Luigi Ruberti: Bill Evans, secondo me.

Sound Contest: Luigi Ruberti, contrabbassista napoletano che opera nella sfera del jazz ma con solide radici nella musica classica, al suo terzo lavoro. Nel primo e’ stata piu’ insistente la vena classica, il secondo e’ stato un omaggio al bop. Ora, questo suo terzo progetto, e’ Dedicated To Bill Evans

Luigi Ruberti: L’omaggio a Bill Evans, questo grande musicista che ho sempre amato, definendolo “il poeta romantico” del jazz, a trent’anni dalla sua morte, era doveroso.

E’ stato, per il mio modo di comporre, un forte riferimento artistico, per la sua genuinita’ pianistica ricca di sfumature, di sensibilita’ evocativa, di preziosismi introspettivi e di un giusto tecnicismo, mai fine a se’ stesso.


S. C.: Una domanda forse banale ma quasi obbligatoria: “che ci azzecca” – direbbe qualcuno – il contrabbasso con il pianismo di Bill Evans, ovvero, come si incontrano due strumenti apparentemente cosi’ diversi per ruolo e per tecnica?
L. R.: Sono due strumenti necessariamente complementari, non solo nella musica jazz ma anche nella musica classica; i due registri (alto e basso) si fondono e si completano. Lo stesso Bill Evans, nei suoi vari trii storici, e’ riuscito a dare una giusta valenza rispettando gli equilibri, i colori, le intensita’, le opportune potenzialita’ ora dell’uno ora dell’altro strumento.

S. C.: Lei ha delle basi di studio classiche, quali sono le implicazioni tra la musica classica ed il jazz, e quali attinenze di questi due filoni, apparentemente cosi’ diversi, si riscontrano col mondo musicale di Evans?
L. R.: Il mio studio classico al Conservatorio di Napoli in “Contrabbasso” mi ha dato la possibilita’ di conoscere il nostro patrimonio “colto”, italiano ed europeo, mentre la mia vita culturale e professionale mi ha condotto ad amare il jazz e, successivamente, a conseguire al Conservatorio di Campobasso il diploma di “Musica jazz”. Le mie due formazioni appartengono alla mia vita artistica, comporre in maniera jazzistica, con evidenti stilemi classici, sono gli aspetti che piu’ determinano la mia sensibilita’ compositiva.

In qualche modo e’ presente un’affinita’ con il grande musicista; anche nello spirito artistico di Bill Evans era presente la cultura europea, in quanto la madre, pianista russa, favori’ un’educazione mittel-europea, a cui seguirono esperienze vissute con i piu’ grandi musicisti americani dal dopoguerra agli anni ’70.

S. C.: In questo Suo ultimo disco, Dedicated To Bill Evans, ha inteso rileggere gli standard del grande jazzista americano evidenziando l’uso di alcuni strumenti con cui Evans si accompagnava in alcune occasioni, come la tromba ed il flicorno, affidati oggi a Gianfranco Campagnoli, ed il vibrafono, suonato in quest’occasione da un grande interprete dello strumento come Mark Sherman

L. R.: Per me e’ stato un autentico banco di prova; ho riletto in maniera del tutto personale i brani del pianista, ho lavorato sulle partiture, suonando ed elaborando le melodie con il mio strumento e poi, con il pianoforte, ho ri-arrangiato e sostituito le armonie.

Non ho voluto, in alcun modo, ascoltare i brani di Evans da dischi o da altra fonte, per non essere influenzato, favorendo un rapporto piu’ personale e diretto con lo spartito.

In seconda battuta, ho proposto, una mia lettura dei brani ai musicisti, invitandoli a rispettare i propri gusti in fase di improvvisazione ma nel rispetto degli arrangiamenti e delle elaborazioni.


S. C.: Nel disco troviamo ancora Giuseppe La Pusata alla batteria, nel ruolo che, al fianco di Evans, fu del grande Paul Motian, ma la posizione veramente ardua dev’essere stato quello del pianista Mimmo Napolitano, che si e’ trovato a confrontarsi col pianismo dello stesso Evans…
L. R.: Anche per Giuseppe La Pusata e per Mimmo Napolitano e’ stato un autentico banco di prova ma, in particolare per Mimmo, ho consigliato di interpretare i brani cosi’ come li ho armonizzati e seguendo gli orientamenti degli arrangiamenti.

S. C.: Infine Lei stesso si confronta con il ruolo che fu storicamente di Scott LaFaro, amico e braccio destro di Evans nel famoso trio con Motian; che cosa ritrova oggi nell’insegnamento di LaFaro e piu’ ancora di questo grande sodalizio?
L. R.: Certo, l’insegnamento dei grandi contrabbassisti e’ nella storia che hanno lasciato ma, inevitabilmente, dopo decenni dalle loro attivita’, i nostri gusti e le nostre tecniche sono mutati, rispondendo a quelle che sono le nostre esperienze contemporanee.
S. C.: Lei, Ruberti, e’ un musicista attivo sia con progetti live che in sala di registrazione, ma e’ anche insegnante e mentore di giovani artisti, che collaborano talvolta con Lei e la accompagnano anche nel corso delle presentazioni che si susseguono per la promozione di questo nuovo disco, Dedicated To Bill Evans. Quali sono i progetti e le attese per il prossimo futuro?

L. R.: Il rapporto con i giovani e’ costante, anche grazie alle mie attivita’ didattiche, ed ho avvertito che nelle nuove leve, oltre la mera preparazione tecnica, e’ costante il desiderio di crescere e sperimentare con entusiasmo, aspetti che a volte, in diversi musicisti gia’ rodati, non si avvertono.
S. C.: Grazie a Luigi Ruberti, anche per aver contribuito a ricordare Bill Evans in occasione del trentennale, recentemente celebrato, della sua morte, ed i migliori auspici per il prossimo futuro.

La recensione di Dedicated To Bill Evans di Luigi Ruberti su Sound Contest