Due chiacchiere con Vincenzo Vescera, l’altro dei RÆSTAVINVE oltre a Stefano Resta appunto. Duo che apre i giochi personali con un disco davvero molto interessante, di libertà ed espressione ricca di personalità. Dal pop e dal suo eterno conformismo, soprattutto oggi in cui il suono diviene digitale, metropolitano e figlio di mode antiche di qualche generazione, questo esordio dal titolo “Biancalancia” si staglia con leggerissimi quanto piccoli dettagli di personalità e originalità. La forma non cambia, almeno sembra… non cambia il suono e le sue tante soluzioni. Cambia forse l’uomo e l’identità dietro liriche che mettono la vita e le sue percezioni al centro di tutto. Sottolineiamo la featuring di Francesco di Bella per le liriche di “Senza un cuore” e la splendida voce di Clio per il nuovo singolo “Rien ne va plus”.

 

 

Posso permettermi di dire che questo vostro esordio ha tanto provato a determinare piccolissime nuove direzioni? Ho questa sensazione ascoltando canzoni che poco riesco ad etichettare…

In realtà abbiamo cercato una nostra identità, senza preoccuparci troppo di cosa funzioni in questo particolare periodo. Forse per questo non riesci ad etichettarci. E se davvero non riesci vuol dire che siamo riusciti nel nostro intento.

 

Poi certamente tornano gli anni ’80 e ’90 anche e soprattutto nella scelta dei sintetizzatori e dell’elettronica in generale. Anche la sezione di drumming segue questo filone… vero?

Ci sono gli anni ‘80 e ‘90 vero, ma ci siamo soprattutto noi, adesso.

 

La title track del disco forse è davvero il momento più alto del disco. E qui si sente Battisti e quel certo modo di essere crooner nella voce…

Trovo molto piu battistiana Senza Cuore. Biancalancia invece è una crema impazzita, scritta su una chitarra pizzicata, pre-prodotta con i soli suoni di una Nord Stage, in studio ha trovato una nuova veste abbandonando il piano acustico e il violino che sembravano ingredienti imprescindibili. Sulla scrittura non credo ci sia niente di simile in Italia, almeno per quanto riguarda la struttura di forma canzone. Ci siamo assunti questo rischio controcorrente, dunque questo merito lo rivendichiamo.

 

Titolo assai curioso: Roma non conosci le chiavi. In generale la vostra lirica è densa di allegorie e figure retoriche. Come mai questa necessità?

Lo prendo come un grande complimento. La necessità nasce forse dal fatto che cerchiamo di non uniformarci alle composizioni odierne, spesso carenti nella metrica, nelle allegorie, oltre che nei contenuti. Gli studi classici in comune possono aver contribuito ad alzare l’asticella. Ma è la nostra sensibilità a fare la differenza. Le nostre canzoni sono sincere.

 

A chiudere parliamo di produzione: Maurizio Loffredo e Daniele Sinigallia su tutti. Come avete lavorato e come siete approdati a tutto questo?

Attraverso Riccardo Sinigallia. Maurizio e Daniele sono tra i suoi più stretti collaboratori. E’ stato semplice avendo una chiara idea di produzione. Lavorare con loro è come giocare al Maracanà in una squadra di campioni.