La potenza, l’eleganza e la voglia di affermare la propria personalità senza mezzi termini che ricordano i tratti caratteristici del grande campione.
Questi tre elementi si possono ritrovare all’interno del pezzo dove la voce ruvida e disperata ci porta ad esplorare lo scheletro di una mancanza pungente e della malinconia che scaturisce dalle riflessioni serali, il cui paesaggio boschivo e selvaggio fa da sottofondo.
La mancanza che si intravede nelle prime righe del testo si tramuta nella rabbia e nella rivendicazione del proprio Io, che “esplode” nel ritornello in cui il rifiuto grezzo e nascosto da anni di adattamento alla società fa una breccia nella crosta più superficiale del pensiero, e, complice la lontananza dagli affetti, trova finalmente il modo di esprimersi.
È un pezzo introspettivo, e chiunque lo ascolti può ritrovare una parte di sè, quella che si è meno adattata, e che non si è accontentata della vita che sta conducendo; la parte che necessita di silenzio e che lascia la finestra aperta la sera per sentire l’aria fredda, cercando di non soffocare a causa di quelle emozioni che sono presenti in noi e che non se ne andranno mai.
Emozioni odiate, che fanno soffrire e che combattiamo tutti i giorni ma che invece probabilmente dovremmo imparare ad accettare.
“Gullit” è il singolo d’esordio dei piacentini Quiet Sonic, che fa da apripista all’album che vedrà la luce ad Aprile 2016, prodotto dall’etichetta Orzorock Music.
BIO
La band si forma a fine 2014 ed è composta da quattro elementi provenienti da gruppi ben conosciuti nel panorama indie piacentino: inizialmente i fondatori sono Riccardo Molinari (chitarra, Jack Folla e Verginal Think), Marco Cavozzi (basso, Noema) e Andrea Occhi (batteria, Noema) a cui si aggiunge come cantante Alberto Zucconi (già Misfatto e Zebra Fink). Parallelamente inizia la collaborazione con Elena Saltarelli in qualità di autrice dei testi. Dopo aver condiviso dunque tanti palchi arriva il momento per loro di condividere la stessa sala prove cercando di dar forma alla passione che i quattro hanno in comune per la scena rock degli anni Novanta e Duemila, che ha in gruppi quali Red Hot Chili Peppers, Soundgarden, Audioslave, Nirvana, Pearl Jam, Alice in Chains e Foo Fighters (solo per citarne alcuni) i principali riferimenti. Si tratta di quel rock che, seppur intriso da varie contaminazioni, vive senza i vari (e spesso modaioli) prefissi post, alt, indie e via dicendo.
Nel giro di un anno vengono dati alla luce nove brani e grazie alla partecipazione ad alcuni festival musicali piacentini (Tendenze, Why Not? Festival) l’etichetta Orzorock Music li conosce e decide di produrre il loro primo album.
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