Chiusura degna di nota per la XIII edizione di Jazz In Parco, festival ospitato nella splendida cornice di Palazzo Fienga a Nocera Inferiore. Nonostante le solite difficolta’ economico-burocratico-organizzative che ben conosce chi ha l’onore-onere di organizzare una manifestazione cultural-musicale in Italia, nonostante il maltempo che ha preso di mira la Campania proprio nei giorni della manifestazione, gli sforzi degli organizzatori sono stati senz’altro premiati. Un festival in crescendo, quello di quest’anno, che si e’ concluso con la superba performance di una delle musiciste piu’ rappresentative della musica portoghese contemporanea.
Non ama essere definita cantante di jazz, e nemmeno di fado. E fino all’eta’ di 25 anni non avrebbe mai pensato di fare la cantante o di esserne capace. Non avrebbe mai immaginato, Maria Joao, che la sua voce, cosi’ potente, duttile, calda ed elastica l’avrebbe portata in giro per il mondo. Ma scoprire la sua dote e appassionarsi ai grandi del passato fu tutt’uno e, seppur inizialmente attraverso dischi di standard, si fece notare con positivo stupore dal mondo della musica.
Oltre che una stupefacente voce, Maria Joao ha anche una “bella testa”, che le ha permesso di crescere e sperimentare. Dagli standard al free con la pianista giapponese Aki Takase e talvolta Niels Orsted-Pedersen, ai gruppi con musicisti dell’ “avanguardia” portoghese che riprendevano la musica della tradizione lusitana attraverso suoni contemporanei. E da qui il rapporto privilegiato con Mario Laginha e la prima produzione Verve. Senza trascurare le incursioni in progetti di Zawinul o Gilberto Gil.
Un produzione copiosa la sua, dunque, e che risente inevitabilmente del sangue materno, dei suoni e dei ritmi del Mozambico, che a contatto con la tradizione portoghese danno vita ad un unicum sonoro, esaltato dalla grande inventiva improvvisativa della nostra e del quale siamo stati testimoni nell’ultima serata di Jazz in Parco.
Maria Joao e’ ospite del festival nocerino con il fedele Mario Laginha, la cui collaborazione dura ormai dal 1994, anno di nascita di “Dancas”, primo disco del neonato connubio per la Verve. Laginha e’ un pianista “preciso”, tecnicamente ineccepibile, ma soprattutto grande conoscitore delle doti vocali della Joao. Questo significa arrangiamenti cuciti su misura, tali da costituire una tappeto armonico dal quale partire ed esaltarsi in improvvisazioni mai scontate.
Il quintetto e’ completato da Bernardo Moreira al contrabbasso, Alexandre Frazao alla batteria e dal sassofonista inglese Julian Arguelles e presenta le composizioni dell’ultima fatica di casa Universal, “Chocolate”, a 25 anni da “Dancas”. E’ il dodicesimo disco della “premiata ditta”, che per l’occasione ritorna alla formazione “a cinque” dopo vari dischi in duo. Brani originali e standard alla maniera di Laginha si alternano trascinando il pubblico in un viaggio tra America, Africa e Vecchio continente, musica e danza. Nulla manca da “When You Wish Upon a Star”, quanto mai sghemba, stralunata e carica di fascino, fino a “Sweet Suite” di Mario Laginha, in cui la voce di Maria Joao si fonde con il piano in un esercizio che va oltre la tecnica pura e genera emozioni e gioia. Unica nota stonata: il gruppo chiude senza nemmeno un bis, lasciando nel pubblico un velo di tristezza per cio’ che ancora poteva essere e non e’ stato.
Jazz in Parco 2010
Dal fado al Samba
Nocera Inferiore, 27 giugno 2010
MARIA JOAO E MARIO LAGINHA Quintet
MARIA JOAO, voce
MARIO LAGINHA, piano
BERNARDO MOREIRA, contrabbasso
ALEXANDRE FRAZAO, batteria
JULIAN ARGUELLES, sax