TUCANO | Rap di ghetto, di quartiere, di normalità

Ci salta alla mente subito questo sottile modo di fare che è un po’ scanzonato, un po’ goliardico… ma è anche periferico, italiano di ispirazione ma americano nelle impressioni del primo ascolto… un flow che si prende gioco del ritmo e della società bigotta, un suono che non ha arroganze estetiche ma neanche ci sta ai soliti rimaneggiamenti facili da plug-in. E se l’anima, il flow come la lirica, è farina di Tucano, questa estetica del suono è firmata da Hey Max che sigla dunque la produzione di questo nuovo disco del rapper romano dal titolo “Stranormale”. Artista di confine e di margini Tucano, artista che potenzia il quotidiano per portarlo verso eccessi, verso ridondanze di stile, verso “inutili” eccentricità. Inutili per chi le vedrà solo come figure estetiche da corredo. Perché siamo di fronte alla solita storia: dietro la scena c’è tanto altro che spesso non siamo più capaci di vedere. E sottilmente (ma neanche tanto) Tucano chiede anche di essere salvato da questa superficiale (ma pur sempre comoda) “normalità”. Un disco di allegorie… e come tale va sentito pescando dal proprio vissuto le tante chiavi di lettura possibili. Basta non adagiarsi alla “normalità”…

 

 

Un suono americano… l’ho letto in diversi articoli sulla critica che ha ricevuto questo disco e mi accodo. Eminem su tutti… con tutte le virgolette del caso. Sbaglio?

Sono più legato al Rap Italiano che non a quello Americano, forse perché amo l’originalità e la genuinità delle cose.

Il sound è sicuramente internazionale grazie ad Hey Max, in stretta collaborazione con diversi artisti di Los Angeles se pur giovanissimo, ma le tematiche, il flow, la voce e il rap che porto è tutta farina del mio sacco.

Eppure, sperando di non andare troppo fuori, io avrei pensato alla Francia sai? Cosa mi dici?

La batteria dell’EP e dei brani a cui sto lavorando hanno molto quel sound francese che ascolto, ma le tematiche e l’attitudine è una cosa molto personale che penso non debba prendere ispirazione fuori da se stessi.

Un disco di “organi caldi”, un disco caldo, un disco che sicuramente non ci sta ad essere educato… ma che in tutto questo non si sporca mai le mani, non trovi?

Mi piace questa affermazione. Trovo che una frase giusta e riflessiva possa cambiare le cose e far riflettere l’ascoltatore, al contrario di parolacce e insulti gratuiti fini a se stessi.

È un progetto che se pur intimo mantiene un linguaggio ed un sound universale che spero possa arrivare.

Bellissima la copertina, forse il momento più sociale del disco…

Grazie, è anch’essa una mia idea disegnata graficamente dal producer Hey Max, il quale pilota la mia testa-astronave, traccia dopo traccia, da un’avventura all’altra.

Secondo te, dunque, la normalità è sotto controllo? La vera normalità sarebbe quella istintiva?

L’arte è viscerale. Tutto ciò che è progettato è freddo e non traspira emozioni, dunque direi di sì, la vera normalità è istintiva.

E quanto c’è di istintivo e umano in questo suono digitale che si appoggia su stilemi ben frequentati dalla tradizione?

Seppur “stranormali” le canzoni contenute nel mio EP suonano molto contemporanee per poter arrivare a più ragazzi e ragazze possibili, ed essendo nato e cresciuto con l’elettronica per me è stato tutto quanto molto naturale ed istintivo rapparci sopra.