Creativita’, duttilita’ e tecnica sono le doti di Paolo Di Sabatino, ex-giovane talento del pianismo nostrano, ora certezza del jazz (e non solo) di casa nostra. “The Sweetest Love” e’ il suo ultimo disco per l’etichetta giapponese Atelier Sawano. Ne abbiamo parlato un pò con lui…
Sound Contest: Quarant’anni, di cui venti passati a calcare i palchi piu’ prestigiosi d’Europa e d’Oriente, possiamo aggiungere adesso. Insolitamente in apertura, raccontaci con una parola di cosa sa questo sguardo all’indietro.
Paolo Di Sabatino: Un’unica parola? Passione.
S.C. I tuoi dischi sembrano nascere sotto l’influsso di un magico elisir grazie al quale chiunque ti ascolti si innamora del tuo pianismo. Quale pensi sia la qualita’ piu’ incisiva del tuo talento, cos’e’ che colpisce al cuore i tuoi ascoltatori?
P.D.S. Non dovrei dirlo io, ma credo la sincerita’ del mio approccio musicale, sia esecutivo che compositivo. Inoltre ho un rapporto molto fisico con lo strumento e cerco di trasferire le mie emozioni direttamente dal cuore alle mani. Credo che questo sia percepito da chi ascolta la mia musica.
S.C. Cos’e’ che alimenta invece questa insesauribile vena creativa, tra l’altro cosi’ articolata da variare tra hard bop, swing, latin jazz, tango….?
P.D.S. Mi ritengo molto fortunato ad avere sempre qualcosa di nuovo da dire e ad essere cosi’ recettivo nei confronti della musica bella che ha certamente influenzato la mia vena compositiva. Dalla musica classica alla canzone italiana, passando ovviamente per il jazz e la musica sudamericana: tango, samba e bossanova, salsa cubana.
S.C. La tua composizione preferita o il pezzo che ti gira ultimamente nelle orecchie e quella che, senza dubbi, dedicheresti ad una donna?
P.D.S. La composizione preferita, o sicuramente una delle preferite, e’ “O que sera’ que sera’” di Chico Buarque De Hollanda, canzone nota in Italia anche per una versione di Fiorella Mannoia con testo di Ivano Fossati. Ieri sera ho suonato una canzone che senza dubbio qualsiasi musicista dedicherebbe ad una donna, “El dia que me quieras” di Carlos Gardel.
Io personalmente gia’ da diverso tempo faccio dediche a mia moglie e mia figlia. Caterina, la mia bimba, ha gia’ diverse dediche: “Caterina” (nell’album “Le canzoni di Caterina”), “10 gennaio 2005” e “Chiara eamp; Caterina” (nell’album del gruppo Funkallero), “Giocando” (nell’album “Atelier of Melody”) e “Balla con Teddy” (nell’album “The Sweetest Love”). Inutile sottolineare quanto sia cambiata la mia percezione dell’amore da quel 10 gennaio…
S.C. Tra le tue collaborazioni emergono nomi importanti sia nel mondo del jazz, sia nel mondo della musica leggera, come Antonella Ruggiero, Mario Biondi o ultimamente Fabio Concato. La tua duttilita’ e’ ormai riconosciuta, ma qual e’ stata l’esperienza piu’ formativa o quella che ha alimentato il trasgressivo infrangere delle regole dell’appartenenza ad un genere e la sapiente mescolanza di stili?
P.D.S. Mario Biondi e’ un cantante di estrazione black, quindi si avvale della collaborazione di jazzisti in maniera sistematica. Direi Antonella Ruggiero per aver accolto nel suo mondo musicale sonorita’ differenti provenienti dal mio, anche se il mio amore viscerale per le canzoni di Concato fanno propendere il lato emotivo verso Fabio.
S.C. Il progetto per l’etichetta giapponese Atelier Sawano, a proposito di mescolanza di stili e alterita’ di linguaggio, come si colloca sulla scena musicale di questi tempi? In che termini il giappone si interessa al nostro linguaggio occidentale?
P.D.S. Il Giappone ama l’Italia, i giapponesi amano il jazz, ecco che i jazzisti italiani trovano spesso grande attenzione in questo meraviglioso Paese.
S.C. Parlami un po’ del tuo tour in Giappone. “The Sweetest Love” non e’ il primo album realizzato per un etichetta giapponese. Perche’ questo legame cosi’ forte con una cultura cosi’ lontana e cosi’ diversa? E cosa si prova a suonare per quel pubblico? In cosa e’ diverso da quello italiano ed europeo?
P.D.S. E’ stata un’esperienza esaltante, non ero mai stato in Giappone e andarci da musicista a suonare al mia musica e’ stata una grande soddisfazione. “The Sweetest Love” e’ il terzo album realizzato per Atelier Sawano, uno in piano solo e due in trio. Il produttore Minoru Sawano (titolare dell’etichetta insieme al fratello Yoshiaki) mi ha contattato qualche anno fa dopo aver ascoltato il mio album “Threeo” e ora sono un loro artista esclusivo per il Giappone.
