Come in tanti altri ambiti della vita civile, anche in ambito artistico spesso capita che alcune eccellenze di casa nostra siano più conosciute, stimate e apprezzate all’estero che nella stessa Italia.
Per questo vogliamo che Mafalda Minnozzi, una bravissima cantante italiana che, da circa trentacinque anni, calca i palcoscenici di tutto il mondo ma in particolare del Brasile, la terra dove è in assoluto più conosciuta ed apprezzata, si racconti “dall’A alla Z” per i nostri lettori, a cominciare dalle origini, studi, passioni e desideri dell’adolescenza, primi approcci con la musica carioca…
« L’arte e in particolare la musica sono stati sempre al centro della mia vita. Da ragazzina preferivo cantare invece che parlare. Era una sorta di lasciapassare perché riuscivo a comunicare con estrema facilità. Fin da piccola, a scuola, alle Canossiane di Pavia, ero in prima fila alle lezioni di canto, di musica, di recitazione. Ricordo che a volte sedevo addirittura al lato dell’insegnante. Mi divertivo tantissimo perché provavo in quelle ore una sorta di libertà ai tanti limiti che mi erano imposti a casa dall’educazione familiare molto severa.
Parallelamente agli studi scolastici ho continuato a dedicarmi alle mie grandi passioni: il canto, la poesia, la recitazione e la danza erano gli spazi in cui mi rifugiavo e dove sentivo di essere speciale perché ottenevo buonissimi risultati senza grandi sforzi. La mia curiosità rendeva lo studio meno pesante anche se con il tempo ho capito che essere artista era tutt’altro che un gioco o un divertimento perché imponeva grandi sacrifici.
Appena maggiorenne ero già a Roma con il coreografo Marco Ierva allo IALS, apprendendo con difficoltà come sincronizzare i movimenti del mio corpo, ero con il maestro (oggi si definirebbe “coach”) Gustavo Palumbo a scuola di dizione e canto e con il regista Roberto Marafante della Compagnia della Rancia di Saverio Marconi per studiare recitazione. Da allora sono trascorse 4 decadi, ma non ho mai interrotto lo studio e quella mia curiosità continua insaziabile.
Tutte le scelte della mia vita sono state dettate dalla voglia di fare musica, non solo per me ma anche e soprattutto per gli altri. Nella mia professione, che oggi conta 35 anni di carriera, ho sempre trovato delle fortissime motivazioni nella solidarietà, nella comunione di intenti, nella socialità. Per questo mi sono creata dei cerchi concentrici, come nell’insiemistica appresa da bambina, e da un piccolo cerchio mi sono mossa su un altro e così via, entrando e uscendo da spazi musicali piccoli come il palcoscenico di un teatro comunale in provincia e grandi quanto un continente, riferendomi in questo caso alla musica brasiliana.
Nella mia vita di musicante ho avuto sempre prestato grande attenzione ai tanti mondi che girano attorno, diversi per culture e consuetudini, da cui ho intrapreso altri percorsi e direzioni diverse. Ho fatto esperienza di quegli incontri e con estrema naturalezza sono riuscita ad esprimermi su altri pentagrammi, con colori diversi ed anche con l’utilizzo di altri strumenti musicali e di altre scale melodiche ed armoniche.»
La sintesi perfetta delle passioni di Mafalda sono racchiuse nel suo recentissimo progetto musicale, “Sensorial – Portraits In Bossa & Jazz”, in cui ha affrontato la sfida di proporre brani di grandissimi autori storici della Bossa Nova, come Vinicius, Jobim, Baden Powell…
« La passione è un fuoco che accende tutti i sensi ed è ciò che ho provato scoprendo la musica brasiliana. Il percorso di conoscenza di un mondo musicale così vasto è praticamente infinito ed io l’ho concepito fin dall’inizio come qualcosa di diverso perché ho capito che la musica in Brasile è essenziale, un punto cardine, vitale. Entrare in una filosofia così ancestrale ha richiesto da parte mia un grande cambiamento, spingendomi a spostare il mio punto di osservazione.
Il Samba è una religione, un elemento di aggregazione che giustifica il dolore e l’ineluttabilità del destino che solo vivendo in Brasile sono riuscita ad imparare e rispettare. Ho impiegato 20 anni per sentirmi sicura di affrontare il repertorio di Sensorial. Ho voluto immergermi completamente non solo dentro le “canzoni” ma dentro i sotto-mondi che ho visto e conosciuto e che esse rappresentano. Grandi interpreti come Sarah Vaughan, Shirley Horn, Ella Fitzgerald e ultimamente Diana Krall e Stacey Kent sono state attratte dalla infinita bellezza estetica delle composizioni del maestro Antonio Carlos Jobim e dei suoi eredi; anche il jazz americano di Stan Getz e la voce di Frank Sinatra hanno esplorato il lato prettamente musicale di quel nuovo movimento chiamato appunto Bossanova, misto di musica classica, ritmo sinuoso e parole organiche su una traccia melodica perfetta e accattivante. Grazie a loro la bossa ha avuto la sua vetrina nel mondo.
