Il nuovo disco delle nostranissime 4 No Blondes più rock d’Italia si intitola “Play & Replay”. E con un bellissimo disco decisamente aderente al loro stile che Le Rivoltelle tornano sugli scaffali dei negozi regalandoci un progetto decisamente interessante che coniuga alcuni grandi successi del passato e li traspone in chiave pop-rock secondo il sound a cui la band cosentina ci ha abituato da anni. Interessante capire la trasformazione in pelle nera e anfibi di brani come “Margherita” di Cocciante o “Un giudice” di Fabrizio De Andrè… e senza svelare altro vi diciamo che mescolati tra le righe dei successi anche inediti e brani storici delle nostre rocker. La denuncia sociale è sempre la chiave giusta per decifrare il loro modus vivendi. Se poi non stupisce quel gomito tutto loro che troppo spesso sfocia nel pop di maniera, vi stupirà invece l’ultima traccia di questa selezionatissima tracklist. Sì, sono sempre loro: Le Rivoltelle. Ascoltare per credere.
Inizierei con un’analisi. Dal rock alla dolce spirituale. “Play &Replay” allora non racconta solo la vostra musica, ma anche la vostra sensibilità…
“Play&Replay” parla di noi e delle nostre quattro anime musicali, che hanno dentro molto rock, ma anche tanta dolcezza. Siamo quattro donne ed è inevitabile che venga fuori anche la nostra sensibilità e l’attitudine tipicamente femminile a mettere dentro ogni cosa l’amore in tutte le sue sfaccettature.
Nel disco non ci sono solo brani famosi della storia. C’è anche il futuro de Le Rivoltelle… ma c’è anche il passato? Insomma cosa avete preso dal vostro passato musicale?
Abbiamo cercato di coniugare i nostri ricordi musicali facendo convergere in questo disco le canzoni che abbiamo amato molto durante la nostra adolescenza con le nostre attuali passioni. In realtà abbiamo scelto delle canzoni che appartengono al repertorio musicale di ognuno di noi destrutturandole e ricucendo addosso ad ognuna un abito totalmente nuovo.
E se vi dicessi: avete mai pensato di restituire alla vostra forma canzone una veste stravagante? Diciamo di Jazz?
Non abbiamo mai pensato di utilizzare questa chiave di lettura per le nostre canzoni pur apprezzando molto il genere.
In “Auguri Scomodi” – per citare forse l’inedito principale – c’è tantissima rabbia. Ma c’è anche un velo di rassegnazione?
“Auguri scomodi” si cala perfettamente in questo tempo, contrassegnato dal disincanto, passioni tristi, individualismi e atteggiamenti nichilisti. Abbiamo scritto questo brano per suggerire riflessioni intime e personali sui concetti di solidarietà e umana compassione riferiti in particolar modo all’emergenza migranti. Più che di rassegnazione parliamo di consapevolezza, è molto difficile operare un cambiamento dove non c’è una presa di coscienza del problema.
Alla fine il rock cos’è per voi? Che sia pop anche questo?
La nostra musica è sempre una commistione di stili e sonorità. Siamo quattro musiciste, ognuna con il proprio background musicale che viene sempre messo a disposizione della band. Il rock è la matrice comune da cui nasce ogni nostra creazione, è la nostra prima grande passione ma ereditiamo dal pop la freschezza e l’immediatezza tipiche di questo genere.
State concimando il terreno per un nuovo disco de Le Rivoltelle?
Sì, abbiamo già molte idee su cui cominceremo a lavorare dopo il tour estivo.