MELVINS / METALLICA

L’allucinato “slow/sludge metal” dei seminali Melvins e il colossale “speed/thrash metal” dei sempiterni Metallica. Due formazioni storiche dalla carriera trentennale, all’insegna di un rock estremo ma rivoluzionario, scisso tra le sembianze di un culto solo apparentemente sotterraneo e di un successo miliardario a livello planetario. Un medesimo canone di partenza veicolato attraverso due differenti paradigmi espressivi, ben esplicati dagli ultimi e recenti EP delle due band statunitensi. In entrambi i casi si tratta anche di un ritorno a casa, al marchio di fabbrica e al suono delle origini, anche se, a ben a ascoltare, coloro che vi riescono meglio sono decisamente i Melvins.

 

 

 

MELVINS:The Bulls And The Bees

Scion A/V Records (2012)

Voto: 7/10

 

Su certe leggende musicali si puo’ parlare e discutere finche’ si vuole. Nel bene e nel male (perche’ qualche passo falso l’hanno commesso pure loro) i Melvins restano un’incrollabile certezza e sicurezza. Da sempre uguali solo a essi stessi, King Buzzo e soci hanno cavalcato, in quasi trent’anni di carriera, mode, etichette e scene con rara coerenza e onesta’. Il loro e’ un suono riconoscibile, unico ed incompromissorio nonostante una certa dose di volontaria ripetitivita’. D’altronde, dopo una ventina di album in studio, una pletora di singoli, EP e tanti dischi dal vivo, sorprendere e’ un’impresa quasi impossibile. Eppure la band californiana originaria di Aberdeen (WA) qualcosa di nuovo e interessante in questo The Bulls And The Bees – disponibile in download gratuito sul sito dell’etichetta della Toyota (!?!), la Scion Audio Visual – riesce abilmente ad offrirlo. Non fosse altro che per delle strutture armonico-vocali allarmanti e avvolgenti, dipanate sul consueto lugubre mantra di riff chitarristici motosega, bassi cupi e abissali e ritmi tonanti temperati nell’acciaio. L’iniziale The War On Wisdom e’ un formidabile sabba marziale e liturgico, caratterizzato nel baricentro da un bellissimo coro. Seguono poi We Are Doomed e Friends Before Larry, laddove la prima si sviluppa in modo epicamente lento e pachidermico (e anche qui le parti vocali fanno la loro bella figura e differenza) per poi slabbrarsi nel “noise-doom” piu’ tetro e lancinante, mentre la seconda si rivela una ghironda “sludge-doom” ronzante e agghiacciante, introdotta da echi ed effetti rumoristicamente spettrali e luciferini. È il viatico giusto per il brano piu’ sperimentale e ascetico del lotto, A Really Long Wait, un manicheo viaggio “ambient” nei bassifondi dell’arcano, segnato da archi celestiali e cori neumatici e melismatici che ricalcano lo stile liturgico gregoriano. Inversamente poderosa, aggressiva ma piu’ accessibile e’ invece la traccia conclusiva, National Hamster. Una delle canzoni piu’ belle recentemente scritte dai Melvins, costruita su sciamannati riff “heavy hard rock” e deviate melodie psych-pop. Brutale e cattivo ma anche ironico e ilare, il gruppo mantiene, insomma, il suo peculiare carisma. Resta solo da attendere fiduciosi l’annunciato nuovo album Freak Puke intestato al side project Melvins Lite, vale a dire King Buzzo e Dale Crover coadiuvati dal bassista Trevor Dunn.

 

 

 

METALLICA: Beyond Magnetic

Vertigo Records (2012)

Voto: 6/10

Anch’esso proposto in versione download digitale (gratuito solo per il fan club), Beyond Magnetic raccoglie quattro tracce inedite, per quasi mezz’ora di durata, incise nel marzo 2008 durante le session dell’album Death Magnetic. Un modo per risalire la china e rientrare nelle grazie di quanti (tanti, troppi) tra critici e fedelissimi avevano negativamente accolto e criticato il quartetto californiano all’indomani della pubblicazione di Lulu (Vertigo, 2011), il fantomatico doppio album suonato e inciso in collaborazione con Lou Reed. Il tenore e il sound di questo materiale di risulta rimandano chiaramente al periodo e alle atmosfere del disco madre, astuta operazione di retroguardia “speed-thrash” che cerco’ il contatto con l’ispirata fase rivoluzionaria delle origini. La verita’ e’ che i Metallica, come accade a chi nel “music biz” ha avuto tutto e ha frantumato record di vendite e popolarita’, si trovano in una preoccupante situazione di stallo e impasse creativo. Nel terzo millennio ormai avviato fanno ancora molta fatica a rinnovarsi e a trovare una direttiva stilistica convincente che li riporti ai fasti di Master Of Puppets o al fulgore del mitico Black Album. In tal senso le architetture mid-tempo e medievaleggianti di Hate Train, gli anthemici riff, assalti e chorus di Just A Bullet Away, il motivo melodico cadenzato e strumentalmente cesellato di Hell And Back suonano ridicolmente ovvi, iperdatati e strasentiti. A metterci dentro pathos e grinta sembrano solo James Hetfield (che a prescindere dal canto sempre originale, drammatico e intenso si palesa chitarristicamente piu’ in vena rispetto all’axe-man ufficiale Kirk Hammett) e l’inossidabile Lars Ulrich, dispensatore di bestiali scudisciate su piatti e pelli. Si giunge cosi’, senza infamia a senza lode, alla conclusiva Rebel Of Babylon, suite “prog-thrash” che nello spazio di otto minuti vede il quartetto melinare e palleggiare su prevedibili “stop-and-go” terribilmente ancorati all’era NWOBHMa degli anni Ottanta. A questo punto auguriamoci solo che Rick Rubin aiuti subito il gruppo a ritrovare una nuova identita’ e divinita’.

 

Links:

Melvins: www.melvins.com

Metallica: www.metallica.com