Io ho fatto un percorso diverso e non ho mai pensato di sfidare i grandi, bensì di accorparli in una sound ancora più ampio, dove l’improvvisazione del jazz fosse a servizio della naturalezza delle composizioni di bossa e samba rilette e proposte in Sensorial. Ci ho messo dentro le mie esperienze di vita per aver sfilato varie volte nei sambodromi di Rio e San Paolo, con le batterie che scuotevano l’aria e gli animi, per aver assistito a tante prove delle scuole di Samba di Mangueira e Salgueiro e sentito l’eco dei “tamborim” come un mantra conciliatore tra le comunità carioca, per aver cantato nei quartieri di Harlem tra il gospel e i piccoli jazz club in cui il pubblico ascolta il jazz senza avere nemmeno spazio per sedersi.
I Greci nell’antichità sostenevano che la musica non indica una particolare arte, bensì tutte le arti delle Muse, io affermo che la musica è qualcosa di sacro anche se troppo spesso ce ne dimentichiamo…»
“Non solo Brasile”, nella musica della Minnozzi, ma anche un sentito omaggio alla grande Canzone Italiana storica, riproposta in chiave “latina”…
« Da quando mossi i primi passi in Europa e poi nel mondo, ho portato con me tutta la mia “italianità”, il bel canto, l’allegria, l’impegno che noi italiani assumiamo nei confronti del lavoro, la mia caffettiera, ma soprattutto ho messo in valigia tantissimi spartiti e cd del nostro canzoniere, da Sergio Endrigo a Domenico Modugno, da Luigi Tenco a Bruno Lauzi, Gino Paoli, Bruno Martino, Paolo Conte e Umberto Bindi, i dischi di Ornella (Vanoni, n.d.r.), Mia (Martini, n.d.r.), Caterina Valente, Gabriella Ferri, Milva, Murolo e Lina Sastri, e ancora Ennio Morricone, Lucio Battisti, Lucio Dalla e le voci di Di Stefano e Caruso.
Sono stata e continuo ad essere ambasciatrice della musica italiana nel mondo e ciò rappresenta il mio punto di forza dentro i cuori di tanta gente che ho incontrato nelle migliaia di concerti realizzati. In molti paesi mi sono ritrovata a continuare il lavoro iniziato all’inizio del secolo Novecento dai tanti artisti che cantavano repertori meravigliosi confortando milioni di anime emigrate dall’Italia verso l’America del Nord e verso l’America del Sud. Anche io mi considero una emigrante, una emigrante musicale.
Quando ascoltiamo musica cerchiamo sempre compagnia, vogliamo condividere sentimenti e sensazioni con gli altri per sentirci in una comunità più grande ed è per questo che io faccio questo mestiere. Il lavoro di una musicante come me è al servizio della gente e dentro canzoni come Nessuno al Mondo, Città Vuota, Un Altro Addio sincronizzo il tempo e metto insieme tanta gente che ha provato le mie stesse emozioni con il jazz, con la bossa nova, con la musica italiana, con la nostra melodia, le parole, le note e con i nostri respiri più profondi.»
Mille incontri e mille collaborazioni e occasioni di confronto e arricchimento della vita artistica di Mafalda hanno segnato e inciso significativamente con la sua produzione…
« In questa mio lungo viaggio ho già incontrato artisti straordinari, con i quali ho scritto pagine della mia storia o a volte solo qualche riga. Ho sempre ascoltato ed imparato vivendo queste mie esperienze al fianco di talenti immensi e generosi, disposti ad aprirsi al mio mondo e alla mia anima musicale.
Voglio ricordare innanzitutto l’importanza dell’arrangiatore e chitarrista newyorkese Paul Ricci. L’ho incontrato e Rio de Janeiro nel 1996 e da allora non ci siamo più allontanati. Nel corso di questi 25 anni di produzioni, concerti, progetti discografici diversi, abbiamo lavorato duramente per creare un sound che era nelle nostre teste fin dall’inizio, una nostra estetica musicale. La abbiamo ricercata lavorando con pazienza, dedizione e meticolosità di artigiani, con trasporto emotivo ma anche con coraggio e senza mai distoglierci dal concetto condiviso della “fusion”, del mettere insieme gli elementi del jazz, del samba, della bossa, delle loro armonie sofisticate e della purezza espressiva della melodia in totale libertà, senza vincoli. Sento di poter dire abbiamo fatto un bel cammino insieme e mi auguro che possa continuare.
