Radiohead
The King Of Limbs
www.radiohead.com
2011
Andare lontano, cosi’ oltre e avanti da non riconoscersi piu’. Accidenti e anomalie che capitano a pochi gruppi e artisti. I Radiohead sono tra questi. Poco o nulla e’ rimasto di quel suono pop-rock sfrangiato, svenevole e tirato che riempiva le maglie di Pablo Honey e The Bends. Anche gli orizzonti lisergici e visionari, cosi’ epici ed epocali, di Ok Computer sono completamente scomparsi. Da Kid A fino a In Rainbows la conquista di avamposti digitali e technoidi si e’ unita alla definizione circoscritta di una nuova “forma-canzone”. Oggi, l’unica traccia di continuita’ con il passato e’ la voce di Thom Yorke. Se i Radiohead hanno un pregio che pochi altri nomi e contendenti possono vantare questo e’ il privilegio di sperimentare con la sicurezza di far breccia nelle masse.
Ogni disco e’ stato differente e ha segnato una rivoluzione, sia in seno alla storia del gruppo sia rispetto all’evoluzione delle tendenze contemporanee. I Radiohead, si sa, sono maestri ed esegeti sopraffini di contemporaneita’. Pertanto, anche in questo loro ottavo album in studio, sintomaticamente e brillantemente intitolato The King Of Limbs, Yorke soci ci danno una magistrale lezione di estetica e attualita’ musicale. Cio’ non vuol necessariamente dire che l’album sia un capolavoro, ma solo (e sicuramente) un prodotto musicale profondo e interessante.
La sensazione complessiva che si ricava dopo ripetuti ascolti e’ quella di un lavoro “essenziale” sui testi (i piu’ estesi ed elaborati sono unicamente quelli di Little By Little, Separator e Lotus Flower) e piu’ “meticoloso” sui suoni. È infatti attraverso il codice sonoro che oggi i Radiohead “parlano” e inviano messaggi. L’insolita brevita’ del disco (solo trettasette minuti) e’ forse un modo saggio per farsi meglio recepire. Il falsetto e l’aura vocale apatica e/o evanescente di Thom Yorke sono strumenti ed effetti che si aggiungono a quelli impiegati nel disco. Tanto elettronicamente tribaloide e dubbato e’ il passo di Bloom quanto acusticamente elastico e curvaceo quello di Little By Little (splendido il lavoro sulla chitarra di Johnny Greenwood). Con Feral si assiste a un affascinante gioco di luci, rifrazioni e coni d’ombra. Non c’e’ nessun tema armonico o melodico. Solo il ritmo che lotta freneticamente con se stesso e con lacerti di vocalizzi deformati in un precario disordine.
Il minimalismo assoluto si avverte nell’impalpabile atmosfera che avvolge la voce e il piano di Codex mentre un improvviso bagliore di energia proviene dalla singhiozzante linea ritmica di basso, chitarra e charleston di Morning Mr. Magpie. Il brano portante e’ Lotus Flower, splendido nella sua incisiva architettura artificiale, ma lo stato dell’arte, quella vera, e’ riposto in coda, in quei ricercati affreschi di diafana bellezza folk e magica interiorita’ allucinogena che sono rispettivamente Give Up The Ghost e Separator. “If you think this is over, then you’re wrong“. Nulla di piu’ vero.
Voto: 8/10
Genere: Electronic / Experimental Pop-Rock
Musicisti:
Thom Yorke – vocals, guitar, piano, electronics
Jonny Greenwood – guitar, keyboards, electronics
Ed O’Brien – guitar, keyboards, programming
Colin Greenwood – bass, keyboards, electronics
Philip Selway – drums, percussion, drum machine, electronics
Brani:
01. Bloom
02. Morning Mr. Magpie
03. Little By Little
04. Feral
05. Lotus Flower
06. Codex
07. Give Up The Ghost
08. Separator
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