Sabato 14 luglio, secondo giorno di festival.
Una giornata calda, non solo dal punto di vista meteo, ma anche da quello musicale.
Facendo due passi per il Corso Vannucci, ci imbattiamo negli Accordi Disaccordi, straordinario trio dal repertorio originale di gitan jazz. Alessandro Di Virgilio alla chitarra solista, Dario Berlucchi alla chitarra ritmica ed Elia Lasorsa al contrabbasso sono un concentrato di arte ed originalità al massimo livello: come non fermarsi ad applaudirli?
Appuntamento quindi con la marciante mattutina dei Funk Off, che percorrono il corso Vannucci fino a piazza IV Novembre, proponendo i loro successi vecchi e nuovi: da Things Change a The Funkin’ Been, da Waking up at UJ ad un brano ancora inedito, salutato con grande entusiasmo dal folto pubblico presente.
Dopo un break mangereccio, eccoci nei Giardini Carducci, dove si esibisce la Bob Malone Band. Malone, pianista, cantante ed autore, è un vero frontman ed intrattiene brillantemente il pubblico.
Milita nel gruppo di John Fogerty con cui, durante un concerto all’Hyde Park di New York, ha suonato davanti a 75 mila persone, con uno special guest: Bruce Springsteen.
Propone un rock blues tipicamente americano, dai suoni profondi e viscerali, che trovano la massima espressione proprio durante i concerti dal vivo.
Alle ore 17,00 si esibisce al Teatro Morlacchi il Paolo Fresu Devil Quartet: Fresu alla tromba ed al flicorno, Paolino Della Porta al contrabbasso, Bebo Ferra alla chitarra acustica e Stefano Bagnoli alla batteria.
Presentano “Carpe diem”, il loro ultimo lavoro discografico, totalmente acustico.
Il primo brano è eseguito in una suggestiva penombra: In Minore, composto da Fresu.
Segue Un tema per Roma, sempre scritto da Fresu.
Fresu racconta che il quartetto esiste da 14 anni e c’è per la voglia di Fresu di suonare con Bebo Ferra, che viveva a Cagliari e suonava la chitarra acustica divinamente. Poiché il quartetto come idea nasceva elettrico, Bebo ha dovuto imparare a suonare la chitarra elettrica. Ora, invece, sono tornati all’acustico.
Divertente l’aneddoto della freccia della Sardegna, che era la 128 rossa di Fresu con cui all’ epoca, si spostava per suonare con gli altri jazzisti.
Ed ecco una ballata di Paolino della Porta, Secret Love.
Propongono, tra le altre, un omaggio sentito a Giulio Libano, trombettista e grande arrangiatore, che ha collaborato con Mina e Celentano. Il brano, splendido e toccante, è stato scritto da Stefano Bagnoli. Li ha subito colpiti per la sua intensità e lo hanno dedicato a lui, recentemente scomparso l’anno scorso.
Molto intenso è il contrabasso solo di Paolino della Porta.
Chiudono con Carpe Diem, brano che dà il titolo all’album, di Bebo Ferra.
Alle ore 21,00, l’Arena Santa Giuliana accoglie “Refavela 40”, la prima delle Brazilian Night in programma per questa edizione.
Gilberto Gil torna a Perugia in occasione del quarantesimo anniversario dall’uscita del suo disco Refavela, inciso nel 1977.
Introdotta dalla voce di Nick The Nightfly, questa eccezionale band dai colori brasiliani è composta da musicisti e cantanti carioca, con ospite la nostra brava Chiara Civello, che si esibisce magistralmente, cantando in portoghese.
Gilberto Gil è un vero trascinatore: parla, snocciolando simpatici aneddoti, suona la chitarra, canta e ci presenta due generazioni della sua famiglia, presenti sul palco: figlia e nipote infatti, sono due delle vocalist del gruppo.
L’ entusiasmo è al massimo, in platea molte persone si alzano dal proprio posto e ballano spensierate ai lati dell’Arena.
Cambio palco, ed ecco Margareth Menezes, affascinante stella della musica brasiliana.
Autrice, cantante, danzatrice ed attrice, propone un repertorio di axe’, samba e MPB, misto a pop, rock, funk ed afrobeat.
E l’Arena continua a ballare!
Torniamo al teatro Morlacchi per un ‘round midnight molto speciale: i Take Six, fantastici vocalist americani, rendono omaggio al repertorio di Al Jarreau, con il quale hanno collaborato.
L’atmosfera è resa magica dal loro variegato e sopraffino repertorio, che spazia dal gospel al soul, passando per lo swing.
Propongono, tra gli altri, un brano dei Beatles, arrangiato da loro e dagli Earth Wind & Fire.
Ed ancora, Seven steps to Heaven di Miles Davis.
Ci raccontano quindi che “Iconic” è il loro nuovo progetto discografico, disponibile su ITunes.
Eccezionale la loro Stand By Me, cantata a due voci con il pubblico, che accompagna il ritmo battendo le mani o schioccando le dita a tempo.
Commovente ed attuale la loro riflessione: “Siamo tutti parte della stessa razza, perché siamo esseri umani; siamo tutti stati generati dalla famiglia di Dio, dunque siamo tutti fratelli e sorelle”. Ci dedicano quindi il brano Family Of God.
Uno solo dei Take Six, sedendosi al piano, canta quindi una canzone per ringraziare per le belle esperienze ed incontri che questo lavoro regala. Per loro, incontrare e poter suonare con Al Jarreau e Quincy Jones, due vere leggende, è stato uno di questi regali.
Ma sono anche grati per questa partecipazione ad UJ18 e dunque ci dice “grazie” cantando questo toccante ed intimistico brano, intitolato semplicemente Thank You.
Spettacolare e ritmato l’omaggio a due voci a Michael Jackson, in cui propongono una serie di frammenti dei suoi brani più famosi.
Meravigliosa ed intimistica Overjoyed di Stevie Wonder.
Una coinvolgente Stayin’ alive dei Bee Gees chiude il concerto.
Il pubblico, calorosissimo, li chiama nuovamente sul palco: sono circa le 2,00 di notte, quando ci regalano una bellissima Alleluiah! a cappella e cantata senza microfoni.
Un concerto veramente del cuore.
Photo by Mario Catuogno SPECTRAFOTO