Energica, solare, grintosa. Tre aggettivi che ben definiscono la personalita’ e lo stile di Ketty Passa. Giovane artista della provincia di Lecco, nata e cresciuta con la musica nel sangue, amante del reggae, del punk, del grunge e del nu-metal, ma anche del pop e dei suoni elettro e digitali, negli anni ha saputo ha saputo farsi strada nell’ambito del cantautorato italiano. Dal 2005 Ketty Passa e’ voce e leader della band Toxic Tuna, con cui, nel 2008, ha pubblicato l’album “Elegante” e che ora l’accompagna anche nell’ultimo progetto discografico dal titolo “#CANTAKETTYPASSA”, uscito a fine marzo. Undici brani dall’atmosfera pop con venature ska e reggae, autoprodotti dall’artista e dal suo inseparabile gruppo, aventi come leitmotiv la fine di una, mille storie d’amore cantate con un’energia contagiosa.
Parallelamente alla musica, la versatilita’ di Ketty Passa ha portato l’artista ad affermarsi anche in campo televisivo e radiofonico. Dall’esperienza a Milano Sat con il programma “BeviMI”, dedicato alla “Milano da bere”, alla conduzione del talk show musicale “Database” su Rock TV. Ketty e’ inoltre speaker della web radio Rocknrollradio.it, in onda con il programma “Helloketty, e collabora con Deejay TV e Radio Popolare dove conduce “Liberi Gruppi”.
Insomma, un curriculum invidiabile ed una promettente carriera soprattutto in campo musicale. Cosi’, dopo il successo del live a “Le Biciclette” di Milano lo scorso 23 maggio, Ketty Passa ci racconta come nascono le sue canzoni e come si appresta ad affrontare i prossimi impegni estivi.
S.C.: Una serie di concerti dal vivo per far conoscere il tuo ultimo album, “#CANTAKETTYPASSA”, realizzato in collaborazione con la tua band, i Toxic Tuna. Quali, innanzitutto, gli appuntamenti in scaletta?
K.P.: L’8 giugno saremo allo Studio 75 di Milano; il 28 giugno in trio acustico al The Other Side Varazze (Savona), mentre il 26 luglio ci esibiremo al Rock’n’Roll di Rho (Milano). Non vediamo l’ora!
E’ un disco molto particolare, che tipo di sound propone?
“#CANTAKETTYPASSA“ contiene undici brani di cui io sono autrice. Le sonorita’ variano dal funky, allo swing e al reggae. Sono testi con un suono originale, che per certi aspetti funge da collante tra il pop e l’italianita’. Il disco vanta importanti collaborazioni tra cui Ferdi, batterista dei Casino Royale e di Giuliano Palma eamp; The Bluebeaters, il cantante reggae KG Man, Max Zanotti, ex leader dei Deasonika, Mattia Boschi dei Marta sui Tubi al violoncello e Olly Riva, cantante degli Shandon e della band The Fire, che, oltre a prendere parte ai cori, e’ anche il produttore artistico dell’album.
Originale anche il titolo del disco, con l’ormai gettonatissimo # (hashtag) davanti…
Il titolo dell’album e’ sicuramente uno dei suoi punti di forza, sia per l’hashtag iniziale, che oggi e’ di moda (come nel disco di Marco Mengoni “#Prontoacorrere”; pero’, devo essere sincera, io l’avevo pensato gia’ tempo fa!) che per l’accattivante gioco di parole con il mio nome. Ad ogni modo, scherzando con la mia band, diciamo sempre: comprate il disco perche’ costa come due birre ma dura mooolto di piu’!
L’amore, in particolare la fine di una storia, e’ il tema ricorrente delle tue canzoni. Perche’ questa scelta?
Intanto devo dire che i brani contengono molti spunti autobiografici. Ho scelto di parlare dell’amore perche’ sono una persona che vive sempre di cuore e di emozioni. Piu’ o meno a tutti nella vita e’ capitato di vivere la fine di una storia, con tutte le conseguenze del caso. Penso che questo album sia indicato alle donne sentimentali come me, ma anche ai maschietti, soprattutto a quelli piu’ birichini, che magari, ascoltando queste canzoni, imparano a conoscere meglio l’universo femminile.
La tua passione per la musica dove nasce?
Nasce da bambina, con mio padre ascoltavo sempre gruppi come i Beatles e i Pink Floyd. Da piccola ho anche studiato pianoforte, anche se poi ho capito che non mi sentivo a mio agio con quello strumento. Ho sempre avuto gusti decisamente piu’ pop rock.
Colpiscono molto i tuoi capelli verdi. Ha qualche significato questo colore?
Verde speranza. Il verde come gli anni della giovinezza. In realta’ ho un animo molto punk e amo i colori fluo. Mi piace anche cambiare, quindi, chissa’, magari tra un pò la mia chioma sara’ di un altro colore. Penso che cambiare look di tanto in tanto sia importante. Bisogna buttarsi, osare!
Abbiamo visto che, oltre a cantare, lavori anche in televisione e in radio. C’e’, qualcosa che non rifaresti?
Sicuramente “Tamarreide”. Dal mio punto di vista il programma (docu-reality in onda su Italia1 nel 2011, ndr) e’ stato un flop totale. Ho fatto la figura dell’idiota, la mia personalita’ non e’ uscita per niente. Nel momento in cui cercavo di proporre qualcosa di culturale legato alle citta’ che visitavamo, venivo deliberatamente tagliata. Una delusione. E poi il regista, se posso dirlo, non mi ha voluto per niente bene. Motivo per cui ho chiesto di non essere inserita nei “Director’s cut” del programma.
Ti esibisci spesso anche all’estero, sei stata in Belgio e in Germania. Cosa pensi della cultura straniera?
All’estero hanno un’apertura mentale diversa dalla nostra. La cosa principale e’ che non sono legati all’etichetta inglese. C’e’ molto piu’ rispetto e curiosita’ nei confronti degli artisti, di qualsiasi provenienza.
Ketty, tu e il tuo gruppo siete anche molto impegnati nel sociale, il che vi fa onore…
Dal 2010 aderiamo al progetto Rezophonic, che usa la musica con il nobile scopo di raccogliere fondi e portare acqua pulita in zone del mondo poco sviluppate. Dal 2011 inoltre, faccio parte del progetto Punk Goes Acoustic, un gruppo di artisti “capitanato” dal collega Andrea Rock, che porta fondi all’associazione no-profit “L’isola Che Non C’e'”, finanziando corsi di musica per i piu’ piccoli.