UMBRIA JAZZ | Paolo Conte, Joe Bonamassa, Kenny Barron e Samara Joy per il gran finale

foto di Riccardo Galeota

Venerdì 14 luglio ci invita a partecipare ad uno splendido concerto alla Sala Podiani, MixMonk, che riunisce – per questo riuscito ed apprezzato omaggio all’arte di Thelonious Monk – un trio di musicisti d’eccezione. I Belgi Bram De Looze al pianoforte e Robin Verheyen al sax tenore, insieme al batterista Joey Baron danno vita ad una performance di gran classe. Questo progetto musicale, commissionato loro nel 2017 in occasione delle celebrazioni per il centenario dalla nascita di Monk, avrebbe dovuto essere un evento unico. Visto il grande successo ottenuto in quella occasione, nacque l’idea di strutturare un vero e proprio tour e venne inciso un omonimo disco nel quale, pur conservando l’iniziale ispirazione Monkiana, i musicisti diedero prova della loro originalità e libertà, per un risultato vincente, così come accaduto anche nella brillante performance odierna.

Alle 14,30 facciamo una incursione ai Giardini Carducci per applaudire Mitch Woods, un veterano di Umbria Jazz. Simpatico e coinvolgente, il pianista americano si esibisce in solo e con la sua voce non manca di trascinare il pubblico che interagisce con lui, cantando, ballando e battendo le mani a ritmo. Il suo vasto e popolare repertorio spazia dal jive al blues, passando per il boogie ed il rock’n’roll.

Velocemente, incediamo verso la Sala Podiani per applaudire We Like It Hot: Vanessa Tagliabue Yorke alla voce, Mauro Ottolini al trombone, Francesco Bearzatti al clarinetto e Giulio Scaramella al pianoforte offrono un elegante excursus tra i brani del raffinato jazz degli anni Venti quando, in America, erano alla ribalta le grandi orchestre swing come quella di Jean Goldkette.

Alle 18 raggiungiamo i Funk Off che si esibiscono sul Corso Vannucci: un folto pubblico li applaude mentre alternano in repertorio brani vecchi e nuovi, come Things Change, Yin & Yang, To Bits, Living Off, Growin’ Up, The Encore, Hippo Trippo e l’immancabile classico Uh Yeah!, durante il quale si balla piacevolmente con loro, muovendo le mani in alto a ritmo di musica.

Alle 21.30 torniamo ai Giardini Carducci, dove andiamo a divertirci con il ritmo e l’allegria di Ray Gelato & The Giants. Ironico e trascinante, il sassofonista inglese è stato spesso protagonista sui palchi di UJ. Ray Gelato propone un repertorio di musica spensierata, in auge negli anni ‘50 e ‘60: il suo approccio con il pubblico e la sua formula sono vincenti, tanto che le sue performance sono sempre seguite con grande coinvolgimento e partecipazione.

Alle 23.30 siamo in una gremita Piazza IV Novembre per il primo concerto on stage dei Funk Off: grande attesa ed entusiasmo per la band del Funk Made In Vicchio – capitanata da Dario Cecchini – che letteralmente infiamma la piazza di un pubblico che ‘balla’ a ritmo di musica.

La ricca scaletta prevede diversi brani tratti dai loro dieci lavori discografici, alcuni dei quali vengono quasi esclusivamente eseguiti durante le esibizioni su palco come Funky Fonchi, Aow, Phsychedelic Diminished Funk e Jimi’s Legacy.

Al termine dello show ci rechiamo ancora ai Giardini Carducci dove si sta esibendo J.P. Bimeni con i The Black Belts. Bimeni, originario del Burundi, ha iniziato la sua carriera musicale in Inghilterra, dove si trasferì dopo che lo stato africano in cui risiedeva, dopo guerre tribali e colpi di stato, divenne Repubblica. La sua anima soul trova il suo connubio perfetto in Spagna, dove incontra i The Black Belts, con i quali propone il suo repertorio che va dalla Psichedelia all’Afro Funk.

