Pasquale Innarella, cornista, sassofonista, compositore, direttore d’orchestra, ma anche insegnante e musicista “di strada”, “trascina-popolo”, come fa con i ragazzi della BandaRustica, la sua orchestra “informale”.
Da quando hai lasciato la tua terra natia, quell’Irpinia dura e rocciosa per trasferirti a Roma hai intrapreso molteplici attività ed interessi in campo musicale ma con una precisa attenzione al sociale quotidiano, e dai l’impressione di essere un musicista fuori dal comune, libero dagli schemi in senso lato, nella vita come nella musica.
Non so se sono un uomo fuori dagli schemi, anzi penso di no, sono solo un uomo molto vitale, che ama profondamente la vita e il jazz cui cerca di far fare un passo avanti; fuori dagli schemi forse perché non appartengo a nessuna lobby jazz. Certamente oggi sono un uomo adulto e mi ritengo un musicista maturo, con le idee chiare.
Restare estraneo alle lobby del jazz, esserne fuori, è una scelta di indipendenza. Il jazz, come spesso accade per la musica classica, è inteso come un genere musicale appannaggio di un pubblico eletto, pochi veri appassionati intenditori e un vasto pubblico borghese che non sempre apprezza veramente ma che frequenta l’ambiente perché “fa tendenza”. Ma a differenza della musica classica, che nasce da ambienti colti, il jazz nasce in strada e un grande merito di Pasquale Innarella è aver ri-portato il jazz, e tutta la sua musica in generale, al grande pubblico della strada, di averlo contaminato con la politica, con le esigenze della classe operaia, della gente comune…
Continuo a pensare che il jazz sia una musica di strada, che da essa nasce e che con essa non dovrebbe mai perdere il contatto, è parte della vita, ed è da questa che la musica attinge la sua linfa vitale. Per quanto riguarda il pubblico, la situazione è molto complessa e l’analisi può essere influenzata da molti aspetti. Mi limito a dire che, spesso, il mondo del jazz taglia il ramo su cui è seduto, appiccica etichette inutili e, non ultimo, continua ad essere un mondo troppo provinciale, che sembra attendere un “messia”. Segue troppo le mode, sembra attendere sempre il musicista americano di turno per farne una star di comodo. Il jazz non è un solo linguaggio, ma un calderone di molteplici linguaggi diversi, che vivono e convivono insieme e contemporaneamente. E questo, troppo spesso, viene perso di vista…
Il passaggio fondamentale nella tua carriera si è realizzò con la scoperta del jazz, avvenuta in maniera quasi casuale, una folgorazione che ha rappresentò l’evoluzione da una musica confinata in ambito popolare a una visione molto più ampia e libera…
Gli inizi sono stati quelli di un ragazzino delle montagne irpine che suonava il sax nella banda, nelle feste e ai matrimoni. Dopo ho scoperto il jazz, con Radio 3, e sono andato a Roma per studiare, conoscere altre persone appassionate e approfondire la conoscenza di questo genere di musica. A Roma ho conosciuto e ho iniziato a frequentare Mario Schiano e tutto il suo mondo della libera improvvisazione. In seguito ho studiato e approfondito i linguaggi più tradizionali tenendo sempre ben chiaro in mente che, quello che conta di più, è crearsi un linguaggio proprio.
Da allora tante collaborazioni ed esperienze tutte importanti ed interessanti con musicisti di grande prestigio, da Paolo Fresu a Evan Parker, David Murray, Chad Taylor, John Tchicai, Matthew Shipp , Hamid Drake, William Parker e molti altri…
Diciamo che, inseguendo il jazz, ho incrociato sulla mia strada molti musicisti che, come me, sono sempre al lavoro per migliorare il proprio linguaggio e le proprie capacità di racconto attraverso la musica. Ogni incontro è sempre stato importante e da ognuno di loro ho appreso qualcosa, da tutti ho imparato che la ricerca del proprio linguaggio è un percorso fatto di lavoro continuo e costante…
Diversi i progetti musicali di Innarella, e tante sono le proposte, in formazioni variegate e tutte altrettanto interessanti. Al Teano Jazz Festival 2014 Innarella presenterà sia un Duo che un Quartetto.