Il pubblico e’ molto attento e tendenzialmente piu’ propenso di quello italiano a dare attenzione a nuovi artisti. Hanno un rispetto per la musica al limite dell’adorazione.
S.C. Dal tuo ultimo album e’ stato estratto un video. La canzone e’ “Balla con Teddy“. Perche’ avete scelto questo brano e raccontami come e’ nata l’idea di girare questo video in Giappone durante il vostro tour di dicembre.
P.D.S. Il video e’ venuto per caso. Ho portato la videocamera come un turista qualsiasi. Tornato a casa mi e’ venuta l’idea, ispirata dal mio ufficio stampa, di far montare il girato. Il brano lo abbiamo praticamente scelto insieme a Nicoletta Polliotto (di Muse Comunicazione), d’accordo sul fatto che fosse il piu’ adatto alla produzione di un videoclip.
E’ dedicato a mia figlia Caterina, quindi un motivo in piu’ per sceglierlo.
S.C. Nella tua attivita’ di musicista figurano anche pubblicazioni didattiche per lo studio del jazz pianistico come: “15 pezzi per giovani pianisti”, “Jazz reflections”, “Quaderno pratico di musica jazz”. Inoltre sei attualmente docente di jazz presso il Conservatorio “A. Casella” di L’Aquila. Come vivi la tua dimensione di insegnante?
P.D.S. Mi piace molto il rapporto con i miei allievi, riesco a trovare molti stimoli nel confronto settimanale con la mia classe. Le pubblicazioni sono state uno sfogo naturale di un percorso personale legato alla composizione e alla sua valenza didattica.
S.C. Qual e’ la prima cosa che dici a un nuovo studente quando si siede al pianoforte?
P.D.S. Gli chiedo di suonare una qualsiasi cosa a suo piacimento, per capire il suo rapporto con la musica e il suo livello di preparazione e di inventiva.
S.C. Che peso assume la musica in un contesto di emergenze emotive e pratiche nella ricostruzione di una realta’ vivibile e un difficile ritorno alla normalita’, dopo il terribile terromoto?
P.D.S. Fortunatamente proprio grazie alle nostre immersioni nella musica riusciamo a sgombrare la mente dai brutti pensieri. E devo dire che ci ha aiutato la nuova sede del Conservatorio, provvisoria (e’ in previsione tra 4-5 anni la nuova sede) ma molto accogliente e piena di energie positive.
S.C. Si puo’ definirti un maestro della contaminazione? E cosa rispondi a tutti i puristi del campo?
P.D.S. Maestro non direi, sicuramente sono una sorta di spugna! E ai puristi dico che le emozioni non hanno colore e non provengono da una sola direzione.
S.C. Parlaci dei tuoi progetti, in particolare dell’ultimo trio “Tango or not tango” con Davide Cavuti con cui recentemente ti sei esibito a Teramo.
P.D.S. In realta’ “Tango or not tango” e’ un progetto formato da 7 musicisti di base, il mio jazz trio (Marco Siniscalco al contrabbasso e mio fratello Glauco Di Sabatino alla batteria), Davide e un quartetto d’archi. Il concerto lo abbiamo fatto a Borgo Spoltino, una Country House di Mosciano S. Angelo (Te) che ospita concerti da qualche anno. E’ un progetto molto bello e stimolante che mi vede anche in veste di arrangiatore per archi, cosa che mi ha dato una soddisfazione che si rinnova ad ogni esibizione.
Da una costola di questo gruppo e’ nato il progetto Italiani di Argentina, un trio con Davide Cavuti e la cantante Pilar, grande talento della canzone italiana.
S.C. Se la tua musica fosse un vino, sarebbe un rosso corposo, uno spumante o un bianco fermo?
P.D.S. Mi piace questo accostamento! La mia musica vorrei fosse come una bella serata di degustazioni, dove si inizia con un Prosecco e si finisce con un Passito di Pantelleria che accompagna un dolce, passando per un corposo Montepulciano d’Abruzzo. Gli stati emotivi che si susseguono nei miei concerti sono molteplici: ironia, passione, sensualita’, gioia, riflessione, tristezza. Ad ogni momento il suo vino…
S.C. La splendida copertina del tuo ultimo disco dice di innocenza, scoperta, curiosita’, confronto… cosa dice la musica al suo interno?
P.D.S. Vedi la domanda precedente… nei miei cd, come nei miei concerti, suono quello che sento al momento. Quindi trovi il brano ironico e giocoso, quello riflessivo, quello passionale…
S.C. Raccontaci i cambiamenti che senti importanti tra “Harem” e “The Sweetest Love”.
P.D.S. Credo che ogni lavoro debba essere la testimonianza di quello che si vive. A 20 anni si suona in un modo, ogni anno che passa si aggiunge un tassello nuovo e lo stile si evolve. Le esperienze di vita ti segnano nel bene e nel male e vanno ad arricchire il modo in cui esprimi e comunichi le tue emozioni con la musica.
S.C. I tuoi prossimi impegni?
P.D.S. Sto finendo la realizzazione di un cd dedicato a canzoni di musica leggera scritte da me e cantate da alcuni nomi importanti…uscira’ in autunno.