L’eclettica cantante e compositrice che incontriamo oggi è Silvia Donati, una bolognese D.O.C. che, fin da giovanissima, si dedica al canto jazz e si appassiona particolarmente alla musica brasiliana, al samba, alla bossa nova, seguendo illustri riferimenti artistici.
Salve a tutti. Beh, anzitutto sono molto contenta di essere nata e vissuta in una città come Bologna, crocevia di strade e culture, medievale, magica e accogliente… la dotta, la rossa, il jazz… Il jazz è passato e si è soffermato qui: Chet Baker, Steve Grossmann e molti altri hanno eletto Bologna come città adottiva. Negli anni ’90 c’era molto fermento e da subito mi sono trovata catapultata in un’atmosfera particolare, molti musicisti, tanti concerti… una volta è venuto a pranzo Archie Shepp, prima del suo concerto nello storico club “Chet Baker”… insomma… fermento!
Poi la grande passione per il Brasile: dopo un primo incontro quasi obbligato con la bossa nova di João Gilberto e l’universo Jobim, ricordo ore davanti allo stereo a capire e imitare la pronuncia di Chico Buarque, vocabolari per tradurne i testi, il flash della voce di Elis Regina e poi “il diluvio”… ahahah… cioè tutta la musica di un piccolo continente che ti si riversa addosso, ammaliante, totalizzante, seducente… non ne posso più fare a meno!
Già, “totalizzante” al punto che, assieme al suo gruppo, non si limitano agli “standards” ma compongono musica propria, originale, ma perfettamente in linea con la migliore tradizione brasiliana.
Forse è una conseguenza naturale… ami qualcosa, te ne nutri e lo riproponi metabolizzato da quello che sei tu. Devo dire che ognuno di noi ha a che fare sia con il mondo del jazz che con quello della musica brasiliana, quindi il tutto è venuto in maniera naturale, filtrato ed in qualche modo “diretto” da Ricky Rinaldi (alias Ohm Guru) e Ninfa, i nostri amichevoli produttori, che hanno aggiunto un tocco di elettronica che non guasta. La cosa bella è che è stato davvero un lavoro corale, come organizzare una grigliata tra amici: io porto quello, tu porti quell’altro… ognuno è autore di almeno un brano ed ha partecipato attivamente agli arrangiamenti e in questo modo si sentono vari sapori nel disco, come se ci fossero varie portate che rispecchiano la personalità di ognuno.
A proposito di questo gruppo di musicisti, i Nova 40, che l’accompagnano nel suo ultimo lavoro, VORTICE, Silvia racconta di loro, chi sono, come si sono conosciuti e che sinergie si sono formate tra loro per raggiungere quest’ottimo risultato.
…Belli i ragazzi… ci siamo conosciuti sui vari palchi, ognuno aveva già avuto a che fare con gli altri, sai… la “poligamia del musicista”… eh eh eh!
Il primo che cito è Roberto “Red” Rossi alla batteria e percussioni, compagno di musica e vita, più brasiliano di molti brasiliani; senza di lui niente di questo sarebbe stato possibile. Poi, elemento importantissimo, è Massimo Greco con cui sia io che Roberto avevamo spesso collaborato, non solo come eccellente trombettista (il solo su Wide sarebbe da trascrivere), ma anche per lo splendido lavoro di orchestrazione di archi e fiati della maggior parte dei brani. Giancarlo Bianchetti alla chitarra e Maurizio Piancastelli alla tromba erano già nostri compari da una vita nel gruppo Arcoiris, infatti il brano Fale Claro registrato solo in quartetto con i fiati di Piancastelli sembra un po’ avere un’altra impronta… Infine, con Cristian Lisi ognuno dei suddetti aveva già avuto a che fare in diversi progetti, essendo lui stesso produttore oltre che ottimo bassista.
A completare il quadro i magnifici ospiti Alessandro Meroli (mio compagno del liceo) ai flauti e al sax baritono, Massimo Zanotti al trombone, Nelson Machado (con cui Roberto ha suonato svariati anni quando era in Italia) che canta con me in Sim ou Não assieme ai cori di Barbara Giorgi e Monica Dardi.
