SMITH – DeJOHNETTE – IYER
A Love Sonnet for Billie Holiday
TUM records TUM CD 060
2021
Entro tale triade top-level e di pari caratura si potrebbe riconoscere una qualche leadership, almeno in termini di padrone di casa, nel medesimo Wadada Leo Smith, che presso la finnica label TUM Records ha potuto liberamente prodursi entro differenziate iniziative, in forma anche di ponderosi box, tra cui ricordiamo già nell’anno trascorso un progetto alla testa del Great Lakes Quartet (“The Chicago Symphonies”) nonché un individuale lascito di tromba-solo (“Trumpet”).
Tale fecondità d’esternazione si consolida ulteriormente entro una formula strumentale non comune, in cui acquisisce la parola l’agile e figurativo drumming del veterano Jack DeJohnette, offrendo plastica piattaforma ai lampi d’ottone di Smith e al pianismo di Vijay Iyer, entrambi da subito ‘in ruolo’ nella strutturazione della dedicataria Billie Holiday : A Love Sonnet, in cui si privilegia statuaria astrattezza, e relativamente (quanto studiatamente) in contro-ruolo rispetto agli stilemi canori comunque personali ed ‘avant’ della tuttora influente Lady Day.
La successiva Deep Time No. 1 incornicia un estratto dal proclama di Malcolm X “By Any Means Necessary” (enunciato ad Harlem nel 1964), introdotto dall’increspato arpeggio elettroacustico di Iyer, condensandosi nella riproposizione tesa e post-moderna di un’istanza affidata al tempo, e mai tramontata.
Sotto le iniziali di The A.D. Opera: A Long Vision with Imagination, Creativity and Fire si cela la figura del pianista Anthony Davis, rievocato nell’ambiziosa idea di ‘dance opera’ del titolo, animata nelle movenze iniziali dalla batteria in apparenza strascicata e nonchalante, via via strutturandosi in un clima livido ed abbacinante, innervato dalle sortite taglienti della tromba e dalla fraseologia obliqua del pianoforte, cui s’avvicendano le amniotiche tastiere elettriche, riguadagnando collettiva tensione al culmine di quasi venti minuti d’interlocutorio interplay.
Ancora un invito all’impegno, ma in questo caso non storicizzato, nella quiete interrogativa di Song for World Forgiveness, guidata dall’austera e compunta voce d’ottone e in cui le palesi forze del trio sono governate da un clima di lirismo severo. All’ultimo titolo, anodino quanto disinvolto di Rocket corrisponde una propulsività che richiama in causa, con tonica calligrafia, la fusion più storica, non lesinando in quanto a ritmica rockeggiante, frizzanti sonorità da organo Hammond e sortite stridenti di tromba, retrodatando il soundscape con assortimento formale della tracklist, amministrata appunto su cinque misure.
Per ragioni distributive rischierebbe di non acquisire piena visibilità l’operato di tre firme di primo piano del jazz attuale, rilevando come inedito l’incontro tra Iyer e DeJohnette, vantanti di loro estese frequentazioni con il sommo Wadada, ammontante a già mezzo secolo nel caso del batterista, e più che ventennale con il più giovane (ma già cinquantenne) pianista, che testimoniano in un meeting inatteso il valido stato di salute dell’espressione jazz liberamente intesa, che nel presente caso coniuga solido impegno, cimento inter-stilistico e grande visione estetica.
Contemporary jazz: voto 8
Musicisti:
Wadada Leo Smith, tromba
Jack DeJohnette, batteria, percussioni
Vijay Iyer, pianoforte, Fender Rhodes, Hammond B-3, elettroniche
Tracklist:
01. Billie Holiday: A Love Sonnet 11:52
02. Deep Time No.1 9:20
03. The A.D. Opera: A Long Vision with Imagination, Creativity and Fire, a dance opera 18:11
04. Song for World Forgiveness 13:50
05. Rocket 4:29
Link:
Wadada Leo Smith