Quello che cattura subito dell’opera di Francesco Camin è questo binomio che vede schierato da una parte l’aspetto – come dire – bucolico e dall’altro quello industriale. Bucolico perché la filosofia del tutto parte e abbraccia la natura, la terra, gli alberi che sono stati i protagonisti dei suoi studi. Sottilmente è il racconto di quanto l’uomo sia connesso alla natura che lo circonda e anche alle cose che egli stesso produce. Dall’altra parte, dicevamo, questo suono digitale, questa canzone d’autore che corre e scivola portata a spalla dalla voce di Camin che un poco ricorda quel mood alla Niccolò Fabi, quel certo modo di descrivere e narrare usando bene le metriche e i suoni delle parole. Questo disco dal titolo “Palindromi” ha un forte carico poetico: esiste un certo modo sottile di farci impattare contro la dura verità, e il cantautore trentino sceglie la leggerezza di quel racconto intimo che, per quanto sia privato, alla fine è parte di ognuno di noi. In rete il video ufficiale del singolo “Tartarughe”.
Francesco Camin e questo “Palindromi”. Domanda un po’ filosofica ma penso proprio che tu possa interpretarla nel modo corretto. Secondo te la musica di un cantautore è un “Palindromo” con il cantautore stesso?
“Attenzione, errore del sistema” 🙂 Accidenti, di sicuro non è una domanda che ti fanno tutti i giorni.
Faccio un piccolo preambolo: il titolo “Palindromi” mi è stato suggerito da Anna, una persona con cui ho condiviso molto negli ultimi due anni della mia vita, ed è anche il titolo di una canzone all’interno del disco. Vuole riassumere il concetto secondo il quale due persone -o non per forze due persone- unite da un amore davvero profondo possono diventare una cosa nuova, diversa, un vero e proprio palindromo, cioè un qualcosa che si può leggere sia da una parte che dall’altra pur mantenendo identità separate. Mi è piaciuto così tanto che ho deciso di farne anche il titolo di tutto il disco. Secondo questo ragionamento direi di sì, la musica di un cantautore può in alcuni casi diventare un palindromo con il cantautore stesso, anche se credo che nella maggior parte delle volte le canzoni acquistino una vita propria e si “stacchino” da chi le ha scritte, diventando soggetti completamente indipendenti.
Chi è Francesco Camin oggi? Pubblicare finalmente un disco ufficiale, di inediti… oggi… cosa significa per te?
Significa soprattutto liberarsi di un peso! La produzione di questo lavoro è stata abbastanza lunga e impegnativa, le prime sessioni ci hanno visti al lavoro più di due anni fa, quindi sono felice di tagliare finalmente il cordone ombelicale con queste canzoni. Nel 2015 ho pubblicato un altro disco di sei tracce, ma “Palindromi” è qualcosa di diverso, è stato proprio un processo che ha avuto un inizio e una fine con un unico scopo e un unico concept da seguire. Per me significa molto, sono molto soddisfatto del risultato e spero piacerà anche alle persone che lo incroceranno.
Dalla provincia di Trento al “resto del mondo”. Insomma si può venir fuori dalla provincia? E tu che rapporto hai con la provincia?
La provincia è uno stato mentale, come ogni cosa. Si può benissimo esserne schiavi come esserne grati, tutto dipende dallo stato di coscienza e dalla voglia che uno ha di buttarsi e sporcarsi le mani.
Io credo che il posto in cui sono nato e cresciuto abbia definito la mia indole, le mie passioni e la mia visione delle cose, quindi non posso che essere riconoscente della mia regione e di quello che mi sa regalare.
Cioè, sai che belle sono le montagne? E i boschi? Mi rendono felice e leggero.
Certo, il mio intento è quello di mettere il naso fuori, senza dubbio. Negli ultimi anni l’ho fatto diverse volte e ho sempre vissuto esperienze bellissime e arricchenti. Voglio provare a portare la mia musica e le mie idee a più persone possibili, ma tenendo sempre nel cuore la luce verde e azzurra che mi abbraccia quando passeggio in un bosco di abeti bianchi o di faggi.
Una scrittura assai snella e leggera, liquida come ho avuto modo di leggere in alcune pubblicazioni circa questo lavoro. Mi ha incuriosito questo aggettivo e devo dire che lo condivido molto. Cosa ne pensi?
Per me è un gran complimento! Mi piace provare a rendere liquido o leggero un concetto che ho in testa, soprattutto se questo concetto è considerato “pesante” in altri contesti. Che dire, se la percezione soddisfa il mio intento non posso che essere soddisfatto.
A chiudere parliamo di Live. Diceva un grande: il Rock è morto. Tu cosa ne pensi e che prospettive di live hai attorno?
Di sicuro non è semplice suonare dal vivo e bisogna impegnarsi molto per trovare le situazioni giuste e i contesti migliori per potersi esprimere. Ma credo che con un passo alla volta si riesca a fare tutto, questa estate (agosto e settembre) farò un piccolo tour con un set solista nel centro-nord Italia per portare “Palindromi” dal vivo, mentre per il prossimo autunno e inverno sto organizzando un tour più sostanzioso e articolato, con uno spettacolo che mi vede sul palco accompagnato da una band di quattro musicisti.
Ovviamente pubblicherò aggiornamenti costanti sui canali social e sul mio blog www.francescocamin.com.