THE TOUCHABLES  | The Noise is rest





Da “le dimensioni contano” a “piccolo è bello” abbiamo esperienza di tutta una lunga serie di considerazioni “quantitative” con più o meno smaccati doppi sensi: e a siffatte malizia ed allusività non sembra sfuggire, in sintesi, la presentazione iconografica del presente duo, cui s’aggiunge un gustoso senso del paradosso.

La sostanza si spinge ben oltre, e l’acustica diade, in pratica una formazione micro-macro-cameristica, ulteriormente amplifica le posizioni naturalmente estreme entro la famiglia degli archi, qui trattando di un ottobasso, esagerato fratello maggiore a tre corde del convenzionale contrabbasso,  in antitesi e dialogo con un violino piccoletto, per l’appunto, capriccioso artefatto virtualmente privo di autentica storia musicale propria.

A quest’ultimo riguardo si potrebbe dire che uno “start” sia quanto meno tentato nel sonoro match, segnato in primis dall’effettismo scenico dell’estremo contrasto naturale tra i due contendenti, destinati a non incontrarsi in nessuna possibile gamma di tonalità, animando piuttosto una stratificazione timbrica che vede probabilmente avvantaggiata per potenziale lo strumento iperbasso, cui comunque contribuisce con spinoso respiro e intricata mobilità il minuscolo confratellino, ben più che un pesce-pilota nei confronti del maggiore, che esterna viscere e carpenteria nel generare un dinamico bordone non certo difettivo in costruttiva visionarietà, sia pure in totale astrattezza.

Di tempra e vocazione eminentemente rumoristica, il programma scandito in otto parti riesce peraltro a vivere alterne dimensioni caratteriali, in cui si rilevano anche sporadici tratti di ferina animosità, pur prevalendo una costante tensione contemplativa, etero-diretta verso la quarta parete dell’ascolto.

Esitano dunque qui tesaurizzate le coraggiose esperienze compositive del putativo, violinistico leader Ole-Henrik Moe, ma il podio del co-protagonismo è alacremente condiviso dall’energica prestazione a note ultrabasse di Guro Skumsnes Moe, anch’essa entità ormai netta del locale moto improvvisativo (e leader dell’omonima band post-rock MoE), così come i percorsi dell’embricata dualità norvegese entro le orbite immaginative di uno Xenakis o del quartetto Arditti, tra gli altri, non mancando forti esperienze ben al di fuori dell’avant-garde post-accademica.

Relativamente costrittiva la dimensione discografica per una performance cui invece riuscirebbe propria e più adeguata una dimensione scenica live a The Noise Is Rest che esiterebbe in un appagante programma nient’affatto effimero, e non soltanto nel dar voce a due strumenti pressoché senza passato, che puntano al presente con presenza e originale senso dell’invenzione, entro una fisionomia creativa cui convergono estrema partecipazione fisica delle unità performer-strumento ed una vissuta, peculiare dimensione anti-poetica.

 

Genere: Instrumental; avant-garde; noise

Musicisti:

Guro Skumsnes Moe, octobasso
Ole-Henrik Moe, violino piccoletto

Tracklist:

01. Nothing in Between
02. Barking Beetle Boogie
03. Birdabyalullaland
04. Blackout Lighthouse
05. Peace Ghost
06. Byalullalandbird
07. Unicorn Stocking
08. Deserted Desert

Link:

www.conradsound.com