Oggi vi lasciamo ascoltare in anteprima solo da queste pagine un disco d’esordio in uscita il prossimo 24 ottobre per Brutture Moderne. Parliamo di Jazz a firma di nuove leve di questo tempo moderno. Ma parliamo di radici classiche del jazz che ci rimandano ai pilastri che hanno fatto scuola e questo Ep, come punto di partenza, sceglie appunto l’origine e stilemi che hanno fatto scuola. Un punto di partenza per poi – come ci diranno tra poco – scegliere anche l’uso di tecniche elettroniche e perché no variazioni sfacciate sul tema. Ecco, da firme giovani del jazz mi pare atteso forse un coraggio di alterare la strada maestra sin da subito con modi sfacciati e, perché no, anche arroganti. Sono Marco Pierfederici (piano and keyboards), Vito bassi (basso elettrico) e Mattia Zoli (batteria). Sono i Not To Mention Trio e questo è il loro primo lavoro di inediti in studio. Il suono e i suoi ricami al centro di tutto. Non serve parlare oltre…
Visto che siete giovanissimi mi incuriosisce: secondo voi il futuro immediato inizierà ad accogliere l’elettronica anche nel jazz?
Il jazz ha già accolto l’elettronica da diverso tempo e in diversi modi, in qualche modo la fusione tra questi ha già anche una vera propria storia. Basti pensare agli esperimenti di Miles, alle sonorità e la ricerca dei Weather Report o alla creatività di Herbie Hancock e Chick Corea. La difficoltà e la bellezza sta nel rievocare questo genere e renderlo personale con le infinte possibilità che la tecnologia dei nostri giorni ci offre.
Non ha bisogno di essere citato, menzionato… comunque non serve altro da dire… sembra anche una critica alla società moderna che tanto ama fare rumore con le chiacchiere. O sbaglio?
Il titolo “Not to mention” ovvero “Per non parlare”, come hai espresso nella domanda, vuole essere evocativo per noi ma anche fare riferimento al solo e puro ascolto di questo genere underground, sotterraneo, clandestino quale è il jazz. Una musica nata per comunicare dove le parole non bastano, dove chi suona racconta una storia e chi ascolta ne diventa il protagonista.
E voi che rapporto avete con l’elettronica?
Momentaneamente non abbiamo composizioni in cantiere che vedono l’elettronica come parte integrante del nostro lavoro, poiché in questo momento stiamo finendo di realizzare l’album con il quale chiuderemo il capitolo dell’ep. Ma l’idea di affrontare il mondo “elettrico” ci attira molto…
Nel video di presentazione, rigorosamente live in studio, avete scelto Copperways come manifesto di presentazione. Ha una ragione stilistica precisa? Come se in questi quasi 5 minuti sia racchiuso tutto?
In realtà no… Cooperways è il brano con le sonorità più classiche e rappresenta un punto di partenza nell’evoluzione dei nostri brani all’interno dell’ep, pur mantenendo al contempo una forte identità.
Sarà per questo che in copertina vedo un’arte astratta, senza titoli e menzioni particolari? Anche componibile, come a lasciar aperte tante diverse chiavi di lettura….
Senz’altro la copertina ha l’obbiettivo di trasmettere un’emozione chiara, un pensiero preciso, quello di interrompere il flusso di parole giustificatorie che oggi girano intorno alla musica. L’obbiettivo dei nostri brani è quello di stimolare nell’ascoltatore un’idea personale, pura, incontaminata…