Il sole splende sulla Rupe orvietana, anche se in questa seconda giornata di festival, l’aria è decisamente più frizzantina: ci incamminiamo verso la funicolare, da dove partiranno oggi i Funk Off.
I bravissimi 15 musicisti vicchiesi raccolgono un grande consenso di pubblico: è bellissimo marciare al ritmo del loro groove e le suggestive stradine di Orvieto, vestite a festa in queste giornate del periodo di Capodanno, fanno loro da cornice, rendendo il tutto ancora più magico.
Spuntino in musica al Palazzo dei Sette, dove dapprima ascoltiamo il trio degli Accordi Disaccordi che, con grande classe e tecnica musicale, ci propongono il loro brioso repertorio di gipsy jazz, ispirato al chitarrista gitano Django Reinhardt. Si alternano brani originali, scritti da loro e la rilettura in chiave moderna di alcuni pezzi classici del repertorio italiano ed internazionale fino agli anni ’30. Alessandro Di Virgilio alla chitarra solista, Dario Berlucchi alla chitarra ritmica e Elia Lasorsa al contrabbasso stanno diventando un punto di riferimento per gli appassionati di questo genere in Italia. Si sono fatti notare suonando in strada a Perugia durante l’edizione estiva di Umbria Jazz e sono diventati ora ospiti fissi della manifestazione, conquistando sul campo, grazie alla loro bravura e comunicativa, questa “promozione di ruolo”.
Cambio palco a favore del Max Ionata Organ Trio: il sax tenore di Ionata e l’organo hammond di Alberto Gurrisi si incontrano per un progetto musicale che regala momenti di grande energia, alternati ad altri più intimistici. Completa il trio Nicola Angelucci alla batteria.
Presentano alcuni standard come la dolcissima e romantica Overjoyed di Stevie Wonder e Amsterdam After Dark di George Coleman. Non mancano alcuni brani scritti dallo stesso Ionata e anche tratti dal cd “Rewind” che ferma nel tempo questo progetto musicale: The Black Hole, scritto per esorcizzare le nostre paure e Blow Heart, suo vecchio pezzo dei primi anni 2000 dal ritmo swingante.
Alle ore 16,00 è il turno del progetto “Around Gershwin”, presentato nella Sala dei 400 del Palazzo del Popolo da Giovanni Tommaso al contrabbasso, Rita Marcotulli al piano ed Alessandro Paternesi alla batteria. Molto originale è la rilettura proposta da Giovanni Tommaso di alcuni brani di Gershwin, che si fondono armonicamente con alcune sue composizioni. Ci propongono così Un Italiano A Parigi, suite in quattro movimenti, scritta da lui; How Long Has This Been Going On?, che lo stesso Tommaso definisce una delle più belle melodie scritte da Gershwin, struggente brano al quale hanno regalato un colore un po’ dark.
Ed ancora Random Five, microcellule di 5 note in 5 battute; prendendo spunto dal tema di Summertime, ci presenta Wintertime, adattissima al contesto orvietano di Capodanno che stiamo vivendo. SOS è una silente richiesta di aiuto da parte di persone che ne hanno bisogno, ma non sanno come chiederlo; Tommaso ci propone questo pezzo scritto da lui per invitare tutti ad identificare i bisogni di chi ci sta vicino, guardandoci meglio intorno: inizia a suonare il contrabbasso pizzicando e le corde, mentre la Marcotulli tocca con le mani quelle del pianoforte e Paternesi percuote con le bacchette i fusti dei tamburi.
Questo primo vero concerto del trio, a parte una data zero fatta a Roma, si conclude con la dolcissima melodia Suonerful di Gershwin. Il pubblico entusiasta della sold out Sala dei 400 non ci sta e li richiama per un bis: non hanno più brani in programma, ma ci regalano un groove con qualche spunto per accontentarci, tra gli scroscianti applausi.
Una nuova marciante dei Funk Off ci porta stavolta da piazza del Popolo alla zona più antica e suggestiva di Orvieto, la Cava, dove la Band si ferma, proponendo, tra gli altri, un loro brano classico, Istambul, eseguito con particolare pathos nella piazzetta antistante il Santuario della Madonna della Cava ed il Pozzo, che in questo periodo ospita un presepe a tema, che varia ogni anno, quest’anno dedicato all’attuale tema delle migrazioni.