MASSIMILIANO CUSUMANO | Crocevia di culture nel suono

Isola Italiana, regione di città e di paesi. Regione di mare. Ma proprio per questo diviene porto di un mondo intero che arriva e contamina. Ed il musicista e compositore Massimiliano Cusumano non resta indifferente a questo crocevia. Eccoci a raccontarvi questa nuova fatica di composizioni che divengono pitture sempre fresche che a toccarle cambiano i contorni. Un disco dal suono che forse poteva essere maggiormente pregiato o decisamente più sporco di polvere e invece si mantiene in un equilibrio efficace e quasi didattico. Per il resto questo nuovo disco dal titolo “Island Tales” non accetta compromessi e pretende l’esperienza dell’ascolto. “Island Tales” contiene sicuramente il porto e il mercato, contiene la Sicilia dei quartieri e quella della mafia, contiene l’Italia tutta ma anche l’Europa e l’Africa. Il suono di Cusumano e tutta la produzione non si preoccupa troppo dell’estetica (o almeno sembra), ma cerca un linguaggio che sia popolano e con esso sa come trasportarci in uno scenario piuttosto che in un altro. Si ascolti con attenzione Ballarò per capire a pieno quello che cerco di raccontarvi. Ascoltate Marettimo e ditemi se non sa di salsedine e risacche e pescatori. Che poi non è detto che sia lo stesso dipinto per tutti.

 

 

 

L’arte della scrittura come mezzo per raffigurare cose e momenti e persone. Il fine ultimo di Cusumano è la raffigurazione o l’esperienza emotiva?

Raffigurare qualcosa può suscitare un’emozione nell’altro come provare un’emozione può aiutarci a decifrare e a descrivere la realtà. Il connubio è piuttosto stretto, scinderli può essere difficile. Credo che per un musicista riuscire a tradurre un’emozione o anche rappresentare qualcosa attraverso le note sia una sfida a cui non si può sottrarre, oserei dire una dipendenza. A volte ho la sensazione che la musica sia il mio unico modo per dire qualcosa.

 

Vediamo il video di questo brano, Ballarò. Dunque persino un ragazzo oggi si piega al dovere abbandonando i sogni?

Abbandonare i propri sogni non è mai la soluzione alle difficoltà della vita, non può e non deve esserlo. A volte, però, la tentazione è forte; arrendersi e lasciar perdere sembrano l’unica via percorribile. Non riuscire a vedere altre strade se non quelle già tracciate da altri è una realtà per alcuni ragazzi che non hanno la forza di affrancarsi da una vita che non lascia spazio ai sogni. La sfida allora è proprio questa: riconquistare questo spazio, prepotentemente.

 

Dunque “Island Tales” è un disco di verità o di sogni?

Difficile tracciarne i confini, nella musica come nella vita. Sogno e verità possono coincidere, di sicuro deve essere nostro lo sforzo per avvicinare sempre di più questi due aspetti dell’esperienza umana. Di sicuro la musica offre una spinta significativa in questa direzione.

Per “Island” intendiamo la Sicilia immagino. Terra di arrivi o terra di partenze? E tu che rapporti hai con i confini di questa terra?

Vivo con un’idea di libertà, probabilmente anche grazie alla musica, molto pronunciata.

Se a molti il mare dà l’idea di una barriera invalicabile, per un abitante di un’isola il mare diventa opportunità, una via preferenziale verso ogni luogo. Essere isolano significa anche avere un punto di vista privilegiato sul mondo che ti circonda, scrutare l’orizzonte come se si fosse su una torre e poi accogliere chi vede nell’isola un rifugio, un approdo, una nuova opportunità.

 

“Island Tales” è un disco che suona e dà l’idea di essere molto internazionale, nella produzione come nel mix o sbaglio? Che direzione artistica hai seguito?

La musica di questo disco si ispira alle tradizioni della mia terra. Provate a camminare per le strade della Sicilia e vi renderete conto in breve tempo di avere attraversato una miriade di culture e paesaggi. Questo mi ha aiutato molto, non mi ha imposto nulla, mi ha lasciato libero di cogliere le melodie di quest’isola raccontate da strumenti semplici e puri con qualche incursione intesa proprio come contaminazione. Ho solo ricercato la “melodia”, ho provato a far sí che i suoni si facessero colore e tra gli strumenti s’instaurasse un dialogo.