La giornata di martedì 17 luglio comincia con una passeggiata ‘musicale’ su Corso Vannucci: swing, soul, blues, gitan jazz e musica brazil ci avvolgono e accompagnano il nostro incedere.
Alle 11.30 ecco comparire i Funk Off che, sempre accompagnati da un folto ed appassionato pubblico, suonano diversi brani tratti dal loro ultimo cd, It’s Ok. Non mancano pezzi d’essay come Waking Up At Umbria Jazz e The Funkin’ Been.
Dopo una pausa pranzo, nei Giardini Carducci, alle ore 16,00, si esibisce una delle band finaliste del Conad Jazz Contest: l’Ergio Valente Trio. Originari di Mondragone, in provincia di Caserta, i tre ragazzi propongono un repertorio ispirato agli standard del jazz americano, di piacevole ascolto.
Alle 17,00, sul palco del Teatro Morlacchi, applaudiamo il sassofonista Emanuele Cisi che, insieme a Rosario Bonaccorso al contrabbasso, a Dino Rubino al pianoforte ed alla tromba ed a Adam Pache alla batteria, ha dato vita all’omaggio a Lester Young.
“No Eyes” è il titolo del disco – uscito sia in formato CD che in vinile – e dell’omonimo concerto live.
Il brano di apertura è Lester Left Town, dedicata da Wayne Shorter a Young quando morì.
Il libro che ha ispirato Cisi nella realizzazione di questo omaggio è quello del poeta americano David Menzel, recentemente scomparso. “No eyes” vuol dire ‘non voglio vedere, non voglio sapere’.
Lester Young – soprannominato Prez da Billie Holiday – si ritirò, infatti, nell’ultimo anno della sua vita, in una camera d’albergo, dove, da solo, di fronte al Burnland park, beveva gin, suonava e non si alimentava con nulla altro, se non di questo.
Ed ecco quindi Presidential Dream, composta da Cisi, che narra di Lester che sogna, mentre si trova in questa stanza di hotel di fronte al Burnland.
Ed ancora Tickle Toe, brano di Young suonato con grande successo dalle big bands.
Charles Nichols, quando Young morì, gli dedicò il brano Goodbye Porkpie Hat, volendo indicare, con questa espressione, il tipo di cappello che Prez indossava sempre.
Propongono dunque un pezzo che si suonava spesso durante le jam sessions, quando si tirava a far tardissimo, fino all’alba, per imbastire una ‘battaglia’ fino all’ultima nota.
That’s All chiude il concerto.
Il bis è un vero e proprio monumento della musica di Young: These Foolish Things.
Un concerto davvero profondo ed emozionante: un alternarsi di malinconici blues ed allegri swing che hanno conquistato l’entusiasta pubblico presente.
Torniamo ai Giardini Carducci, dove, alle 19,00, la band del pianista e cantante Bob Malone sta esibendosi per una nutrita ed interessata platea. La sua bella voce, condita dallo spiccato savoir faire, costituiscono un connubio davvero vincente e gli avventori della zona sottolineano con applausi entusiasti il gradimento per il programma proposto.
Il Teatro Morlacchi, ospita, alle 22,00, una delle perle jazz di questa quarantacinquesima edizione: il quartetto del batterista Billy Hart con ospite Joshua Redman al sassofono.
Hart, quasi ottantenne, ha una vitalità incredibile: introduce ogni brano con elegante simpatia, scherza con i colleghi musicisti e suona la batteria con artistico impeto. Inizia la sua carriera suonando R&B con Sam & Dave ed Otis Redding. È stato sempre il batterista di prima scelta, quando si trattava di aprire una nuova collaborazione artistica; si è infatti esibito tanti grandissimi nomi della scena jazz americana e mondiale: Miles Davis, Joe Lovano, Herbie Hancock, Stan Getz e Oscar Peterson, tanto per citarne alcuni.
Completano l’ensemble presente sul palco il pianista Ethan Iverson – dal tocco sopraffino – ed il contrabassista Ben Street, allievo di Buster Williams.
Un concerto di brani originali e standard jazz per intenditori, che gustiamo dalla prima all’ultima nota,tra brani di atmosfera soul e momenti più sperimentali.
In Piazza IV Novembre ci travolge il ritmo della band Con Brio. Questo giovane gruppo proveniente da San Francisco e capitanato da Ziek McCarter propone un repertorio di soul psichedelico e funk. E coinvolge le folle: la piazza, gremita, balla insieme a loro e segue le indicazioni di questo carismatico e giovane leader, che ricorda il primo Michael Jackson.
Ultimo appuntamento della giornata è all’ 1,00 di notte con il trascinantissimo ‘uomo dello zydeco’, mix riuscito di musica francese e creola con il blues: Rockin’ Dopsie Jr!
La folla dei Giardini Carducci è tutta per lui, che canta, balla, salta, richiama continuamente all’attenzione il pubblico al grido di “PArugia!”, che fa da intercalare alle sue performance.
E mentre propone brani più dolci come Hey Jude dei Beatles, Purple Rain di Prince ed I Feel Good di James Brown, passa alle ben più ritmate Hey Baby, Tutti I Frutti e Superstition di Stevie Wonder.
Il pubblico è in totale visibilio, mentre lui “suona” una enorme ‘grattugia’, appare all’improvviso in platea e stringe le mani agli spettatori e culmina gettandosi letteralmente sul pubblico, che lo ‘prende’ a volo.
Esilarante chiusura di questa giornata in musica.
A Domani.