Sui 70 anni del Macca

Considerazioni sparse sul compleanno di uno dei principali artisti della musica popolare relativamente al dopoguerra sono quasi doverose…

 

Si’, si’, lo so che per i “puristi”, gli amanti del rock inteso quasi come un luogo dello spirito ed una forma sonora purissima nel suo anelito alla liberta’ ed alla ribellione, il Beatle piu’ affascinante e cazzuto fosse John Lennon, mentre Paul McCartney aveva le sembianze fisiche del cantante formato famiglia (il che, per chi proclamava di diffidare delle persone di eta’ superiore ai trenta anni, era davvero un’offesa quasi sanguinosa).

 

Lo so che nella sua carriera solista, secondo i signori di cui sopra, egli abbia varcato spesso i confini del buon gusto producendosi in canzoncine commerciali che hanno fatto quasi svanire il ricordo dei suoi capolavori nei favolosi sixties (ed effettivamente i pezi brutti ci sono, ma i CAPOLAVORI si contano a decine, ed i brani belli quasi centinaia).

Lo so che attualmente queste persone vorrebbero appendesse il basso al chiodo (ed anche tutti gli altri strumenti, essendo McCartney un polistrumentista pure valido, sostanzialmente) e si godesse nella vecchiaia il fiume di denaro derivatogli dai diritti d’autore di canzoni che sono le piu’ eseguite, molto probabilmente, dell’ultimo secolo “all over the world” da gruppi assortiti, solisti affermati, giovani talenti alle prime armi, vecchie glorie sul viale del tramonto, complessi jazz ed orchestre sinfoniche ………… 

 

All’atto pratico, a mio modesto parere, restano miniature pop che costituiscono forse il piu’ bell’esempio di cosa debba costituire una “song” di pochi minuti destinata all’ascolto di un pubblico quanto piu’ ampio sia possibile, e le “songs” in questione suonano fresche, gradevoli ed incontaminate pure dopo centinaia di ascolti: qui il mio riferimento e’ essenzialmente il McCartney solista e la sua produzione degli ultimi quattro lustri.

Il ragazzo ventenne che suona (bene, molto bene) il basso in una band destinata a passare alla storia dell’ Arte e della Cultura tout court sotto il nome di Beatles e’ semplicemente uno dei principali innovatori del ‘900, capace di immettere nella forma canzone sopra descritta un patrimonio sonoro che va dalla musica classica (i quartetti d’archi di Eleanor Rigby e She’s leaving home) a quella jazz (il puro vaudeville swingante di When I ‘m sixty-four), dal retaggio folk della propria terra (I’ve just seen a face) a quello souleggiante e gospel degli Stati Uniti (Let it be). 

 

Tutte le band che si cimenteranno nel genere da quel momento in poi attingeranno ad un simile repertorio, la cui influenza ed importanza incalcolabile arriva realmente fino ai giorni nostri.

Dunque e’ davvero giusto festeggiare il settantesimo compleanno di questo signore, arrivato alla sua eta’ pure un po’ piegato dalle vicende della vita (i lutti che lo hanno colpito con la perdita della moglie Linda e dei due “scarafaggi” morti troppo presto John Lennon e George Harrison, sono stati delle belle botte sicuramente), ma sostanzialmente ancora fresco e pimpante.

E  se artisticamente d’ora in poi (secondo me pure negli ultimi tempi, in sostanza) davvero non ne azzeccasse piu’ una, gia’ avrebbe consegnato il suo nome all’eternita’ ………. percio’ auguri, sir Paul !!!