Un caldo sole fa da gradevole contorno al programma della seconda giornata di festival (28 aprile).
Una discreta folla si raduna in piazza Tacito per la prima marciante dei vicchiesi Funk Off, che propongono brani vecchi e nuovi del loro repertorio. Il loro brio ed entusiasmo contagiano immediatamente il pubblico, che li segue durante la marciante.
A mezzogiorno ci spostiamo al CAOS, Teatro Secci per godere dell’immensa ed elegante arte di due pianisti d’eccezione: Kenny Barron e Dado Moroni.
Un vortice di note, talvolta più dirompenti, talvolta più dolci, ci travolge in un turbinio di emozioni e sensazioni.Propongono, tra gli altri, esibendosi in duo, I mean you di Monk, Isfahan di Billy Strayhorn.
“Il jazz è la musica più democratica che ci sia”, ci dice Moroni quando racconta di essere stato un fan di Barron e di aver presenziato da spettatore ai suoi concerti con il suo papà.Il sogno di suonare con lui si è avverato perché, a differenza di altri generi musicali, come la classica o il rock, nel jazz ci si ritrova e ci si conosce nei piccoli club.Ed in Barron, oltre al grande artista che sapeva, ha trovato un enorme spessore umano tanto da definirlo ora amico, padre, zio e fratello.
Ed ecco Amazing Grace, piano solo di Moroni, seguito da un solo di Barron.
L’ eleganza e la classe di questi due immensi artisti, si percepisce in ogni attimo della performance: il caloroso applauso del pubblico ne è una eloquente conferma.
Moroni si esibisce in un ulteriore solo, proponendo un brano dedicato al figlio ed a tutti i bambini del mondo ed al bambino che c’è in ognuno di noi, perché ci possa accompagnare sempre.Racconta che ha un figlio, di tre anni e mezzo, al quale pensava di insegnare tante cose ed invece, giorno per giorno, ha scoperto di star imparando più lui dal bimbo. Ad esempio, si riscopre a soffermarsi sulle piccole cose: una foglia, una pietra, una formichina. È ritornato ad osservare la bellezza degli alberi.Ha scritto questo brano quando il figlio, mentre lui gli cambiava il pannolino, gli ha fatto un grandissimo sorriso e lui, da bravo babbo, si è sciolto dalla commozione; il pezzo, dolcissimo, si intitola, appunto, First smile. Body and Soul è l’acclamato bis che conclude il concerto.
Pausa pranzo ed, alle ore 16, siamo nuovamente al teatro Secci per applaudire il Paolo Fresu Devil Quartet.
Il trombettista Fresu, insieme a Paolino della Porta al contrabbasso, Bebo Ferra alla chitarra e Stefano Bagnoli alla batteria propongono il loro ultimo lavoro discografico, “Carpe diem“. Il quartetto ha visto la luce ben 14 anni fa: Fresu conobbe Bebo Ferra e misero insieme questo gruppo dalle sonorità elettriche.
Ferra era a Cagliari e Fresu, con la sua auto 128 sport rossa, lo raggiungeva. All’ epoca Bebo suonava la chitarra elettrica; poi aveva cambiato, orientandosi verso la chitarra acustica. Avendo concepito il gruppo con l’ idea di fare pezzi elettrici, Ferra fu pertanto invitato a tornare alla chitarra elettrica.
Per la prima volta, quest’anno, hanno registrato un disco tutto acustico nel quale Bagnoli suona la batteria solo con le spazzole.
Il concerto inizia con In mi minore e Un tema per Roma, due pezzi di Fresu.
Si prosegue con Secret love, ballata scritta da Della Porta e poi Moto perpetuo, tratto da un loro album precedente e Lines di Della Porta.
Emozionante la dedica a Giulio Libano, vibrafonista, trombettista, arrangiatore ed autore, scomparso recentemente. Si tratta di un brano dal colore unico, scritto da Bagnoli e dal titolo Giulio Libano, che hanno deciso insieme.
Fresu snocciola aneddoti, tra un pezzo e l’altro: ci dice che quando hanno registrato il disco, Ferra e Della Porta hanno portato i loro brani scritti al pc, ordinati e con i titoli; lui e Bagnoli invece li avevano scritti a penna, disordinati, con cancellature e spesso ancora senza il titolo.
Ci propongono quindi il brano di Ferra che apre il disco, Carpe diem.
E siamo arrivati quindi al bis, tra applausi scroscianti: Un posto all’alcova per simpatizzare con i disoccupati sardi.
Ancora un aneddoto, gli inaspettati 170 mila scaricamenti online per la Ballata per Rambo’, scritta da Bagnoli. Fresu, dopo il primo sconcerto, se “ne è fatta una ragione”, perché si tratta di poche righe di note, come ci fa constatare, mostrandoci lo spartito; dichiara simpaticamente di “essersi consolato” con gli altri suoi gruppi e con le altre cose che fa.
Con una veloce falcata, raggiungiamo Piazza San Francesco, dove i Funk Off sono già pronti per partire per la nuova street parade, durante la quale propongono con successo numerosi brani inediti, che faranno parte del loro cd di prossima uscita.
Una buona cena in una trattoria tipica umbra, con sottofondo jazz, conclude piacevolmente questa giornata a tutta musica.