Il Duo che porterò il 19 luglio a Piedimonte Matese è con Livio Minafra, un giovane e talentuoso pianista, fisarmonicista e compositore dalle origini pugliesi, più volte “Top Jazz”, con cui già da qualche tempo ho impostato una proficua collaborazione. Il Duo Pasquale Innarella ai sassofoni & Livio Minafra alla fisarmonica appartiene a quella sfera di desideri che mi ruotano in mente, in sintesi quelli di creare continuamente commistioni di suoni e persone. Il repertorio è composto da brani miei e di Livio. Di essi, alcuni hanno una scrittura formale, di tipo classico, e altri permettono un’apertura espressiva senza limiti strutturali. Questo modo di utilizzare tutte le diverse forme del jazz, sia antiche, come la forma canzone, sia moderna, come l’utilizzo di scale modali e altre forme più attuali, e comunque tutte le strutture formali e armoniche che utilizzo, sono sempre messe a servizio della possibilità di esprimere al meglio il mio pensiero artistico.
Poi toccherà anche al Quartetto.
Considero il Quartetto a mio nome il gruppo più maturo e adulto del mio pensiero musicale. Con me, ci sono Francesco Lo Cascio al vibrafono, un musicista dal fortissimo temperamento, Pino Sallusti al contrabbasso e Roberto Altamura alla batteria. Il concerto sarà accompagnato dalle suggestive immagini prodotte, montate e proiettate dal videomaker Mario Perrotta che sarà con noi a Sparanise. Nei suoi dieci anni di vita ha tenuto tanti concerti ed ha realizzato due Cd che faranno parte della performance al prossimo Teano Jazz. Il nuovo lavoro è il tentativo che, tenendo conto anche dei risultati delle vendite di dischi, direi meglio riuscito. Tra le intenzioni c’è stata l’idea di fare del jazz partendo anche da stimoli e spunti della propria terra di origine ma tenendo ben presenti i maestri del jazz e, al tempo stesso, affrancandosi da tutte le possibili tentazioni di imitazioni. Non a caso ho scelto di dedicare il mio ultimo lavoro, Uomini di Terra, a Giuseppe Di Vittorio (sindacalista pugliese che difese strenuamente i diritti dei contadini nel primo dopoguerra, n.d.r.), uomo amatissimo dal popolo delle terre, braccianti e contadini, persona oggi quasi dimenticata ma che io ritengo dovrebbe essere una fonte di ispirazione per i politici moderni. Tutti i temi scritti, dai quali prendono slancio le parti improvvisate, sono spunti presi da canzoni popolari che mia nonna cantava durante le fasi del lavoro contadino o nelle feste del paese. Sono tracce profonde, che mi appartengono in modo indelebile.
Anche per un musicista “disincantato” come Pasquale Innarella, la partecipazione a un Festival come il Teano Jazz, che da un ventennio persegue la diffusione della cultura del jazz in ambito popolare, suscita emozione e curiosità, soprattutto un’occasione per incontrare altri musicisti appartenenti alla propria “sfera d’azione” musicale, come ad esempio Angelo Olivieri e Silvia Bolognesi…
Teano Jazz è una bellissima manifestazione proprio per la sua vocazione alla creazione di commistioni, proposte e occasioni di incontro sia dei diversi linguaggi del jazz, sia di persone, musicisti e operatori del settore, nuovi e “vecchi amici” con cui hai collaborato e che condividono la “passionaccia” per questa nostra fantastica musica, l’opportunità di fare concerti dal vivo. Queste occasioni, per gli artisti, rappresentano il cuore pulsante del jazz. Sono momenti indispensabili sia per il musicista, che vede gratificato il proprio lavoro, sia per il pubblico che, per un paio di ore, trova cibo prezioso per la sua mente e la sua sfera emotiva con stimoli e sensazioni irripetibili. Arrivederci quindi al Teano Jazz Festival, ci vediamo il 19 luglio a Piedimonte Matese ed il 21 a Sparanise. Affettuosità e viva “il jazz per tutti”.