Attraverso frammenti, perle di saggezza, distillati di musica, parole e immagini, viene messo in scena il jazz. Cercando di dimostrare quanta capacita’ simbolica ed evocativa ci possa essere nelle parole del jazz, dando vita a un ritratto corale, senza alcun confine di generazione, di razza, di orientamento stilistico o di linguaggio.
Cosi’ il libro di Filippo Bianchi, “101 Microlezioni di jazz”, diventa spettacolo. I musicisti — Paolo Damiani, Rita Marcotulli, martux_m — interagiscono tra di loro, e con le immagini e le parole.
Tra le immagini di Pierpaolo Pitacco, scorrono sullo schermo ritratti di tutti i protagonisti del libro: Monk, Russell, Desmond, Bill e Gil Evans, ma anche Le Corbusier, Carolyn Carlson, Bernardo Bertolucci. Le frasi, le epigrafi, le interpunzioni di Filippo Bianchi si inseriscono a loro volta in punti determinati.
Molti temi ricorrono nelle tavole e nelle note di queste “Microlezioni di jazz”, in qualche modo connaturate alla natura stessa di questa musica:
l’improvvisazione come metafora della vita;
la fecondita’ dell’errore come chiave della ricerca;
il jazz come metafora sociale;
l’arte dell’ascolto;
l’enfasi sulla personalita’ individuale in un contesto collettivo;
il cosmopolitismo, la multiculturalita’ e la multirazzialita’;
l’importanza dell’imperfezione nella bellezza, e cosi’ via.
Al Pomigliano Jazz Festival va in scena un concerto-lezione che svela l’essenza e la bellezza di una musica senza confini e barriere espressive.
POMIGLIANO JAZZ FESTIVAL 2012
Palazzo mediceo di Ottaviano (NA), 20 settembre 2012
Intervista di Olindo Fortino
Riprese – editing e montaggio di Diego Librando