Se nel suo primo Album “Eskoryazyony Karmyke” Rosybyndy , al secolo Luigi Piergiovanni, music-maker di vecchia data, parlava di un futuro Bladerunneriano, ormai vicino in alcuni angoli del mondo, e il suo secondo lavoro “Il portiere di riserva”, era ambientato in un passato nostalgico, autobiografico ed intimista, questo terzo lavoro e’ sicuramente legato al presente ed ai suoi problemi. Dalla condanna all’uso delle religioni (Chiudete bene la porta), alla lotta contro i poteri del nuovo ordine mondiale (Non votate per me), all’umanita’ distorta e degradata (Dogma).In “Due Sentieri”, due entita’ artistiche cosi’ diverse come Rosybyndy e Tiziana Rivale, si incrociano proprio come due sentieri che scorrono prima paralleli, poi si allontanano o si avvicinano, per dare vita ad un brano di respiro internazionale. Il filo conduttore del lavoro e’ comunque il futuro dei nostri figli. I bambini vittime delle guerre petrolifere (Giu’ dal cielo), della pedofilia domestica (Parole che sfuggono alla voce), degli esperimenti genetici (Mengele’s nightmare), fino ad arrivare ad una lettera al proprio figlio (Vorrei parlarti di me). Musicalmente si viaggia elettronicamente in tutte le latitudini. Dal nord Europa (Non svegliatemi piu’) all’Oriente (Chinacrack), dal nord Africa (Waiting Cleopatra), all’Asia (Nabouf). Completano il cd, due brani dedicati all’emarginazione “Io sono la vittima” ed agli abusi “Il ventre dell’anima”. Impreziosiscono il lavoro, oltre a Tiziana Rivale, Fausto Rossi, Flavio Giurato, Roxy N, ed Antonella Ponziani.
RoSyByNdY
Produttore, musicista, sound designer, autore di testi e musiche, instancabile collaboratore e ispiratore di una piccola parte della scena musicale pop e underground degli anni 80′ e ’90 (Gronge, Mirella Felli, Dorian Gray, etc), con I’album kapytalysty vyrtualy, Rosybyndy (al secolo Luigi Piergiovanni), dall’antro vagamente hollywoodiano dell’infernetto (loc. vicino a Roma sulla strada che porta al mare che vedeva, ieri, orde di legionari, oggi, di turisti e businessman da e verso Fiumicino), nella sua villa, cintata da bassi muri, palme comprese, in barba ad ogni new age o spiritualismo da scaffali di supermercato, esoterismi di casta, lontano anche da semplificazioni e materialismi banalizzanti il tutto… insomma “ancora vivo”, senza automatismi (tranne quello della sua carrozzella, dove, in piena dinamys,, e’ obbligatoriamente e “staticamente” seduto) rendera’ ancora piu’ unico il suo percorso artistico. Memoria storica di un’avventura musicale unica ed eccezionale, di un’esperienza artistica ed umana emozionanti; attraverso di lui la musica vive e si rigenera, senza barriere tra passato e presente. Piccole grandi canzoni, semplici e suggestive viste con un occhio lucido da una finestra, attraverso le pieghe di una veneziana, nella penombra di una stanza, l’occhio di Rosybyndy, seduto sulla sua carrozzella e paradossalmente “coi piedi per terra” piu’ di ogni altro. Rosybyndy mette in mostra il meglio di tutto lo sterminato bagaglio creativo e musicale che possiede: dal trip hop anni ’90 al cantautorato, dall’elettronica ai grandi gruppi degli anni ’60, fino alla scelta convinta di testi frontali, capaci di dire molto e in faccia.
Con Rosybyndy l’unica cosa costante e’ il cambiamento. L’ampiezza degli stili musicali che affronta, perfino all’interno di un solo disco, e’ uno degli elementi essenziali della sua essenza artistica. Il solo fatto di varcare i confini dei generi e’ per lui motivo di gioia. “Questa visione globale nei confronti delle differenti culture e’ parte della mia natura. Voglio rompere le barriere tra generi, categorie o culture. Invece di innalzare muri cerco di combinare elementi diversi. E’ la cosa che piu’ mi piace fare. Mettendoci dentro disillusione, angoscia, rabbia, e, sempre e comunque, tanta speranza.
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