LYNN CASSIERS | Yun

LYNN CASSIERS
Yun
CleanFeed CF550
2020

Vocabolo tratto dal linguaggio mandarino cinese, “Yun” è traducibile con “nuvola” e, nei suoi caratteri formalmente sfumati, vorrebbe simboleggiare il lavoro di melting stilistico operato dall’ensemble; dichiaratamente devoluto alle forme ‘avant’, il sestetto capitanato dalla tastierista e vocalist belga Lynn Cassiers di questa inscena uno tra gli spunti ispirativi del lavoro, secondo cui «la nostra identità di oggi appare sempre meno definita da ciò che si suppone debba essere la nostra eredità».

Avvertendo insomma come ineludibile il patrimonio jazz nel suo ampio ventaglio evolutivo, il gruppo musicale ne attraversa le glorie alquanto a ritroso nel tempo attingendo a grandi classici, sulle prime tra i meno probabili modelli di partenza per intessere connessioni in forma aperta, di fatto efficace materiale per un mobile patchwork di spunti e segni evocativi.

Destrutturando la tessitura da un classico, tale la cole-porteriana I love You, la band perviene all’enunciazione tematica dopo un elaborato e sperimentante ‘intro’, ed una tale trasfigurazione ne autorizza la ri-titolazione in I You We, come sarà fatto per i complessivi otto standard in cui s’articola l’album, che si completa con quattro improvvisazioni dell’ensemble.

Ancora, il grande cantore di Broadway è richiamato in causa nelle incalzanti radiazioni sonore di Fair Deep Blue Skies (nell’originale Everything I Love), e duplice è anche il richiamo dei fratelli Gershwin nell’animata Call it Off e nella conclusiva But (rilettura del collettivo da But not for Me), la cui incantatoria e sospesa atmosfera è attraversata dalle increspature del sax e da urticanti elettroniche.

Il mood quieto e la progressione lineare in Move them Mountains (da Russell & Sigman) si fondano su un trattamento insieme dissonante e composto, più volubile e sfuggente la costruzione di fibra sottile di We’ll be again (da Laine & Fischer), affidando libere connessioni fra i trasfigurati standard alle quattro intervallari impro del sestetto, d’assortito carattere e fungenti da tonico fluidificante.

Sulle diafane derive così come sulle (brevi) tempeste magnetiche della costellazione sonora dell’ensemble, un influente idioma jazz, sia pur compositamente esposto, sembra fungere da “grande attrattore” di orbite e transiti individuali, e tale carattere appare incarnato particolarmente dall’assertiva ancia baritono di Bo Van der Werf, che variamente orienta il drumming fibrillante e a schema libero di Marek Patrman, il pianismo di fluido inchiostro Erik Vermeulen,  le tastiere vintage di Jozef Dumoulin, di non vago riferimento alla fusion di discendenza davisiana, su cui alita l’eterica e ondivaga presenza vocale della leader, il tutto rinsaldato dalla pulsazione a corde basse del versatile sideman Manolo Cabras, che qui opera anche l’ingegneria sonora della ripresa in studio.

Dichiaratamente un’ “ode agli anacronismi ed altre discrepanze correlate allo spazio-tempo”, “Yun” non è magari da additare tra le più radicali proposte della label lusitana (che inviteremmo ad una più concessiva politica promozionale) anzi, con non poco margine di fruibilità, trova una griffe registica non costrittiva da parte della  giovane e creativa Lynn Cassiers, la cui visione s’impronta di dinamico equilibrismo e verace propensione esplorativa, e la cui progettualità anima un’instabile miscela tra libere pulsioni avant-garde e la possente legacy della forma jazz.

 

Musicisti:

Lynn Cassiers, voce, elettroniche
Bo Van der Werf, sax baritono
Erik Vermeulen, pianoforte
Jozef Dumoulin, Fender Rhodes, tastiere
Manolo Cabras, contrabbasso
Marek Patrman, batteria

 

Tracklist:

01. I You We 9:49
02. Nucleus 0:44
03. All 4:24
04. Move Them Mountains 3:12
05. Call It Off 8:01
06. Nimbus 1:50
07. Seemin’ Easy 6:20
08. Nebula 2:39
09. Fair Deep Blue Skies 3:35
10. We’ll Be Again 2:52
11. Nube Mechanica 3:42
12. But 8:21

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