LUCA MARINO | Ascoltando “Vivere non è di moda”

L’esordio dal palco dell’Ariston di Sanremo per il Festival del 2010. Oggi la strada di Luca Marino incontra l’indipendenza e la libertà da vincoli discografici e celebra il suono e le liriche in un pop libero da schemi e da fantasmi… un nuovo disco che ha il colore trasparente della pulizia. Si intitola “Vivere non è di moda” ed è un ricamo intricato di stili e derive del pop mainstream, sempre tenendo ben salda l’attenzione per la vita quotidiana e i suoi tanti attori. Dunque a suo modo un disco sociale che cambia faccia da ogni parte si guardi. Gioca con i ritmi, si fa scanzonato come in “Margarita” e serioso nelle sue sospensioni nella bellissima “Io non sapevo ballare”. C’è tanta elettronica, c’è la provincia delle sue semplicità, ma anche la grande urbanizzazione digitale con i suoi stilemi robotici. C’è tutta la libertà di Luca Marino in questo nuovo disco…

 

 

 

Partiamo da Sanremo… ti va? Un commento a caldo… da te che l’hai vissuto da protagonista nel 2010…

Mi è piaciuto molto il brano dei Ricchi E Poveri, l’ho trovato…”originale”. Scherzi a parte Sanremo era e resta un palcoscenico nel senso puro del termine. La musica si fa spettacolo… anche se dovrebbe essere il contrario.

 

Quanta finzione esiste dietro un evento simile? Quanto la musica è realmente quello che appare alle nostre orecchie e quanto invece viene mercificata?

La finzione fa parte di Sanremo… infatti se ci arrivi mostrandoti solo per quello che sei rischi di restare incompreso. La musica invece, di per sé, per quanto possa essere creata con il solo scopo di essere venduta, mantiene comunque una sua onestà intellettuale.

 

Che poi in fondo è un filo conduttore del tuo essere artista. Probabilmente per questo torni prepotentemente tra le persone… cantautore errante…

Il mio essere artista sta in quello che faccio. Forse è una concezione un po’ retrò, ma in fondo a me piace essere fuori moda oltre che errante.

 

Un titolo molto forte. Cosa va di moda invece?

Va di moda un surrogato della vita, un modello edulcorato che sa di tutto e non sa di niente. Ci si finge veri ma in realtà non si è che una proiezione di qualcosa che non si è, non si vive e soprattutto non si comprende.

 

E dentro questo disco c’è il colore che cambia di continuo, forme di genere, di suoni… l’identità per te dove e come va trovata?

Non lo so. Ho ricevuto numerose critiche negative da parte degli addetti ai lavori riguardo questa mia caratteristica anarchica. Io credo fortemente nella multiculturalità, nella varietà e soprattutto nell’assenza di regole in campo artistico. In fondo gli innovatori hanno sempre dovuto andare oltre le linee che “gli addetti ai lavori” tracciavano, passando talvolta per pazzi o degenerati. Credo di essere considerato pazzo per ora… però spero un giorno di venire considerato come un innovatore.

 

A chiudere: un nuovo video in cantiere?

Si. Settimo Cielo, la traccia di chiusura di “Vivere non è di moda”. Un brano che va molto quando lo suono per le strade… sarà per il suo carattere in bilico tra realtà e sogno.