PIERPAOLO FAGGIANO: sopra le stelle

Quando Magda Aiello mi ha inviato il pezzo che segue, chiedendomi se fosse “pubblicabile”, confesso che le remore sono state tante e tanti pensieri hanno continuato a vagare per la mia testa. La notizia che Pierpaolo Faggiano se n’era andato, quasi due mesi fa, aveva lasciato sgomento me come immagino la maggior parte di coloro che lo conoscevano, di persona o attraverso i suoi scritti. E “riparlarne” ora avrebbe significato inevitabilmente riaprire una ferita ancora troppo fresca, forse anche venir meno a quella tacita richiesta di silenzio di amici e parenti, dopo l’iniziale e inevitabile eco mediatica.
Ma la nota che accompagnava questo pezzo e che recitava così: “questa cosa che leggi in allegato ha avuto urgenza di essere scritta” […], mi ha alla fine convinto che era giusto pubblicare ciò che leggerete.


Diego Librando


 


 


 


Un settimanale normalissimo, quello che danno in allegato col Corriere della sera, sfogliato un pò distrattamente. Un articolo di quelli tosti, suicidi di quarantenni licenziati o precari. Di quelli che non vorresti leggere, però alla fine li leggi. Ma poi scopri che fra i fatti di cronaca elencati, ce n’è uno un pò diverso.


Pierpaolo stava a Ceglie Messapica, sapeva di jazz come pochi, tanto che aveva dedicato un libro intervista (Un cielo di stelle) al sax di Mario Schiano. E musicale è stato anche il suo ultimo articolo, uscito sulla Gazzetta del Mezzogiorno andato in stampa in una notte di fine giugno mentre lui s’ impiccava nel giardino di casa. Un altro ramo secco tagliato via da questa crisi micidiale – di lavoro eamp; futuro – che si è finto di non vedere.   (Cesare Fiumi)


Non mi basta. Innanzitutto devo sapere chi è. Oggi l’infernale congegno di Internet ci rende tutti detective da strapazzo. Il libro è pubblicato da Manifesto libri, quel Pierpaolo è Faggiano, e per chi bazzica la critica jazz la firma è nota. Insomma, non un precario qualsiasi, qualcuno che ha cercato di lavorare scrivendo – magari della passione di una vita – e che nell’Italia (meridionale) di oggi è (era), ovviamente … cosa ? un free-lance, un CoCoCo, un cane sciolto?


Non è chiaro. Provo su Facebook. La perversione nella perversione: non solo oggi possiamo sapere tutto di tutti, ma se non c’è una mano pietosa a chiudere la tua pagina, oppure se volutamente qualche tuo caro intende lasciare tutto così come se tu esistessi ancora, allora digiti un nome e ti appaiono foto, scattate magari pochi giorni od ore dalla tua scomparsa, dalla tua evaporazione. Così tutto è meno netto: se agli approcci fisici così sinestetici (ti vedo ti annuso ti tocco ti percepisco) sostituiamo chat blog mail, così anche la scomparsa sembra meno vera. Se i contatti sono virtuali, allora, più che morire. sembra che ci evaporiamo. Oltre la società liquida, la società gassosa.


Pierpaolo (che confidenza che mi sto prendendo! Nessuno me l’ha mai presentato in tutti i luoghi deputati al jazz che frequento da vent’anni) appare in foto con amici. Presenze solide, abbracci affettuosi.  L’ultima foto porta la data fatale, chissà se l’ha messa lui o qualche amico.  Qualcuno scrive da qualche parte che gli hanno anche scippato un festival jazz: ideato da lui, poi passato nelle più grandi mani dell’amministrazione locale. Ma lui, sempre, negli anni, ricostruiva altrove, e continuò a perseguire il suo desiderio di decentrare la fruizione del jazz e offrire una panoramica senza preclusioni e barricate …(Luigi Santosuosso su All about jazz). 


Passo alla cronaca: ha lasciato un biglietto, la precarietà lo soffocava. Altre voci: una depressione, un amore finito male. Capisco che questo mio affondare il coltello non è utile. Penso che è più bello se cerco Un cielo di stelle, che parla di un musicista che amo e ha anche un titolo bellissimo.