KAPPELER – ZUMTHOR  |  Herd

KAPPELER – ZUMTHOR
Herd
Intakt records CD 367
2021

La “Babylon-Suite” ha costituito nel 2014 (e per i solchi di ECM) il debutto discografico della diade strumentale in oggetto, con ispirative tematiche bibliche (il Libro di Daniele, nella fattispecie) e caratterizzato da un clima rigoroso e di senso celebrativo, e da scabre soluzioni stilistiche in sintonia con le traiettorie i segni di certe post-avanguardie.

La label di Zurigo acquisisce ora il testimone per il nuovo album a firma dei musicisti elvetici, che con modalità e cifre proprie s’accoda ad una letteratura, non particolarmente estesa ma peculiare, della dualità pianoforte-batteria, che non soltanto scorpora dal piano-trio un elemento cementante, ma riconduce ad un profondo grado di elementarietà ma non meno d’imprevedibilità le implicazioni del dialogo tra due strumenti dalla differente fisiologia percussiva, e cui sono delegabili in differente (e reversibile) quota gli elementi melodico, ritmico ed armonico.

In tal senso agisce la ricetta espositiva del presente duo, coerente comunque con gli stilemi della precedente e caratteristica esperienza, per una nuova incisione la cui suggestiva copertina amplia lo spettro grafico dell’etichetta svizzera, riferendosi ad un evento del 1955, ossia l’abbandono del villaggio di Zerfreila (non distante dalla nostra frontiera) per la costruzione di una diga, e sul cui titolo “Herd” ci si informa del doppio significato di “terra” o “stufa”, in base al contesto.

Sorta di compunta cantilena, Poor Tony introduce di fatto caratteri ricorrenti del lavoro, articolati tra austera poetica e macerata riflessione: il brano si enuncia entro una concisa forma/formula cameristica, sovvertita drammaticamente dal teso intervento della batteria, così la straniante solennità e la sghemba progressione della tastiera acustica e le scabre scansioni della percussione anticipano con angosciante teatralità buona parte del soundscape generale.

 

S’avvicenda la mistica domestica ed il clima in apparenza più lieve, intessuto su una fisionomia aerea nel cristallino Calanda, evocativo di un privato clima del ricordo; non mancano bizzarrie titolanti in Orthopedia Avantgarde, aperto da un convulso e tribaleggiante drumming, su cui s’innesta con sintonia lo spiritato gioco del piano, foriero di un danzante clima di sabba.

Se la Stube è, nella concezione germanica, la principale sede radiante di calore domestico (considerati i locali climi), la rappresentazione sonora è resa da un tema lieve ed austero su un andamento ad orologeria delle spazzole; a seguire, il portamento spedito e strutturato nell’allure robusta di Bontempi nr 2.

Passaggio di requie e vibrazione sottile, Örf prelude alle iterative effervescenze, ancora affidate alla ludica eccentricità dei piano-giocattolo, appunto in Three Toypianos, dalle meccaniche ossessive e sferraglianti (non vaghe le reminiscenze reichiane). Tensione severa in un clima algido e thriller nella livida Umland, e le undici misure dell’album si congedano nel clima raccolto e torbido di Anna, improntato da un ancora sfuggente clima chamber-jazz.

Quanto alla duale letteratura di cui dicevamo (e che già in casa Intakt può vantare differenziati meeting, da Aki Takase-Han Bennink, Irène Schweizer in dialogo con Joey Baron o Hamid Drake, oltre all’iconica coppia Ulrich Gumpert-Baby Sommer) la pianista da Basilea ed il batterista  dal cantone dei Grigioni sembrano apportarvi un contributo personale e certamente svincolato da un idioma o un sentire jazz, piuttosto ponendovi una creativa dimensione cameristica sensibilmente innervata da un’importante ossatura ritmica.

Permane durante l’ascolto dei concentrati materiali sonori di “Herd” un senso di impersonalità ed un generale mood enigmatico, non privo di ricorrente ritualità, edificato da una performance dal tratto concentrato ed essenziale, in cui se non si lavora per sottrazione si permane comunque distanti dall’abbellimento e dal pleonasmo, segnata dalle interazioni intessute di microdinamiche o dal tendenziale e sottile gusto per la dissonanza, e si può concordare con l’enunciato secondo cui i due partner siano “orientati all’innovazione nell’area di confine tra jazz e ‘new music’ – filone già poco delimitabile il primo, per non dirsi del secondo.

 

 

Musicisti:

Vera Kappeler, pianoforte, piano giocattolo
Peter Comradin Zumthor, batteria, piano giocattolo

Tracklist:

01. Poor Tony (Zumthor) 4:42
02. Calanda (Kappeler/Zumthor) 4:16
03. Orthopedia Avantgarde (Kappeler/Zumthor) 3:25
04. Stube (Kappeler/Zumthor) 2:44
05. Diluvi (Zumthor) 5:58
06. Trabant (Kappeler/Zumthor) 8:14
07. Bontempi No.2 (Zumthor) 2:55
08. Örf (Kappeler/Zumthor) 3:07
09. Three Toypianos (Zumthor) 2:41
10. Umland (Zumthor) 3:54
11. Anna (Kappeler/Zumthor) 5:52

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