 

Sabato 15 ci fa dirigere alla Sala Podiani dove, alle ore 12 e 15.30, va in scena Marc Ribot per un doppio concerto sold out  di chitarra solistica. Ribot è, a giusta ragione, riconosciuto universalmente come uno dei più originali e creativi chitarristi delle scena jazz contemporanea.

I suoi spettacolari virtuosismi, nonché la sua eccezionale bravura fanno sì che il pubblico resti letteralmente rapito per ben 35 minuti, quando finalmente può scattare, dopo un susseguirsi continuo di brani, il nostro fragoroso applauso. Grandioso.

Alle 17 ci rechiamo al Teatro Morlacchi, dove si esibisce il Kenny Barron Trio di cui apprezziamo lo straordinario interplay e la capacità di muoversi con grande padronanza in ogni ambito del jazz contemporaneo. Barron al pianoforte, Kiyoshi Kitagawa al contrabbasso e Savannah Harris alla batteria ci offrono un repertorio che dá occasione non solo di sfoggiare la loro grande cultura jazzistica, ma anche di apprezzarne la qualità del suono, del senso del tempo e del fraseggio musicale. Barron, amante della bossa nova, che si affaccia volentieri al bebop moderno ed al jazz modale, mostra la sua grande libertà armonica rispetto agli artisti della tradizione. Strepitosi.

Giusto il tempo per un po’ di meritato relax e ci troviamo all’Arena Santa Giuliana dove, alle 21, di fronte ad una platea sold out, si esibisce Paolo Conte. La classe e lo charme dell’avvocato del jazz e della preziosa orchestra che lo accompagna sono subito ben chiare agli occhi – e soprattutto alle orecchie – degli entusiasti spettatori presenti in una arena sold out.

ph Andrea Adriani

La scaletta si apre con la leggendaria Aguaplano, seguita dalla tanto acclamata Sotto le stelle del jazz.
Si continua con l’allegro incedere di Come di e con la più pacata Alle prese con una verde milonga.
Ed ancora si susseguono Ratafià, Recitando, Uomo camion e La Frase. Applausi a scena aperta si alternano ad emozionanti silenzi, che sottolineano come il pubblico partecipi al mood intimistico e di classe del concerto per poterne meglio cogliere ogni pausa, ogni parola.

Conte accenna piccoli inchini di ringraziamento col capo e sorrisi, mentre con grande generosità presenta, uno ad uno, gli eccezionali musicisti che da sempre lo accompagnano sul palco.

Ecco, dunque, un breve intervallo di 15 minuti, che dá anche agli spettatori l’opportunità di alzarsi e bere qualcosa, visto anche il gran caldo di questi ultimi giorni.

Riecco l’Avvocato approssimarsi sulla scena: alternando momenti al pianoforte ed altri al solo microfono, intona Dancing, continua con la sempre emozionante Gioco d’azzardo, Gli impermeabili, Madeleine, l’orecchiabile ed universalmente conosciuta Via con me, acclamata all’unisono dal pubblico ormai in visibilio.

ph Andrea Adriani

La splendida Max ci introduce poi all’impareggiabile Diavolo Rosso, dalla durata di 16 minuti, durante il quale i vari musicisti danno il meglio di sé con dei soli da togliere letteralmente il fiato.
Si chiude con Le chic et le charme: applausi fragorosi richiamano l’Avvocato Conte sul palco e ci saluta – stavolta definitivamente – con una versione speedy di Via con me, mentre il pubblico, in standing ovation, corre davanti al palco per tributare il proprio omaggio a questo grande mito della canzone d’autore italiana. Unico.

Al Teatro Morlacchi si tiene in contemporanea un altro concerto imperdibile, “Four”: il grande Bill Frisell alla chitarra, il prezioso Gerald Clayton al pianoforte, Gregory Tardy al sassofono e Jonathan Blake alla batteria. Un quartetto di veri fuoriclasse del jazz per un concerto strepitoso.

