Torniamo a parlare di canzoni con il nuovo disco dei Piccoli Animali Senza Espressione, i P.A.S.E., che pubblicano per Sussuround un lavoro dal titolo “Sveglio Fantasma”. Si torna a parlare di canzoni, come dicevo nel titolo, perché trovo che in queste 11 nuove scritture vi sia tutto quello che pian piano, tra mode e finte trasgressioni di banale originalità, si sia perso di vista. Ovvero mi riferisco alla MELODIA. E non a caso a guarda bene la critica che ha ricevuto questo disco punta molto l’attenzione su questo. La canzone dei PASE è forte di melodia, una scrittura efficace di ritornelli, strofe (spesso più forti degli incisi stessi) e arrangiamenti che sono protagonisti ma con molta discrezione. Mancano appena di testi con riferimenti assai specifici di letteratura e mitologia antica che, confesso, hanno lasciato in difficoltà anche me. E nonostante questo è vero che il suono di ogni cosa, dalla singola parola scelta alle soluzioni più inaspettate (si ascolti con quanto gusto per esempio una pallina di ping pong sappia fare la differenza) coincidano con un unico che è la poetica cantautorale di questo disco. Niente svetta solitario e niente viene tralasciato. Insomma: un bellissimo lavoro d’autore in questo scenario ampiamente inflazionato e violentato di cultura e bellezza che la musica leggera pop italiana.
Mi incuriosisce molto il nome del progetto. Piccoli Animali Senza Espressione. Che tipo di raffigurazione è?
E’ il titolo di un racconto di David Foster Wallace. Una sera eravamo tutti insieme a casa di Edoardo, in campagna. Poi qualcuno ha cominciato a parlare di Piccoli Animali Senza Espressione proprio mentre si cercava un nome per il gruppo. Così abbiamo colto il titolo al balzo!
Le liriche: direi che dietro questo disco siano prepotenti ed estremamente efficaci i testi. Ci raccontate la genesi e l’ispirazione da cui prendono vita? Perché sarete certamente d’accordo con noi: sono testi assolutamente particolari.
Le liriche nascono dalle suggestioni che musiche e melodie trasmettono. Prima si trasformano in immagini e poi da queste in parole. Attingono alla storia, alla letteratura e all’arte, ma talvolta sono i ricordi che affiorano, i suoni, gli odori del proprio vissuto, tra foto ingiallite e città dell’anima, strade tortuose e vette da scalare.
Le melodie: ecco un altro punto forte. Da qui il connubio con i suoni e con le parole scelte è assolutamente vincente. Quindi una banalissima domanda trova terreno fertile: chi ha ispirato chi? Melodie e testi come hanno colloquiato assieme per il risultato finale?
Edoardo è l’ideatore delle melodie. Annalisa le ascolta e ne percepisce l’emozione e l’intenzione intrinseca. Talvolta c’è un breve scambio sulla tematica, ma non sempre. La linea melodica si trasforma in sillabe, in accenti e metrica, finché i testi non traducono le melodie come se queste stessero già raccontando una storia.
Punto un attimo il focus sui Virginiana Miller: una radice forte viene anche “da loro”. Quanto e come questo ha contaminato e/o condizionato parte della produzione?
Con i Virginiana Miller è stata una esperienza intensa e importante che ha sicuramente inciso nella formazione di Andrea Fusario. Nessuna contaminazione diretta se non forse nell’idea di formare un gruppo impegnato in una ricerca di qualità sia dal punto di vista musicale che testuale.
In ultimo veniamo al video. Anche io sento di concordare come gran parte della critica si è espressa a riguardo: forse un video non di pari livello del disco. Il vostro punto di vista? Ce lo raccontate? Perché anch’esso è assai poco didascalico e molto immaginifico…
E’ un video nato quasi per gioco, girato durante gli ultimi giorni di registrazione. Dimitri Niccolai (il produttore artistico dell’album) era venuto dalle nostre parti con le sue scatole dipinte. Sulla spiaggia abbiamo cominciato a ballare. Una sorta di mix and match in tutta leggerezza!