Alla Federico II di Napoli si celebrano i 791 anni della fondazione dell’Ateneo e alle 12:30 di ieri l’aula Coviello era già gremita di studenti ad assistere al seminario tenuto da un professore un po’ speciale, portatore di esperienze e di storie. Il titolo del seminario è stato “I linguaggi della creatività, conversazione con Jovanotti.”
Non c’è nulla di più didattico per gli studenti di un’esperienza diretta raccontata da un personaggio come Lorenzo Cherubini con ormai alle spalle 28 anni di carriera e di comunicazione diretta e semplice attraverso il linguaggio artistico-musicale.
Lorenzo ha mostrato l’entusiasmo che lo contraddistingue per ogni esperienza nuova, felice di poter rispondere alle domande degli studenti, talvolta preoccupato per non esserne in grado.
Durante il dibattito si sofferma su diverse parole chiave, a cominciare da “creatività”, che dà il titolo alla lezione:
“Creatività è una parola abusata alla quale mi accosto con un po’ di sospetto e che non mi fa impazzire. Preferisco la parola “invenzione”, perché l’universo è stato già creato, in fondo, noi possiamo semplicemente assemblare le cose in combinazioni infinite. Creatività si può associare a Michelangelo o a uno che monta una mensola nel soggiorno, si fa fatica a darle un senso”.
La seconda parola è “contaminazioni”, riferita alla contaminazione musicale che è l’esempio più calzante dell’ibridazione culturale di contesti geografici diversi che si fondono, si incontrano e diventano altro: novità.
Jovanotti esordisce con una frase che fa sorridere tutti: “a me la parola contaminazioni fa pensare ad una malattia! Anche se in fondo questa parola è la mia vita, perché io non ho imparato a mischiare le cose, io sono nato mischiando le cose.”
Come un vero docente, per esemplificare il concetto ci parla di Miles Davis, un musicista in ascolto che poi ri-assemblava ciò che aveva sentito, trasformandolo in qualcosa di unico.
Il discorso si sposta, poi, sui mezzi di comunicazione odierni e sui social, Lorenzo spiega quanto questi incidano fortemente anche nel suo processo creativo, o meglio “inventivo”.
Mostra infatti una certa preoccupazione nell’ascoltare la musica oggi:
“ho paura di trovarmi davanti a qualcuno che ha composto di fronte ad uno schermo, non dopo aver fatto l’amore con la sua fidanzata o in una cantina con i suoi amici”.
Con i social il feedback è immediato e questa per Lorenzo è una sfida in più. Consiglia agli artisti emergenti sul web di stare attenti a non accontentarsi dei like, pensando che grazie a quelli ciò che stanno facendo può essere ritenuto giusto, ma di confrontarsi con la realtà vera.
Ricorda la sua esperienza con il singolo “Cancella il debito”. Quando i social ancora non esistevano serviva una canzone per informare ed era necessario fare i nomi per finire in prima pagina.
Oggigiorno la musica ha un po’ perso quel ruolo, ma ne acquista un altro, più difficile da ottenere: informare emozionando.
Alla richiesta del professor Savonardo, mediatore dell’incontro, di commentare le parole “futuro” e “memoria” Lorenzo risponde con semplicità:
“ma non possiamo star nel mezzo?Ora! A me piace stare nel mezzo fra queste due parole e per starci nel mezzo non bisogna ignorarle.”
Racconta di come lui cerca di trovare nel presente degli spazi di innamoramento, qualcosa che lo tenga vivo che lo incuriosisca, qualcosa di nuovo da imparare.
Cita a tal proposito le ultime pagine di “Le città invisibili” di Calvino che raccontano dell’inferno degli umani, dove l’uomo può solo individuare ciò che non è inferno e dargli spazio.
Uno studente chiede spiegazioni riguardo il titolo di una sua canzone: Il mondo è tuo (stasera).
Nasce nuovamente una riflessione sui media che ci fanno davvero credere di poter ottenere con facilità qualsiasi cosa, ma per Lorenzo questa frase non è intesa in senso pubblicitario, è la spinta a reagire a questo clima decadente pur prendendone atto.
Il futuro offre infinite possibilità di intervento, ma bisogna agire e qualcuno che ce lo ricorda, a volte, può far bene.
Insiste per questo a ragionare anche sull’espressione “avere culo”:
“ io ho avuto culo! La parola culo è interessante. Cos’è il culo? È una cosa esposta! Se hai un gran culo lo vedi, ci giri intorno, ti permette di fare incidenti e di andare a sbattere contro le cose. Questo per dire che alla fine le cose accadono quando ti esponi.”
Infine Lorenzo non può far a meno di parlare di quello che lui stesso definisce ’o primmo ammore, ovvero la sua esperienza in radio. Un’esperienza di comunicazione invisibile e per questo ancora più pura. Coglie l’occasione per tornare sul discorso lavoro già affrontato all’università di Firenze, chiarendo il concetto.
Il lavoro per i giovani dovrebbe essere prima di tutto gioco, palestra di vita, esperienza e solo dopo diventare una vera e propria professione.
Il professor Savonardo chiede cosa ne pensa della riapertura alla musica dello stadio San Paolo.
“Napoli ha bisogno di un palazzetto dello sport, di un tempio della musica. Napoli è una delle capitali d’Europa”.
Il San Paolo è il primo stadio in cui Lorenzo ha suonato insieme a Pino Daniele ed Eros Ramazzotti nel ’94.
Pino invece è stato il suo primo concerto in assoluto a 15 anni, ha avuto poi la fortuna di conoscerlo e di avere con lui una frequentazione attiva. Jovanotti rappresentava la musica nuova degli anni ’90, Pino un maestro.
“Mi ha insegnato che si scrivono le canzoni con le triadi” e gioca ad imitarlo: “Lorè per scrivere le canzoni ci vogliono le triadi! Devi imparare le triadi”.
Con lui ha migliorato la sua tecnica di canto, a non stancare la voce e promette un omaggio per lui al concerto del 26 luglio: “Vorrei fare qualcosa, anche se sembrerebbe scontato, è impossibile non farlo”.