A mezzanotte e mezza ci rechiamo a Piazza IV novembre per un appuntamento imperdibile perché celebra, allo stesso tempo, i 50 anni di Umbria Jazz, i 25 anni dei Funk Off ed i 20 anni di collaborazione tra UJ ed i FO.

I Funk Off ospitano la cantante Nadyne Rush, dalla versatile vocalità e propongono con grande energia vari brani del loro vasto repertorio: Them & Us, Inner City Souls, Women And Money, Yin & Yang, Cannonball Answers.

La piazza esplode con Uh,Yeah e con il grandissimo finale a suon della sempre travolgente I Wanna To Get Funky Now.

Torta di rito e presenza dello Staff di Umbria Jazz al completo sul palco concludono questa bella festa: applausi e ovazioni per gli organizzatori del Festival come il Patron del festival Carlo Pagnotta ed i suoi pluriennali collaboratori, ma anche per i tecnici di palco, del suono e delle luci, senza il cui apporto non potremmo godere degli spettacoli così come di fatto accade.

 

Domenica 16, ultima giornata di festival…accantoniamo subito la nascente malinconia e ci rechiamo alla marciante dei Funk Off. Freschi e pimpanti, nonostante avessero suonato e festeggiato fino a tardi la sera precedente, raccolgono sempre grandi e meritati consensi di pubblico intorno a loro.

Alle 16.15 ci rechiamo al Museo di Palazzo Baldeschi al Corso, per un concerto davvero speciale.

Dario Cecchini, band leader dei Funk Off, con il suo sax baritono ci accompagna in musica alla scoperta del Museo con i suoi “Echoes”: mentre suona, si sposta infatti attraverso le varie sale museali, consentendoci di ammirare capolavori pittorici e scultorei sotto una luce diversa, quella delle note.

Cecchini presenta il suo elegante progetto solista che rispecchia la sua anima più intimistica, con sonorità ben diverse rispetto a quelle più spensierate dei Funk Off a cui il grande pubblico di UJ è generalmente abituato. Bravissimo.

Alle 17 appuntamento per l’ultimo concerto che si tiene al Teatro Morlacchi per questa edizione del festival: la potente e versatile voce della giovanissima quanto talentuosa Samara Joy ci attende.

Vincitrice nel 2019 alla Sarah Vaughan International Jazz Vocal Competition, la Joy ha “bruciato le tappe” con la sua sconfinata bravura, vincendo anche il Grammy Award 2023 come migliore nuova artista dell’anno.

Molto empatica nei confronti del pubblico, la Joy – accompagnata da Luther Allison al piano, Michael Migliore al contrabbasso e Evan Sherman alla batteria – tiene il palco da vera professionista e ci regala un concerto strepitoso, sottolineato da fragorosi applausi e ripetute standing ovation, fino ai ben 4 bis finali.

Alle 21 ci rechiamo alla sold-out Arena Santa Giuliana per apprezzare la bravura e la grinta del chitarrista Joe Bonamassa. Il concerto ci coinvolge in un avvincente viaggio nella storia del rock e del blues americano e ci fa conoscere un artista generoso non soltanto nei confronti del suo affezionato pubblico di fan – presenti in gran numero – ma anche nei confronti dei colleghi musicisti: non manca infatti di far tributare una standing ovation al veterano della tastiera Reese Wynans, presenza costante ad UJ al fianco dei più grandi nomi del jazz internazionale.

Bonamassa introduce inoltre Josh Smith, non mancando di sottolineare che è lui, Smith, il miglior chitarrista presente sul palco: che vero grande Artista!

Le luci dell’Arena si spengono ed inizia lo smontaggio del palco…per fortuna, accanto al main stage, lo Stage Restaurant è ancora attivo e possiamo fermarci ad ascoltare ancora una volta le splendide voci dei The New Orleans Mystics, vestiti con scintillanti giacche nero e oro, con scarpe Swarovski per chiudere ‘brillantemente’ questa splendida edizione del 50 compleanno di Umbria Jazz.

Grazie, Umbria Jazz e tantissimi auguri! Per altri 50 anni…and beyond!