Tra gli incontri e le collaborazioni ricordo specialmente duetti e produzioni discografiche con Leny Andrade, la regina del jazz brasiliano amatissima negli Stati Uniti, con il grande Milton Nascimento e ancora Paulo Moura, Michel Petrucciani, Gene Bertoncini, Toquinho, e poi Lucio Dalla, la leggenda vivente del samba Martinho da Vila, la voce di velluto di Emilio Santiago, la bossa di Leila Pinheiro, il jazz di Jane Duboc, il drum’n’bass di DJ Patife e tanti altri musicisti come Nico Assumpção, Victor Jones, … potrei fare decine di nomi.
Mi hanno arricchito così tanto che li porto sempre con me, patrimonio e vincolo di responsabilità allo stesso tempo. È come se ci fossimo passati tra noi il testimone di una staffetta di vita, di palco in palco, di platea in platea, di emozione in emozione in attesa del prossimo incontro, di un nuovo sorriso, di un altro palcoscenico o studio o disco.»
L’album Sensorial per ora ha solo una diffusione digitale ma spicca l’attenzione per la veste grafica e gli aspetti divulgativi. Mafalda, assieme a Marco Bisconti, è produttrice di se stessa e controlla completamente le sue scelte editoriali…
« Sono certa che, se ci concentrassimo di più sul fatto che la bellezza ci fa star bene, anche a livello inconscio, vivremmo in un mondo molto diverso, più leggero, in armonia con la natura e i suoi colori. Pensiamo ad un piatto di spaghetti con il rosso del pomodoro e il verde intenso di quelle belle foglie di basilico serviti su un piatto di porcellana bianca. Ecco, in quel momento si compie la magia. Ed è per questo che io e Marco abbiamo fondato la nostra casa discografica, per avere la libertà di produrre bella musica confezionata seguendo i nostri criteri di bellezza, prestando la massima attenzione ai materiali usati, alla grafica, agli scatti del fotografo giusto, per offrire il prodotto come una perla dentro in uno scrigno. Salvo imprevisti legati alla pandemia, Sensorial avrà la sua versione fisica ed arriverà in Italia a giugno 2021.»
Mafalda ha, col Brasile e con i brasiliani, un rapporto molto profondo e loro le riservano grande stima e riconoscimenti…
« Ho un rapporto molto intenso con il Brasile e con i brasiliani perché basato sull’onestà, sul rispetto e sulla trasparenza. Ho imparato moltissimo durante questi lunghi anni di convivenza, riscontrando grandi differenze con noi italiani che viviamo nella convinzione assoluta delle nostre priorità. I brasiliani riconducono spesso ciò che accade alla fatalità e al destino. Il Brasile ha le dimensioni di un continente e se lo osservi su una cartina riconoscerai che è a forma di cuore. Posso dirti che io ho trovato molto amore in ogni canto di questo grande paese.»
Tra le passioni di Mafalda spicca quella per la Canzone Napoletana e per Roberto Murolo in particolare.
« Ho un amore incondizionato per la canzone napoletana, per Napoli, per i napoletani. In un’altra vita io ho giá vissuto a Napoli, forse nei quartieri spagnoli o a Mergellina o al lato della casa di Totò. Amo Roberto Murolo, che considero il Joao Gilberto della canzone napoletana, ma sono anche un’appassionata ammiratrice del talento di Lina Sastri, dell’intensità di Enzo Gragnaniello, della teatralità di Massimo Ranieri, dell’autenticità di Pino Daniele, della famiglia De Filippo e di Massimo Troisi.
Ho cantato molto a Napoli, perché all’inizio della mia carriera ho avuto la fortuna di essere accompagnata da pianisti napoletani. Napoletano è stato anche il mio grande maestro di canto Gustavo Palumbo che mi ha guidato nel mondo del canto popolare della miglior tradizione partenopea dopo essere riuscito a “chiudere” la mia bocca troppo aperta dalla pronuncia pavese delle mie origini. Superato questo ostacolo ho studiato a lungo il canto napoletano, avvicinandomi a stili diversi nel corso della mia traiettoria musicale, dal cabaret di Ninì Tirabusciò alle serenate di Roberto Murolo ed alle “villanelle”, che ho proposto anche sul palco dell’evento dedicato al liutaio italo-americano John Monteleone al Metropolitan Museum of Art di New York.
Posso darvi un’anticipazione? C’è un bellissimo progetto che abbiamo appena concluso e che presto sarà a disposizione del pubblico italiano. Spero solo che quando lo ascolteranno, gli amici napoletani apprezzino il cuore e l’intenzione con cui ho voluto rendere omaggio a Napoli e non siano troppo severi nel giudicare la mia pronuncia. Io ci ho messo tutto il mio impegno.
Ringraziamo Mafalda Minnozzi per la sua disponibilità proponendo un breve assaggio del suo ultimo album Sensorial – Portraits In Bossa & Jazz – DELUXE SPECIAL EDITION – disponibile su tutte le piattaforme digitali da venerdì 5 febbraio 2021.