Lui e’ uno dei crooner piu’ stimati del momento, con oltre 25mila dischi venduti dal 2007 ad oggi e con alle spalle numerosi sold-out nei principali club italiani di musica dal vivo (tra cui il prestigioso Blue Note). Stiamo parlando di Matteo Brancaleoni. Trentunenne, milanese di nascita e cuneese d’adozione, l’artista ha di recente conquistato anche il mercato giapponese sulla scia del successo del suo nuovo album, intitolato “New Life“, per la prestigiosa etichetta Irma Records.
Il disco, il terzo della luminosa carriera di Brancaleoni, e’ stato arrangiato da Nerio Poggi (in arte Papik) e prodotto dal talent scout e manager torinese Renato D’Herin. Il singolo di lancio del nuovo disco, “Copacabana” (rivisitazione in chiave latin del successo di Barry Manilow), e’ tra i brani piu’ trasmessi sui network radiofonici italiani e figura tra i dischi piu’ gettonati dell’Itunes Jazz Chart.
Matteo Brancaleoni si e’ aperto ai microfoni di Sound Contest e ha raccontato, tra le altre cose, di come Sanremo 2013 gli sia sfuggito per una pura casualita’…
La rivista francofona “Jazz Hot” ti ha collocato tra i nuovi talenti. Com’e’ iniziata la tua carriera artistica?
Canto da quando ero un ragazzetto. A sedici anni gia’ mi esibivo in America, a Chicago, anche se non a livello professionale. Seguivo mio padre all’estero per lavoro, intanto mi dilettavo con la musica. La svolta e’ arrivata nel 2004 quando, al termine di una serata con Franco Cerri (tra i piu’ autorevoli chitarristi jazz, ndr), lui mi disse che avevo la stoffa per diventare un vero cantante. Fu allora che decisi di intraprendere seriamente questa strada.
Di recente sei stato ospite all'”Edicola” di Fiorello. Com’e’ nata l’amicizia con il Fiore nazionale?
Siccome mi piace essere sincero e non approfittare di nessuno, voglio subito precisare che tra me e Fiorello non esiste un vero rapporto di amicizia. Tutto e’ iniziato diversi anni fa quando Fiorello conduceva Viva Radio 2 con Marco Baldini. Un giorno decisi di inviare loro un disco di mia produzione. Per un pò di tempo, pero’, non seppi piu’ nulla. Poi, un sabato, mi contatto’ l’amico musicista GeGe’ Telesforo dicendomi: “Hai sentito che ti hanno passato?”. In effetti le mie canzoni erano state trasmesse da Viva Radio. Poi, lo scorso dicembre, decisi di andare a conoscere e ringraziare personalmente Fiorello e, chiacchierando con lui, abbiamo concordato il mio intervento all’Edicola. Mi piace molto Fiorello. E’ un artista completo. Di lui ammiro la generosita’ e, ovviamente, la simpatia.
Maurizio Costanzo e Renzo Arbore figurano tra i tuoi piu’ illustri ammiratori.
E’ chiaro che la cosa mi lusinga. Sono stato ospite di Costanzo nelle sue trasmissioni ed e’ stata un’esperienza del tutto positiva. Con Arbore, invece, ci siamo conosciuti qualche anno fa in occasione dell’Umbria Jazz Festival. Abbiamo cenato assieme, anche con GeGe’ Telesforo; poi gli feci avere il mio disco “Just Smile” (2006) ed Arbore lo apprezzo’ molto.
Ricordi qualche aneddoto in particolare?
Ce n’e’ uno molto divertente. Avevo un amico che imitava Arbore in modo superlativo. Un giorno mi squilla il telefonino e, dall’altra parte, sento la voce di Renzo che si complimentava con me per il mio cd. Siccome non avrei mai pensato di venir contattato direttamente da Arbore, pensai subito ad uno scherzo da parte del mio conoscente. Chiusi subito la chiamata. Due secondi dopo Arbore mi richiamo’ quasi attonito, spiegandomi che non si trattava di una bufala. Non sapevo piu’ come scusarmi.
Celebre il tuo duetto con il superconosciuto crooner canadese Michael Buble’.
Con Michael posso tranquillamente vantare un rapporto di amicizia, perchè ci conosciamo da tempo. Tuttavia non lo sento da un pò: si e’ sposato, ha la sua vita e la sua carriera. Come ricordavi, abbiamo duettato durante un suo concerto e ricordo il momento con immenso piacere. Ho incontrato Michael per la prima volta nel
L’anno scorso hai lanciato il tuo ultimo disco, “New Life”. Perche’ la scelta di questo titolo?
“New Life” e’ arrivato dopo due anni dall’album “Live in Studio” e rappresenta un approccio nuovo nei confronti della musica e, in particolare, del jazz. Una sorta di evoluzione nella mia carriera. “New Life” e’ nato dall’incontro con l’autore Nerio Poggi, in arte Papik, con cui ho collaborato per quasi un anno e mezzo. Il disco contiene undici tracce di cui sei cover di grandi brani e cinque inediti, due dei quali mi hanno visto, per la prima volta, anche in qualita’ di autore oltre che di interprete.
Molto gettonato il singolo “Copacabana”.
“Copacabana” e’ la quarta traccia presente in “New Life” e altro non e’ che la cover di Barry Manilow datata 1978. La versione che offro e’ resa piuttosto accattivante grazie all’incalzante e energico bit latino. Il video di “Copacabana” e’ stato trasmesso in anteprima su Radiomontecarlo TV e vede il sottoscritto cimentarsi in svariati personaggi e ruoli, mettendo in mostra le doti espressive tipiche del crooner.
Come mai non ti abbiamo visto quest’anno a Sanremo?
In realta’ ho tentato di partecipare all’ultimo Festival, ma la vicenda ha quasi del surreale.
Allora raccontacela.
Devo innanzitutto premettere che ho deciso di cimentarmi per l’esperienza sanremese molto tardi. Una di quelle idee o ambizioni che ti vengono all’ultimo, io sono molto fatalista. Ebbene, per la kermesse di quest’anno, il termine ultimo per la consegna del materiale (canzone, testo, ecc.) era lo scorso 31 ottobre. Arrivo ad incidere il pezzo il 29 ottobre, per poi spedire il disco il
Non hai pensato di fare ricorso?
In questi casi i ricorsi sono parecchio onerosi e quindi, come si suol dire, il gioco non valeva la candela. Si vede che era destino che non partecipassi al Festival. Sara’ per la prossima volta.
Ti lascio uno spazio per dire quello che hai voglia.
Caspita! Allora avrei dovuto prepararmi! Scherzo, ovviamente. A gennaio il mio ultimo cd e’ finalmente sbarcato in Giappone con successo. Spero che la mia carriera possa continuare con un sempre piu’ ampio respiro a livello internazionale. In Italia si rincorre sempre l’idea del “mattatore”, e’ forse piu’ semplice farsi conoscere all’estero. Sono orgoglioso che la musica che propongo sia ovunque ben accolta.