parte di me è uscita allo scoperto perché sento di avere la forza e le spalle abbastanza larghe per espormi così tanto, consapevole di non poter piacere a tutti, ma serena per aver fatto qualcosa che mi rappresenta in pieno, nel bene e nel male.

 

Bellissima la foto di copertina. Secondo me c’è altro oltre l’estetica di una bellissima donna in posa… anche questo nero che un po’ si scontra con il sole che troviamo dentro le canzoni…

La foto è stata scattata dalla bravissima Laura Sbarbori, con cui collaboro ormai da un paio d’anni. L’abito, invece, mi è stato prestato dall’Atelier Persechino, che mi veste da qualche tempo. Desideravo che la copertina del mio disco fosse come un’opera d’arte, un’immagine raffinata ed elegante e quasi fiabesca. Trovo che il nero valorizzi maggiormente i colori dello scatto e così come nei miei testi c’è spesso la positività e la speranza, c’è anche il “blues” inteso come la malinconia, il tormento…

 

Dunque oggi, dopo questa grande esperienza… tornerai al teatro, alla televisione, ai musical, o al jazz?

Io amo fare tutte queste cose, sono il mio mestiere e la mia vita, quindi non c’è una cosa in particolare che farò da ora in poi. Attualmente sono in tour col musical The Full Monty, accanto a Paolo Conticini e Luca Ward, ho appena presentato il mio disco con un concerto alla Casa del Jazz, continuo a promuovere la mia musica e sto organizzando un tour di presentazione del disco in tutta Italia per la primavera/estate. Riprenderò presto anche a fare i miei amati concerti swing e se dovesse ripresentarsi l’occasione di fare ancora tv ne sarò felice. La cosa importante per me è potermi esprimere e mettermi alla prova, conoscere nuove cose, collaborare con artisti che possano insegnarmi ad essere migliore…