Atmosfere rarefatte, elegiache, descritte con un candore comunicativo toccante. “Time” è il nuovo capitolo discografico dato alla luce dal giovane e talentuoso chitarrista jazz Simone Basile, che in questo disco si avvale della presenza di due ottimi partner musicali come Francesco Angiuli (contrabbasso) e Marco Valeri (batteria). Nel CD figurano nove brani, di cui sette frutto della vivida vena compositiva di Basile, mentre April in Paris (Vernon Duke) e Let’s cool one (Thelonious Monk) completano la tracklist. Il mood velatamente pensoso di Time (prima traccia del disco) cattura subito l’attenzione dell’ascoltatore. L’eloquio del chitarrista è ipnotico, tutt’altro che prosaico, declinato con saviezza melodica e armonica, altresì supportato dal comping sempre presente ed efficace, ma mai invadente, cesellato dal tandem Angiuli-Valeri. Francesco Angiuli dà vita a un’elocuzione particolarmente cantabile, intrisa di appassionato lirismo. Dublin è una composizione che, già di primo acchito, suscita sensazioni positive. Qui l’incedere di Basile brilla per un sopraffino e personale senso melodico. Il melanconico e crepuscolare climax di Home pervade l’anima. Il contrabbassista si esprime attraverso un palpabile trasporto emotivo, e il playing del chitarrista, ispirato e carezzevole, sembra rimaner sospeso nel firmamento. “Time” è un album irrefutabilmente causativo, colmo di amorevolezza interpretativa, in cui Simone Basile, coadiuvato da due valenti compagni di viaggio, è mosso da un elogiabile spirito di ricerca volto a intraprendere un percorso musicale che lo possa identificare e rappresentare appieno facendo all-in sulla propria personalità; cercando il più possibile di affrancarsi dai soliti stereotipi stilistici oramai cristallizzati da diversi decenni.
Genere: Contemporary Jazz / Modern Jazz
Musicisti:
Simone Basile, guitar
Francesco Angiuli, double bass
Marco Valeri, drums
Brani:
01. Time
02. Dublin
03. Home
04. April in Paris
05. Monkey square
06. Arnolfo 32
07. Labyrinth
08.Peace among the olive trees
09. Let’s cool one
Non si legga come una critica negativa l’affermazione che questo HBPM, di Andrea Zacchia col suo Hammond Trio, suona un po’ “retrò”, come uno sguardo all’indietro, un originale revival che richiama suoni e gusti d’altri tempi, tutt’oggi gradevoli ed indimenticabili.
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