Silvia ha studiato ma, soprattutto, ha avuto diverse esperienze, collaborazioni e partecipazioni anche con alcuni dei nomi più eccellenti del panorama jazzistico italiano e internazionale. Oggi ci racconta quali contributi e quali segni particolari questi incontri hanno lasciato nella sua formazione artistica.
Guarda, come studente, l’esperienza che mi ha lasciato un segno indelebile è stata partecipare a vari workshop di Barry Harris… lì ho capito cosa vuol dire cantare, perché lui ti faceva davvero “cantare” tutto e così arpeggi, scale, accordi, diventavano melodie facili all’orecchio e ti ampliavano il senso armonico… non so se mi sono spiegata, ma davvero mi ha dato tanto.
Ogni collaborazione in realtà meriterebbe di essere menzionata, ma so che diventerebbe un po’ lunga la risposta… Sicuramente l’avventura in cui mi ha coinvolta Nicola Stilo (anche come autrice di testi) nel registrare Vira Vida, un disco di qualche anno fa con Toninho Horta e una line up da brividi (Gatto, Bollani, Ciancaglini, Casini, Marcotulli), mi ha lasciato moltissimi bei ricordi. Sono molto legata anche al lavoro fatto con Sandro Gibellini, una raccolta di brani originali che abbiamo scritto assieme nel corso di circa venti anni (lenti ma inesorabili!) e che per questo si intitola Continuando.
Nell’ambito della sua produzione discografica, oltre alla musica brasiliana, Silvia Donati ha esplorato anche altri generi musicali…
Oh, si… una lunga e proficua collaborazione con StandHard 3io: Alfonso Santimone al piano, Alessandro Fedrigo al basso e Gianni Bertoncini alla batteria. L’approccio al materiale (brani originali e cover di qualsiasi genere) è in maggior parte improvvisato e questo ci lascia liberi di andare in qualsiasi direzione, momenti free, momenti minimali o straight jazz, con grande fiducia l’uno nell’altro. E, visto che Santimone faceva parte dell’ottimo collettivo El Gallo Rojo, sono così entrata in contatto con gli altri musicisti e ne sono scaturite varie cose, sempre in un ottica di musica improvvisata e un po’ più sperimentale.
Di tutto altro stampo invece il gruppo interamente femminile Siluet, brani nostri in italiano e ri-arrangiamenti di brani italiani con un settetto composto da voce, piano, basso, batteria, violino, fisarmonica e violoncello. Nel concerto non c’erano molti momenti dedicati ai soli ed era tutto più arrangiato, ma ugualmente ci dava un sacco di gusto suonare insieme, forse a causa della famosa complicità femminile…
Grande trasversalità ed esperienze variegate ed intersecate, quindi, nel percorso musicale di Silvia come in quello di tanti altri suoi colleghi e nel lavoro degli artisti in genere che, alla luce di quanto accade oggi, è ostacolato e disseminato di difficoltà. Conta molto, quindi, la sua opinione su quale iniziativa o contributo potrebbe in qualche modo favorire l’offerta e la fruizione della musica e dello spettacolo nella sua globalità.
Io punterei molto sugli sgravi fiscali per chi organizza i concerti, soprattutto per i piccoli locali o i jazz club dove, si sa, che non c’è un margine di guadagno sufficiente ma che sono i luoghi dove i musicisti si possono incontrare e avere uno scambio “in trincea” con gli altri per confrontarsi ed ispirarsi. Sogno un ritorno a tante “52° strade” praticamente… A parte gli scherzi, credo che il “club” sia un posto magico per crescere musicalmente e bisognerebbe aiutare tutti i volonterosi gestori a mantenerli aperti e considerarli luoghi di cultura.
Ringraziamo Silvia Donati ricordando che l’album Vortice è disponibile sia nella forma fisica, del buon vecchio Compact Disc, che sulle principali piattaforme digitali.