MICHELA LOMBARDI | La ritrovata vitalità con l’omaggio a Sting

Michela Lombardi è una cantante jazz (e autrice) dal timbro setoso, vellutato, carezzevole, dall’elegante comunicatività e dalla spiccata sensibilità interpretativa. Nell’arco della sua brillante e prolifica carriera ha condiviso palco e studio di registrazione insieme a numerosi musicisti di blasone nazionale e internazionale, fra i quali Phil Woods, Don Byron, Steven Bernstein, Renzo Arbore, Renato Sellani, Marco Tamburini, Stefano Bollani, Danilo Rea, Riccardo Fassi, Piero Frassi, Gabriele Evangelista, Bernardo Guerra. Inoltre, è la voce del Nico Gori Swing 10tet e collabora con la contrabbassista jazz Silvia Bolognesi nella Fonterossa Open Orchestra. Oltre che (ovviamente) in Italia, come a Umbria Jazz, la cantante toscana è stata apprezzata anche al di fuori dei confini nazionali, ad esempio in Inghilterra, Francia, Israele. Di recentissima pubblicazione, per l’etichetta OceanTrax Records, il suo nuovo disco intitolato “When We Dance – The Music of Sting – Vol. 2” realizzato con il Piero Frassi Circles Trio, formato da Piero Frassi (pianoforte, melodica, Fender Rhodes e tastiere), Gabriele Evangelista (contrabbasso) e Bernardo Guerra (batteria), un disco in omaggio a Sting, stella mondiale del pop (e non solo), del quale Michela Lombardi racconta la genesi e descrive il mood.

Immagine di copertina di Silvia Malatesta

 

ph Giorgio Leone

“When We Dance – The Music of Sting – Vol. 2” giunge dopo “Shape of my Heart”, del 2019, anche in questo caso un caloroso omaggio a Sting, uno fra i più rappresentativi e influenti artisti degli ultimi quarant’anni a livello mondiale. In questo nuovo album, specialmente dal punto di vista stilistico e del sound, sono presenti più analogie o differenze rispetto al lavoro discografico di due anni fa?

Sono molto affini, ma forse se ripenso alla tracklist di “Shape of my Heart” trovo più brani lenti (mi vengono in mente Fields Of Gold, Dienda e Sister Moon) e solo tre dal groove più vicino al funk (Wrapped Around Your Finger, It’s Probably Me e The Windmills Of Your Mind, che tra l’altro sta continuando ad avere molti streams, oltre duecentotrentamila adesso), mentre in questo ci sono più brani groovy e soulful. Forse avevamo bisogno di esprimere l’energia accumulata in due lockdown? Di sicuro avevo tanta voglia di ballare mentre cantavo, come per celebrare una vitalità ritrovata.

Come per “Shape of my Heart”, anche in “When We Dance – The Music of Sting – Vol. 2” sei accompagnata dal Piero Frassi Circles Trio, formato da Piero Frassi (pianoforte, melodica, Fender Rhodes e tastiere), Gabriele Evangelista (contrabbasso) e Bernardo Guerra (batteria). Oltre all’interplay ormai consolidato, suscita interesse il confronto generazionale fra te, il pianista e due giovani leoni del jazz nazionale (seppur ormai molto conosciuti), dall’inestimabile talento, come Gabriele Evangelista e Bernardo Guerra. Questo mix di esperienza e gioventù, a tuo avviso, può rappresentare un valore aggiunto per il quartetto?

Sicuramente il drumming eclettico e caleidoscopico di Bernardo Guerra e l’audace inventiva melodica di Gabriele Evangelista apportano elementi di sorpresa e di energia che non fanno che aumentare il coinvolgimento e la voglia di metterci in gioco sia da parte mia che di Piero Frassi – e il tutto è corroborato comunque dal background di oltre una decina d’anni di amicizia e concerti con loro. È un meraviglioso stato di allerta continuo che fa germogliare la creatività.

A proposito di questo eccellente trio con il quale collabori ormai da tempo, quali sono le principali qualità artistiche di Piero Frassi, Gabriele Evangelista e Bernardo Guerra, scendendo più in profondità nei particolari tecnici, che ti hanno invogliato a intraprendere con loro il progetto, in questo caso specifico, dedicato a Sting?

Bernardo Guerra sorprende con continue trovate poliritmiche ipnotizzanti e felicemente spiazzanti, Gabriele Evangelista compone istantaneamente linee melodiche che sembrano venire da un altro pianeta. Poi, Piero Frassi, è la perfezione e l’infallibilità tecnica unite a un gusto melodico cantabile e a un timing solidissimo, per cui ci siamo imbarcati in quest’impresa puntando tutto sulla bellezza delle storie raccontate da Sting, sapendo che alla fine di ogni canzone ci saremmo guardati fra di noi con il sorriso complice ed elettrizzato di chi è appena rientrato alla base dopo un giro insieme sulle montagne russe.

Focalizzando l’attenzione proprio sulla musica dell’artista britannico, c’è un brano del nuovo album al quale ti senti particolarmente legata rispetto alle altre canzoni scritte da lui presenti sempre in questo CD?

Forse proprio il brano eponimo: When We Dance. Una melodia malinconica, a tratti sospesa e inattesa, con un climax quasi epico nell’inciso. La storia è un po’ quella di I’ll Be Around di Alec Wilder, in cui si racconta con dolore che l’amato ha scelto un’altra persona, ma si ribadisce la propria sensazione che questa persona non potrà amarlo come chi sta cantando, lasciando aperto un barlume di speranza nel lieto fine. E qui, il solo di pianoforte è dolcissimo.

Ritieni che per una cantante jazz e, ovviamente, per un trio jazz, considerando la policromia stilistica dei brani di Sting, sia più naturale arrangiare le sue canzoni appunto in chiave jazzistica?

Che Sting ami il jazz, lo suoni e gli strizzi l’occhio da sempre è molto chiaro nelle sue stesse composizioni. Basti pensare a Moon Over Bourbon Street e a Consider Me Gone, che erano già degli swing classici, per non parlare dei raffinati jazzisti con cui ha sempre suonato, a iniziare da Kenny Kirkland. È stato molto più complicato, invece, quando con il Riccardo Fassi trio (con Luca Pirozzi al contrabbasso e Alessandro Marzi alla batteria) abbiamo lavorato sui brani di Madonna per il disco “Live To Tell”. Lì, davvero, abbiamo impiegato anni per arrangiarlo, ma alla fine siamo rimasti molto contenti del risultato, impreziosito dagli   apporti di Don Byron e Steven Bernstein. Per la rilettura dei brani di Sting, invece, è stato tutto più semplice, perché lui stesso ha un gusto molto incline al jazz.

When We Dance – The Music of Sting – Vol. 2 è appena nato, ma sei già all’opera per presentarlo dal vivo?

Con i concerti dal vivo partiremo in primavera, ma proprio il 1° di gennaio del 2022 presenteremo il disco con un concerto in streaming nello studio in cui lo abbiamo registrato, ossia l’”House Of Glass” di Gianni Bini, dove tra l’altro è presente la nuova tecnologia Dolby Atmos (e a tal proposito sono in fase di lavorazione dei remix in Atmos dei brani del disco, in uscita ad anno nuovo). Dunque, non mi resta che invitarvi tutti a segnare l’appuntamento in agenda e a visitare il sito www.houseofglass.it per tutte le informazioni.