Quando la canzone d’autore partenopea incontra il sapore francese restituendo al palato un bel miscuglio di sapori finemente jazz e pubblicamente nostrani. Niente di meglio per rilassarsi con del buon vino e qualcosa che occupi l’intelletto e lo sfidi a singolar tenzone. Questo bel lavoro di Marco D’Anna, figlio di questo tempo e di questa nostra nuova canzone d’autore italiana, si intitola “La Mela” andando a scomodare Newton e quell’epico momento di intuizione. Così intuisce Marco D’Anna, così esplora e restituisce bellezza all’universo che ha dentro. Un bel lavoro leggero, finemente ricamato e ricco di gusto.
Da Napoli a Parigi. Quanta Francia c’è in questa “Mela”?
Beh, mi hai scoperto! che dire? complimenti a te! eheheh! c’è un po’ di Francia in più di quel che si possa pensare… evidentemente hanno preso il sopravvento le suggestioni dei miei ascolti, da Charles Trenet a Henri Salvador, senza trascurare comunque tutto il resto delle mie passioni, il resto del cantautorato insomma. Si tratta comunque di un disco che strizza l’occhio al passato ma sempre guardando avanti. Anche nelle tematiche affrontate, dopotutto, quello è il fil rouge che lega tutte le canzoni.
Tutto si può fare…si può anche sbagliare. Prendendo spunto da quel che canti, questo disco pensi abbia fatto tutto quel che potevi fare? Anche sbagliare?
Si è sbagliato tanto e tanto di quegli stessi sbagli è rimasto inciso per sempre… solchi sul vinile… l’aratro passa, il sole e il vento, poi la pioggia, la fioritura, il raccolto e via così.
Nel brano “Acqua passata” c’è anche del sentore flamenco che timidamente poi si è andato nascondendo… ho sperato di trovarlo ancora ma niente. Sei d’accordo oppure sto sbagliando? Nel caso… dov’è finito quel sapore flamenco che hai appena accennato?
Mah, direi che questa nota spagnoleggiante non l’ho sentita e non l’ho voluta, almeno in questo pezzo. Parliamo di uno swing nel senso più puro, dunque se si sono attraversati i Pirenei è stato per andare oltreoceano almeno qui.
Quanta notte pensosa, quanta intimità, quanta dolcezza… è quello che sei o quello in cui ti rifugi?
Quello che sono è quello in cui mi rifugio. Il trampolino per saltare verso il nuovo giorno non può che essere la notte. A volte la notte passa con una chitarra e poi una penna e un foglio. Altre volte passa così il giorno. Parto da me, penso sia giusto e sia l’unica certezza. Sono nato in questo corpo, in questa vita, con questa anima: posso fare del mio meglio partendo da questo!
Perché chiudere con uno strumentale come “Tre volte sera”? Bellissimo rimando a “La vita è bella”…e non solo alla sua musica…
Per lasciare il discorso sospeso e per dare il giusto accompagnamento ai titoli di coda di questo breve viaggio, questo piccolo film sui miei pensieri e su una storia.
Ci salutiamo citando di nuovo il titolo di questo disco: “La Mela”. Come a dire: che la tua vita è stata folgorata d’improvviso dal problema e dalla soluzione?
Esattamente! la soluzione è molto semplice come il problema. Basta saperla guardare e toccare nella sua concretezza. Magari con una lacrima che non lasci da parte il sorriso che è la sua altra parte.