Data: 15/10/2016
Città : Napoli - Napoli (Campania)
Ed e’ verissimo: Lorenzo – questo e’ il suo vero nome – “è attivissimo all’estero come rappresentante del jazz italiano – ha scritto Daniele Cecchini -, spesso sotto l’egida del Ministero degli Esteri, di istituti di cultura, consolati e ambasciate italiane: dalla Romania all’Indonesia e poi, in disordine geografico, India, Turchia, Emirati Arabi, Cuba, Australia, Etiopia,Marocco, Giacarta…’Strano che io abbia tanto credito in ogni parte del mondo mentre in Italia devo lottare per farmi sentire’. Il commento di Larry non ha bisogno di ulteriori chiose.”
Se nel disco d’esordio di un artista e’ sempre ravvisabile l’impronta di quello che sara’ tutto il lavoro futuro, il primo disco di Lorenzo, correva l’anno 1999, davvero non lasciava dubbi sulle sue intenzioni, sul suo mondo musicale e le sue direzioni. Si intitolava infatti ‘Nuttin but Nat’ ed era un omaggio sviscerato, intenso, a King Cole, il crooner, il cantante confidenziale per eccellenza.
Eppure, metteva in guardia Ugo Sbisa’ nelle note di copertina di un cd che avvolge ancor oggi col suo caldo suono analogico, ‘ Lorenzo Franco non ha nessuna pretesa di emulare Nat King Cole o, magari, di imitarlo’. Prova ne era, se non altre, quel brano di Mario Pogliotti con cui, in italiano, con un segno tutto suo, Larry omaggiava il genio di Montgomery.
Insomma: Nat King Cole si ma anche… Natalino Otto! Eh gia’, perche’ le radici di Larry stanno anche nella bella avventura della Dixinitaly Jazz Band e della loro ‘Caro Natalino’, ancora un chiaroscuro del giornalista Pogliotti, nell’intuizione che nel repertorio del jazz tradizionale italiano sia giusto affiancare l’ellingtoniana ‘I’m beginning to see the light’ a ‘Maramao perche’ sei morto’, far coesistere ‘Parlami d’amore Mariu’ affianco a ‘I’ve got you under my skin’ (fra l’altro entrambe del 1937…).
Che e’ poi esattamente quello che fa Larry legando un brano italiano a uno standard americano in piccole miniature di una traccia ciascuno in un album del 2005 programmatico fin dal titolo: ‘Import – Export’! Uscito, tra l’altro, per la Philology di Paolo Piangiarelli – come altri dell’artista barese – il quale nelle note di copertina, sente il bisogno di chiarire cosa abbia a che fare la presenza di Larry ‘con la linea che Philology ha perseguito in quasi vent’anni’. Ebbene la sua risposta e’ che la proposta ‘di Mr. Larry Franco’, ’suggellata da una voce straordinaria’, e’ ‘l’unica – (in Italia) – che sappia celebrare i fasti e l’allegria del dixieland arricchendoli con intelligenti spunti del jazz moderno’. Che e’, ci sembra, definizione esaustiva praticamente perfetta della cifra stilistica di Larry.
Detto questo, resterebbe da dire dei tanti progetti che ha portato e porta avanti, segnalerei almeno quello dedicato a Nicola Arigliano, dato che un signore che si chiama Renzo Arbore ha messo per iscritto che il vero erede musicale dell’intrerprete di ‘Venti chilometri al giorno e’ proprio lui, Larry, le tante, veramente tante collaborazioni. E delle tante formazioni. Di queste pero’ indicheremo solo… quella che ascolteremo stasera, limitandoci a dire che – e questo e’ sicuro – non mancheremo di apprezzare il talento di Alberto Di Leone alla tromba, di Gianni Chirico al sassofono contralto e baritono, di Giulio Scianatico al contrabbasso e di Egidio Gentile alla batteria. L’artista ospite sara’ una vocalist, Dee Dee Joy, pugliese anch’essa, per la precisione di Taranto, una promessa delle voci jazz, che si segnala per la sua versatilita’.
Larry Franco Italian Jazz Ensemble, feat. Dee Dee Joy
Napoli, Music Art, sabato 15 ottobre 2016