Perché c’è questo connubio che ormai sembra essere quasi una dicotomia. Dentro i suoni nuovi c’è anche un modo classico di pensare alla forma, alle soluzioni. E in questo disco c’è molto di questo che poi diviene un equilibrio instabile, interessante, ricco di spunti: “Cocci Sparsi” è il nuovo progetto a firma de Le Rose e il Deserto, progetto che vede Luca Cassano come unico portavoce di tutto. A lavoro per questi inediti con Martino Cuman e tutto quel che si raccoglie è un disco antico e futuristico, acustico e digitale, con una di quelle voci sottili che alla melodia chiedono contenuto più che estetica di copertina.
Parliamo di produzione e qui chiamiamo in causa Martino Cuman: com’è stato il lavoro assieme? Chi ha contaminato cosa?
Si, chiamiamo con piacere in causa Martino: bellissima persona e musicista eccellente (nonché ottimo cuoco). Direi che lavorare insieme è stato come quando due placche tettoniche si scontrano: un sacco di rumore, un sacco di casino, un sacco di energia sprigionata. Siamo due persone che hanno le idee e i gusti molto chiari, quindi tante discussioni, tanta bella musica, tanti scontri, tanti bei momenti. Ti direi che nelle fasi iniziali della pre-produzione sono stato giustamente io a guidare alcune scelte dando indicazioni di massimo a Martino su cosa avrei voluto, che tipo di suoni, che strumenti. Poi però lui ha preso eccellentemente in mano il volante ed è stato lui a mettere in musica i miei desideri (anche quelli che non sapevo neanche formulare)
Parli di suoni analogici che, scusa la sintesi violenta, pian piano poi sposano derive digitali. Perché questa decisione assai interessante peraltro?
Uno dei dischi (ti parlo di dischi, non di singole canzoni) che ho trovato più interessante dal punto di vista musicale negli ultimi tempi è “Tradizione e tradimento” di Niccolò Fabi; e in quel disco c’è un mix a mio avviso sublime di elementi acustici ed elementi elettronici caldi, analogici, sapientemente miscelati da Piercortese, che è stato uno dei produttori artistici del disco. Ecco, volevo che il mio disco avesse quel tipo di suono.
Il disco si chiude con una canzone in bilico tra spoken words, sospensioni un poco distopiche… ma anche con tanta nostalgia… o sbaglio?
“Australe” (l’ultima canzone del disco) parla di punti di vista che cambiano e ch conseguentemente modifica la realtà, ma parla anche di distanze, reali o apparenti. Nostalgia? La mia scrittura è intrisa di nostalgia fino all’osso, quindi no, non sbagli affatto! L’effetto distopico, che a mio avviso non sta nel testo, è forse il frutto della scelta musicale: essendo l’ultimo brano del disco, con “Australe” si completa il viaggio che dai suoni acustici dei primi brani ci porta verso canzoni invece sempre più elettroniche; dal punto di vista musicale “Australe” è un viaggio cosmico.
E alla fine della fiera, il suono di Luca Cassano com’è? E cosa voleva raggiungere?
Ti direi che il suono che abbiamo raggiunto nel disco è molto molto simile a quello che mi aspettavo (la perfezione non è di questo mondo). Com’è il mio suono: ti direi (e spero che gli ascoltatori siano d’accordo) caldo, avvolgente, evocativo.
“Mappe”, “Magellano” e infine “Australe”: ho come l’impressione che la dimensione del “viaggio” spirituale sia un punto fermo…
Assolutamente si! L’arte, qualsiasi arte, deve farci viaggiare; deve far viaggiare la nostra immaginazione, i nostri sentimenti. L’arte è condivisione: io ti prendo, ti faccio fare un giro nel mio mondo e poi tu continui il tuo viaggio, utilizzando le parole e le melodie che ti ho messo a disposizione. E il viaggio di te che ascolti sarà sperabilmente diverso dal viaggio di me che canto, ed è giusto così, anzi, è meraviglioso così.
Com’è fermo il riferimento a Salgari… appunto di avventure immaginarie si parla ma pur sempre di viaggi… vero?
“Cocci sparsi” è un disco pieno di viaggi: viaggi sentimentali, viaggi reali. Non è un caso che, come giustamente fai notare, che già nei titoli delle canzoni che lo compongono ci siano così tanti riferimenti al viaggio. Salgari è stato maestro di viaggi inventati standosene seduti nel salotto di casa; Magellano è stato un gran coraggioso e un gran testardo e per fare un disco ci vuole un sacco di immaginazione ma anche un sacco di faccia tosta, coraggio, testardaggine. E quindi quale scelta migliore se non Salgari e Magellano come numi tutelari del disco…