LOL COXHILL / TORSTEN MÜLLER / PAUL RUTHERFORD
Emanem Records
2003
L’album in questione traccia il resonconto di quella serata lasciando indocumentata soltanto la prova in duo di Coxhill e Rutherford che evidentemente avrebbe oltrepassato la capacità del supporto digitale. Il programma e la particolare struttura della scaletta sono in quest’opera il chiaro riflesso delle strategie espressive che hanno reso la libera improvvisazione un mistero potente e affascinante quanto può esserlo in senso religioso la divina Trinità. Nel rigore fulminante della perfomance in solo si delineano i contorni di tre personalità portavoci di uno stile imperioso e personalissimo.
Paul Rutherford dispiega in una ventina di minuti la sua rinomata arte polifonica sul trombone, note pure ed effetti vocali trattati ora in maniera sorda e sommessa ora con estrema energia e ruvidità. La sua tecnica del vibrato si palesa sempre nitida e ariosa, sostenuta da una logica della pausa che forgia a fuoco lento il momento dell’attacco e dello slancio folgorante. Torsten Müller si adopera a far uscire dal legno e dalle (cinque) corde del suo peculiare contrabbasso frasi brevissime, come incastonate nel silenzio che, ripetute bruscamente, avanzano sempre un po’ nella costruzione dell’assolo, elaborato alla stregua di un work in progress, o di un collage in chiaroscuro. Lol Coxhill si conferma in questa prova come uno dei sassofonisti più acidi, profondo conoscitore delle infinite possibilità espressive delle ance, delle deviazioni rimodellanti, un perfetto governante della tensione che sfocia quasi in irritazione. Il suo controllo del suono e delle sue dinamiche resta come sempre singolare.
Le prestazioni in duo (prima quella di Coxhill con Müller seguita poi da quella del musicista di Portsmouth con il trombone di Rutherford) sono nient’altro che limpida ascesi del concetto d’immaginazione musicale. Ognuno dei tre sembra voler provocare l’ascolto a uscire dai suoi codici e dalle sue comodità e, sfilacciando con chirurgica destrezza quelli che sembrano abbozzi di tessiture armoniche, accordarsi infine a un territorio vergine, legato all’innocenza delle musiche primitive ed originarie.
Nel brano di coda i tre sono finalmente insieme per elargire quella che sembra a tratti un’estenuante onomatopea del suono del vento. L’irruenza di Rutherford e Coxhill spinge però nell’angolo la figura di Müller che sebbene “russi” in sottofondo con l’archetto in tale performance pare quasi essere assente.
“Milwaukee 2002” sviscera un geniale processo di aggregazione e distruzione delle particelle armoniche, movimenti bruschi dal grave all’acuto promossi da un’indomita volontà di architettare forme liriche e timbri inusuali (spesso brutali) all’interno di una cornice che vuole essere la perfetta dimostrazione dell’impossibilità di racchiudere e definire l’esercizio improvvisativo a livello strettamente musicale.
Voto: 8/10
Genere: Creative Music / Impro Jazz
Musicisti:
Paul Rutherford – trombone
Lol Coxhill – soprano sax
Torsten Müller – double bass
Brani:
01. Woodland Bone Patterns
02. Woodland Bass Patterns
03. Woodland Sax Patterns
04. Sax & Bass
05. Sax & Bone
06. All Three
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