E’ uscito da pochi giorni “DREAMS – Canzoni di protesta, di pace e d’amore”, l’ultima fatica musicale di Luigi Relè (nome d’arte di Luigi Romagnoli), artista… o meglio, cantautore di razza, che ripercorre con piglio e spessore la grande tradizione musicale italiana. Quella legata al Folkstudio (che lo stesso Relè ha frequentato negli anni d’oro), e agli storici cantautori che hanno fatto la Storia: De Gregori, Fossati, Guccini, Bertoli; a cui Romagnoli strizza l’occhio riuscendo a rimanere se stesso, con un percorso artistico personale ed univoco, arricchito da tanti spunti di originalità.
Un album “intelligente” e bellissimo, DREAMS, composto da 12 tracce – non un vero e proprio concept tout court – ma un racconto svelato attraverso 12 brani ancorati all’idea del SOGNO, tutti ben congeniati e perfettamente curati musicalmente.
Un’opera realizzata con grande mestiere, dove si fondono elementi di cronaca e siparietti curiosi, amalgamati tra serio e faceto in un affresco in grado di rappresentare con trasparenza e spietata lucidità tante tematiche complesse della contemporaneità.
Da “Via Togliatti” che parla dello sfruttamento dei lavoratori (operai dell’Est Europa e prostitute che questa via popolano, la mattina e la sera) fino a “Le Strade di Genova” che sciolina tra le lotte dei camalli del porto, il G8 del 2001 con l’uccisione di Carlo Giuliani, e la figura di Don Gallo e il suo legame con quel mondo di diseredati raccontato nelle canzoni di De André.
Spaziando dall’amore, alla violenza… Un album di denuncia contro il potere finanziario e quello politico, contro la corruzione dilagante che il Capitalismo sfrenato ha fagocitato.
In un contesto musicale odierno che favorisce il solo proliferare di futili canzonette “ascolta e getta”, Dreams spicca per virtù e rappresenta un vero è proprio manifesto d’autore; il proprio autore che, con coerenza e determinazione, prosegue il suo percorso fatto di serio impegno sociale e politico.
Un’opera che ci invita a riflettere, a ritrovare forza morale contro il degrado socio-culturale tipico dei nostri tempi, percorrendo a ritroso la Storia per riacciuffarne il senso di marcia. Quello corretto! Come un filo di Arianna… svolgendosi verso nuovi percorsi; scenari di umanità e civiltà.