TRONDHEIM  VOICES | Folklore

TRONDHEIM  VOICES
Folklore
Hubro music HUBRO CD 2633
2021

Non potremmo certo tacciare di pletorico l’apparato di presentazione del presente album, che trova il proprio nucleo creativo nel porre la peculiare fisionomia del rodato collettivo femminile Trondheim Voices al servizio di composizioni di due affermatissime personalità della scena ‘avant’ norvegese.

Parlando dunque di Ståle Storløkken e Helge Sten, li troviamo andando a ritroso di almeno un decennio quali due terzi organici della formazione Chiaroscuro (allora completata da Arve Henriksen) ma poi individualmente progrediti entro una serialità non circoscritta anzi ben eterogenea, incessata fino ad oggi e qui espressa in tredici misure in cui ulteriormente si disvela il fascino spettacolare dell’agguerrito ensemble vocale nordico.

Nello specifico caso di Storløkken non è una novità assoluta una tale interazione, ma notevole impegno e motivazione si sono manifestati anche nel caso di Sten, prodigo di considerazioni e premesse introduttive.

“Le tradizioni folkloristiche spesso evocano un paesaggio astratto, esoterico e mentale, che apre un ampio spazio per la composizione della musica. Se l’idea iniziale era di lavorare pesantemente con la tecnologia di elaborazione del suono digitale, concentrandosi sulla voce umana, precocemente ha iniziato invece a prendere forma un’idea quasi opposta: essendo compositori e artisti ampiamente investiti sulla tecnologia, sembrava più intrigante esplorare le idee nel direzione di tradizioni più elementari e primitive, in cui la voce umana è sempre stata centrale nel linguaggio e nella musica. Ma un altro aspetto interessante di questa scelta come base per il nostro lavoro è stato che ci ha fatto lentamente reintrodurre parte della tecnologia che inizialmente avevamo rifiutato e ha contribuito a rendere il pezzo complessivo molto più integrato di quanto avessimo previsto.  È un fatto, che scegliamo di ignorare i potenti strumenti offerti dalle tradizioni esoteriche folkloristiche; e queste tradizioni spesso collegano la natura, la società, i rituali e l’esoterismo in immagini potenti che spesso mancano nella società guidata dalla tecnologia di oggi”, ancora secondo il co-autore Helge Sten, che sottolinea come il concetto del “folklore” del titolo sia un termine e valore condivisibile praticamente da ogni gruppo di popolazione e cultura comune.

Tali premesse concettuali vengono investite entro un programma spettacolare di astratta connotazione, coerente con il continuum dell’animato ensemble di voci in rosa, che qui in parte depone la propensione “cyber-canora” che aveva caratterizzato il precedente “Rooms & Rituals” (in cui le singole vocalità venivano giocate sull’impiego di ‘Maccatrols’ (peculiari devices di ingegneria sonora che in tempo reale implementano il carattere e la timbrica di ogni singola voce performante), ma sempre confermando la poliedrica fisionomia, segnata da alternanza di coralità e plastico interplay, in una peculiare identità che non manca di provvedersi di un pittoresco apparato coreografico in sede di palcoscenico.

Quanto allo spirito e ai ‘segni’ della performance, non appare tanto rappresentata la dimensione ‘acquea’ più comunemente (o banalmente) attribuita al femmineo e alle sue implicazioni, quanto piuttosto valenze d’aria e terra, stanti la linearità prevalente delle traiettorie e la ritmica pulsazione che animano e tratteggiano i materiali, già a partire dall’iterativa e non poco evocativa Chant for the Multipresence, polivalente nel titolo e di virtuosismo atipico ma soprattutto condiviso.

L’atmosfera d’insieme s’affranca in apparenza dal ritmo e si fa dichiaratamente più eterea e di sottile stratificazione del respiro vocale in Ascend, precedendo la palese ispirazione dalla arcaica sacralità ripresa alquanto letteralmente in Facing the Outerworld; s’avvicenda quindi una triplice sequenza di passaggi denominati Aether, collocando ad intro Aether III (che sarà quindi riproposto in forma omonima a metà e alla fine del programma).

Di lirismo pre-classico la composta declamazione in Descend, preludente alla ritmicità organica di Choral, introducendo più esplicito artificio di sound nell’animata e sensuale Illumination II (che ritroverà più avanti la omonima controparte); stati onirici e generativo clima notturno nella cangiante Counter-Earth, e curioso titolo da ora a corpo libero in All Stand, Head Erect, Eyes Open (in realtà breve e pre-conclusivo interludio affidato a vibranti campanellini microtonali), approssimandosi all’epilogo nell’esposizione tonica e nella vocalità compatta della concisa Facing the Interworld.

Che, nella fruizione dell’ascolto,  a diversi tipi di uditorio i materiali possano palesare un carattere non del tutto alieno, ciò potrà trovare motivazioni nel dato che da un tale mitologico ed ancestrale milieu (all’incirca il “folklore” di riferimento) abbiano già tratto spunto, almeno stilisticamente, un’autentica congerie di artisti musicali, dai medievalisti Sequentia agli incantatori dark-world Dead Can Dance; permangono comunque personali la formula e la griffe del composito ensemble, che ritrova punti di forza e valore, più che nell’implementazione di segni, segnatamente nel colorismo calibrato, nelle geometrie viventi, nel feeling transitivo.

 

Musicisti:

Ståle Storløkken, Helge Sten, composizioni

Trondheim Voices:
Sissel Vera Pettersen, direttore artistico
Anita Kaasbøll
Tone Åse
Ingrid Lode
Torunn Sævik
Kari Eskild Havenstrøm
Heidi Skjerve
Siri Gjære
Natali Abrahamsen Garner, voci, percussioni

Tracklist:

01. Chant for the Multipresence 06:04
02. Ascend 03:29
03. Facing the Outerworld 05:24
04. Aether III 04:44
05. Descend 03:11
06. Choral 05:20
07. Aether I 02:03
08. Illumination II 03:53
09. Counter-Earth 04:35
10. Illumination I 07:19
11. All Stand, Head Erect, Eyes Open 01:58
12. Facing the Interworld 02:35
13. Aether II 02:48

Link:

Trondheim Voices

Hubro Music