ROBERTA DI LORENZO: sullo stesso piano di Dio…


Ha scritto “E tu lo chiami Dio”, pezzo interpretato da Eugenio Finardi nel corso dell’ultimo Festival di Sanremo, e ora ha pubblicato il suo secondo album dal titolo Su questo piano che si chiama terra, prodotto artisticamente dai fratelli Pino e Lino Nicolosi (i quali hanno collaborato tra gli altri con Sting, Al Jarreau, Gino Vannelli e Chaka Khan). Stiamo parlando di Roberta Di Lorenzo, cantautrice molisana, che torna con un nuovo lavoro dopo il disco d’esordio L’occhio della luna. L’artista ha ottenuto gia’ diversi riconoscimenti: nel 2010 ha ricevuto la nomination tra le opere prime al Premio Tenco 2010 ed il Premio Lunezia 2010 per il valore musical letterario de L’occhio della luna, mentre l’anno scorso le e’ stata consegnata La Targa Via Del Campo ed e’ stata finalista del Premio Bianca D’Aponte 2011. Nel corso di questa intervista con noi di SoundContest.com, Roberta Di Lorenzo si e’ soffermata sull’esperienza sanremese vissuta come autrice, sui nuovi pezzi del suo nuovo album e sulle collaborazioni con alcuni ospiti che hanno duettato insieme a lei in alcune tracce.


 



Sound Contest: Come mai hai deciso di intitolare il tuo nuovo album ‘Su questo piano che si chiama terra’?


Roberta Di Lorenzo: Il titolo gioca appunto sulla parola terra e sul punto di vista che e’ questo piano. E’ una visione dal basso verso l’alto e le tematiche del disco sono legate alla trascendenza, alla spiritualita’ e al nostro ruolo su questa terra; la stessa copertina, che mi raffigura chiusa dentro una gabbia per uccelli, rappresenta un passaggio da un luogo all’altro. Si apre la gabbia e volo via, lasciandomi il passato alle spalle.



 


Il primo pezzo dell’album si intitola “E tu lo chiami Dio” ed e’ stato presentato all’ultimo Festival di Sanremo da Eugenio Finardi. Com’e’ nata l’idea di far presentare tale brano proprio a lui e nel corso della prestigiosa kermesse?


“E tu lo chiami Dio” ha un valore particolare per me. Riguardo all’interpretazione di Finardi, si puo’ dire che e’ stato l’interprete a scegliere l’autrice. La canzone era pronta per essere inserita all’interno del mio album ed Eugenio Finardi, gia’ produttore artistico del mio primo lavoro, ha ascoltato questo pezzo e lo ha presentato all’attenzione di Gianni Morandi, il quale poi lo ha accettato per il Festival. Quindi c’e’ una penna che e’ la mia e una voce che ha trent’anni piu’ di me. Abbiamo unito due generazioni e soprattutto abbiamo unito i punti di vista, condividendo il concetto della spiritualita’ di un ateo che fa comunque un percorso di ricerca personale. Ci siamo incontrati ed e’ stato come se fossimo saliti entrambi su quel palco, autore e interprete.



 


Hai apprezzato anche la scelta di Peppe Servillo per la serata dei duetti?


Beh, si’. Lui ha una grande teatralita’ e mi e’ piaciuta la chiave di lettura che ha dato al pezzo. Non ti nascondo pero’ che allo stesso tempo ho notato l’assenza di una figura femminile o comunque ho notato la mancanza di un alterego donna che potesse esprimere quelle stesse emozioni e quegli stessi concetti.



 


Collabori da molto tempo con Finardi, vero?


Si’. Io lo definisco un’enciclopedia vivente. Trent’anni di carriera non possono non ispirare un’artista come me che inizia. Io mi presentai un pò per gioco ad un’audizione, poiche’ lui cercava alcune coriste e alla fine fui scelta come cantautrice e autrice e non tanto per il ruolo specifico o per brani che non sentivo realmente come miei. Lui volle iniziare insieme a me un percorso di lavoro musicale che ci ha portato alla realizzazione del mio primo disco e poi da li’ in poi ho aperto per due anni interi i suoi concerti ed e’ stata per me una palestra e, come si dice in questi casi,