Un disco che ormai non è più fresco di pubblicazione me che torna sempre attuale e di cui vorremmo parlare. Un disco impegnativo per il tempo di oggi che ci vede continuamente immersi nel tutto e subito di una liquidità pazzesca, foriera spesso di superficialità e mala informazione. Vi presentiamo un disco che, come molti ma sempre troppo pochi, pretende attenzione e tempo: tempo da dedicare al silenzio, alla comprensione, all’assimilazione. Pianista ma soprattutto compositore, Tiziano Albanese pubblica un lungometraggio in musica che ci dà conto della vita terrena di Francesco d’Assisi, di carne e di ossa. Non il Santo ma l’uomo. Si intitola “Francesco, storia di un uomo” edito da RAI COM, un lavoro d’orchestra e di pianoforte, di momenti corali e di riflessioni visionarie. Il linguaggio colto incontra il pop in una scrittura che cerca di avvicinare due mondi fin troppo ghettizzati, mai in condivisione se non in qualche rarissimo esempio che ha impiegato poco a scadere di qualità. Troviamo 14 scritture di cui riconosciamo sicuramente la chiusa con l’opera maestosa che è il “Cantico delle Creature”. La vita, la malattia, il rapporto controverso con il padre, la giovinezza… la storia di un uomo attraverso un disco che mai per una volta ha il potere di mostrare immagini attraverso il raffinato ricamo della scrittura musicale.
Vorrei puntare l’attenzione innanzitutto sulle orchestrazioni e su alcuni suoni di pianoforte. Non mi viene da pensare ad un approccio purista e didattico vero?
Assolutamente no. Le alternanze tra pianoforte e orchestra sono frutto di tante ipotesi. Nulla lasciato al caso. Dietro un’apparente semplicità ci sono scelte ben precise al servizio della narrazione.
Anche la scrittura cerca di fare da ponte di contatto tra la cultura pop e quella prettamente classica. Secondo lei è riuscito nell’impresa? È possibile quindi coniugare due mondi così lontani tra loro? Oppure tutto è molto più vicino di quello che sembra?
Tutto è molto più vicino di quello che sembra, la musica che oggi definiamo classica, ai suoi tempi, aveva un ruolo decisamente simile a quello che riveste oggi la cultura pop. Mozart e anche i suoi predecessori, durante i loro concerti, improvvisavano oltre le note scritte come gli attuali jazzisti. Per me la musica è “una”, come “una” è la razza umana, che può esprimersi e comunicare in tante lingue diverse tra loro.
Se sono riuscito nell’impresa… l’ultima parola spetta agli ascoltatori.
La spiritualità ovviamente protagonista nella vita di quest’uomo, come ha contaminato la scrittura di questo disco?
Ne ha suggerito l’utilizzo di più linguaggi diversi, cercando di essere di facile fruizione ma senza cadere in trame scontate.
E se parlassimo di Jazz? Altra faccia della musica colta… non ha pensato di tinteggiare la facciata anche con richiami a questo tipo di scenario musicale?
Certamente. Ogni brano del disco contiene un avvicinamento o un ponte verso un genere musicale. Tutti i brani sono da considerarsi strutture aperte come le pagine del jazz. In particolare nei brani “La Regola” e nel “Cantico delle Creature” sono presenti improvvisazioni di vibrafono e pianoforte, “Vocazione” è un valzer swingato, ma forse “Ritratto” per pianoforte solo, a modo suo, è il più vicino al mondo del jazz.
Per chiudere: nell’immenso scenario mediatico pop da cui siamo letteralmente invasi, un disco come il suo come pensa di rapportarsi a tutto questo?
Un disco come questo diventa una “provocazione” discografica, c’è poco spazio per musica di questo genere in Italia, ed ecco quindi la necessità di dover proporre qualcosa di diverso. Anche a questo servono gli artisti in una società, ad aiutare ogni tanto a spostare lo sguardo. All’estero sembrerebbe non sia così, questo album in Russia è stato incluso tra i 100 brani strumentali più ascoltati del 2017 superando oltre 1,5 milioni di streaming senza nessuna promozione, e quindi questo lascia intendere che quando non esistono pregiudizi … tutto è possibile.