Noi di Sound Contest avevamo gia’ ascoltato i suoi nuovi brani in anteprima assoluta nel corso di un concerto tenutosi al Teatro Binario 7 di Monza in occasione di Terra!, seconda edizione della stagione musicale conclusasi da poco, che ha visto alla direzione artistica Basilio Santoro e Alberto N. A. Turra. Da poco pero’ e’ uscito anche il suo album d’esordio e quindi abbiamo deciso di intervistarla. In altri termini, siamo in compagnia di Sarah Stride, cantautrice milanese che verso fine giugno ha pubblicato il suo primo disco omonimo. Sonorita’ rock, orchestrali ed elettroniche unite a testi intimi e personali si fondono nelle dodici tracce di un album realizzato insieme ad Alberto N. A. Turra (chitarre, arrangiamenti, produzione artistica), William Nicastro (basso) e Antonio “Tato” Vastola (batteria). Tanti ospiti inoltre hanno impreziosito il cd tra cui Giovanni Venosta (pianoforte), celebre compositore di colonne sonore cinematografiche, e Kole Laca (elettronica) gia’ con Il Teatro degli Orrori e 2 Pigeons.
Sound Contest: Prima domanda quasi scontata ma necessaria: come nascono i tuoi testi?
Sarah Stride: Me lo hanno chiesto e io in realta’ non saprei dirti come nascono. Ogni canzone ha la sua storia. Piu’ volte mi e’ capitato di avere una sensazione legata a un qualcosa di visivo e poi spesso ci sono eventi che mi colpiscono e mi viene voglia di raccontarli. Quasi tutto nasce da sensazioni o necessita’ di voler raccontare un sentimento e ovviamente il rischio e’ sempre quello di raccontare troppo se stessi…In realta’ tutta l’arte del Novecento e’ pregna di un certo compiacimento solipsistico e quindi bisognerebbe riuscire a fare in modo che il messaggio personale sia meno ego-riferito e possa essere condivisibile dagli altri.
Leggendo le tue liriche sembra che tu abbia una concezione piu’ poetica dei testi…
Direi di si’. Non so se ha inciso il fatto che abbia studiato pittura…poi comunque ho letto tanta poesia. Per me raccontare una storia in modo lineare e’ molto difficile, immagina doverla cantare! I cantautori infatti il piu’ delle volte tendono a privilegiare il racconto rispetto alla voce, mentre nel mio e in numerosi altri casi, avendo necessita’ di utilizzare la voce come “strumento”, risulta molto complesso conciliare l’utilizzo di molte frasi necessarie al racconto con le esigenze melodiche della canzone. La scrittura per immagini sicuramente si presta meglio al mio tipo di vocalita’.
Quali sono stati in breve i passaggi che hanno portato alla pubblicazione del disco?
Sicuramente sono stati tanti. Considera intanto che quest’album e’ molto eterogeneo ed e’ un compendio delle cose che ho scritto negli ultimi anni. E’ un disco molto difficile da inquadrare sia come tematiche che come modalita’ di scrittura perche’ raccoglie piu’ momenti. Io ho provato a lavorare con altri produttori artistici, ma sempre cercando di vestire i brani in studio e mi era sempre mancato il lavoro con la band su pezzi miei, finche’ poi non ho incontrato Alberto Turra, chitarrista e produttore artistico del disco. Lui ha un modo piu’ tradizionale di lavorare ed e’ stato lui a scegliere Tato e William (Antonio “Tato” Vastola e William Nicastro, ndr), cosi’ come loro hanno avuto a loro volta la liberta’ di scegliere e di curare le loro parti di batteria e di basso. Poi il progetto e’ andato avanti un pò alla volta. Dopo sei mesi abbiamo iniziato a suonare i brani dal vivo e poi man mano li abbiamo anche modificati o addirittura in alcuni casi stravolti, perche’ con l’affiatamento e un lungo periodo di prove e di live si affinano certi meccanismi. Alberto poi ha scritto le parti di archi, ottoni e fiati per portarle in studio. Lui ha portato un’idea gia’ definita di lavoro, ma allo stesso tempo e’ una persona che lascia molta liberta’ di espressione agli altri.
Parliamo di alcuni brani del tuo cd e iniziamo dal primo singolo, “Metallo”. E’ l’unico pezzo scritto a quattro mani con Melissa P. Come e’ nata la collaborazione con lei?
Io e Melissa ci siamo conosciute a Capalbio durante l’estate di qualche anno fa. Due carissimi amici video artisti, i Masbedo, stavano preparando Indeepandance, lavoro che avevano portato anche all’Arena Civica di Milano e li’ ho conosciuto diverse persone tra cui Melissa. Io e lei poi siamo diventate amiche e dopo qualche settimana e’ stata ospite da me a Milano e una mattina, mentre bevevamo il caffe’, ci siamo dette: