Il passo morbido, l’eleganza radiosa che emana una concentrazione mistica, mentre stringe a se il suo roseo e prezioso borsello, custode di piccoli ninnoli dall’apertura sonica sognante. Un sorriso rispettoso per condividere con i presenti il tepore sensibile che aspetta di legarsi e percorrere l’intero tempo dell’esibizione solistica, poi con la calma e la meticolosa cura orientale prepara la sue vivande acustiche, chiude gli occhi e cerca di mirare con dolcezza gli orizzonti creativi con i quali dialoga e trascende nei suoi processi compositivi. La ridondanza armonica iniziale sembra quasi un rituale antico, i giochi percussivi e gli strepitii che produce la vedono danzare con entita’ sublimi, che liberano contrasti aurali di fattura eterea.
Gli spazi sembrano liquefarsi, la sua capacita’ narrativa rende il percorso sonoro ricco di passi e sobbalzi emozionali, alterna movimenti scuri a respiri di sinuosa innocenza. La tensione dei suoi frammenti di suono vivifica immagini sognanti, le stesse che le scorrono libere ed elettrificano il formicolante movimento sulla tastiera, la materia musicale si colora di jazz, di musica classica contemporanea, di folklore giapponese, cercando di ottenere dei brillanti fasci cromatici. Poi ringrazia il pubblico romano, giocando con le poche parole italiane imparate, felicissima di suonare per la prima volta in Italia da solista e regalando dopo una sequela di illustrazioni sonore estatiche un incubo in perfetto stile Muzan-e…
Arigato Satoko!
foto: Davide Susa
Roma, 14 Ottobre 2011
Auditorium Parco Della Musica, Teatro Studio